prima di parlare di politica, di PIL, di economia, di migrazioni, di storia e geografia, di bellezza, di arte, di ecologia, di sicurezza,
prima di parlare di qualsiasi cosa, vogliamo parlare di consapevolezza?
La consapevolezza: sapere chi sono io, sapere il mondo, sapere la relazione tra me e il mondo …
E la libertà: libertà di, libertà da, libertà per, libertà con …
Consapevolezza e libertà vengono scritte e affermate a gran voce dappertutto. Sono altrettanto vissute?
Legàmi e intrecci tra consapevolezza e libertà.
Esiste la libertà senza consapevolezza? E la consapevolezza senza libertà? Non c’è libertà senza consapevolezza e non c’è consapevolezza senza libertà.
C’è prima la libertà o c’è prima la consapevolezza?
La consapevolezza e la libertà raggiunte fanno cadere ogni narrazione, ogni interpretazione, ogni mappa; perfino ogni descrizione, perché anche una descrizione è una forma di interpretazione. Questa condizione è raggiunta dagli illuminati, dai risorti di cui sentiamo parlare nei miti, nelle religioni: è una condizione d’arrivo di un lungo cammino.
Quindi, prima di quella mèta, prima di aver fatto anche un solo passo in quel cammino, possiamo onestamente parlare di libertà e di consapevolezza?
E la realtà? Diamo per assunto che la realtà sia una completezza e una complessità di cui l’intelligenza -cognitiva, sensoriale, ecc.- umana ci dà informazioni parziali e settoriali, di volta in volta sconfermate e ampliate. Prima di quella mèta raggiunta camminiamo con mappe immense che coprono la realtà: convinzioni, valori, fedi, paure, illusioni, speranze; camminiamo nel mondo avendo come guida tutto questo, non ‘la realtà’ e la conoscenza piena di essa, ma convinti che sia la realtà.
E anche laddove si affermi che se la mappa è equivalente alla realtà allora possiamo parlare di conoscenza della realtà e di equivalenza con essa, un’attenzione a questa affermazione ci fa comprendere l’assurdo proposto in questo concetto, cioè che mappa e realtà siano la stessa cosa: far coincidere parole e concetti di mappa e di realtà ci porta in una contraddizione in termini. La mappa è noto che sia una rappresentazione e una narrazione, della realtà non siamo in grado di dire la sua completezza. E anche quando una mappa arrivasse a essere grande come il territorio, non potrebbe essere mai il territorio, se non altro perché essa è bidimensionale, è un disegno, è un’astrazione, è una convinzione.
E infatti convinzioni, valori, speranze, paure, illusioni arrivano ad essere grandi come il territorio-realtà, ad annullarlo, a frammentarlo.
Camminiamo nella vita guidati da mappe di questo tipo: emotive, mentali, esperienziali, camminiamo con la nostra visione del mondo che non è né consapevole né libera. Anche nella conoscenza di noi stessi.
Come vediamo? Cosa vediamo?
Come ascoltiamo? Cosa ascoltiamo?
Come percepiamo? Cosa percepiamo?
Ecco le generalizzazioni, le cancellazioni, le negazioni, le illusioni e le aspettative: ci sembra di sapere tutto e invece vediamo ciò che ci aspettiamo, e giudichiamo il mondo tutto e gli altri e le altre con questi filtri; e ci illudiamo e ci arrabbiamo se non corrispondono e diamo colpe fuori di noi.
Ecco le distorsioni: alteriamo rapporti e grandezze. Alteriamo le relazioni.
Ecco la detenzione della Verità: alteriamo e annulliamo noi stessi e il mondo fuori di noi attraverso le lenti delle nostre convinzioni che chiamiamo ‘realtà’ e ‘verità’. Non c’è un reale sguardo né verso di noi né verso ciò che è fuori di noi.
Ecco la frammentazione o la ipersomma della realtà: selezioniamo, togliamo o aggiungiamo pezzi .
Ecco l’idealizzazione: ai nostri occhi, nulla può essere ciò che è, deve diventare ciò che vogliamo, ciò che immaginiamo buono giusto bello.
buon cammino
https://www.psychondesk.it/visitare-cervello-le-citta-google-maps/
https://www.dday.it/redazione/33849/google-mappa-3d-cervello-drosofila