280. di consapevolezza e libertà … “il transito terrestre” …

Fiocca la neve leggiadramente
sui cesti delle fioraie: imbianca
le giunchiglie e le viole,
le fresie magre, venute
dai paesi del sole.
A guardarle si pensa
dei tanti destini errati
che dolgono
per le vie della terra
ed un furore nostalgico serra
per le vie d’oro dell’anima
a cui neve non giunge.
ANTONIA POZZI, Mia vita cara. Cento poesie d’amore e silenzio, a cura di Elisa Ruotolo,
ed. Interno Poesia, 2019

 

Seguo un corso di arte sacra. Quest’anno si parla di Morte Giudizio Inferno e Paradiso nelle opere d’arte della Diocesi. Un relatore parla dei “Novissimi”, le cose ultime (Morte; Giudizio particolare e universale; Inferno; Paradiso) e si fa guidare dal Catechismo della Chiesa Cattolica e da passi dei “Testi Sacri”. E’ un sacerdote molto colto, e molto bravo nell’esporre. Ci ricorda ancora una volta che l’arte è stata una forma di catechesi. Sottolinea in un passaggio, riguardo ad alcune opere del passato, che rappresentavano la “teologia del tempo”, che spesso veniva usato “un linguaggio secolare” affinché le persone potessero comprendere al meglio il messaggio cristiano.
Questi concetti diventano come sedili di pietra su cui mi fermo: toccano un altro dei punti che sono per  me motivo di riflessione.

La circostanza (o il disegno di qualcuno) di essere nati in un tempo invece che in un altro. In una famiglia invece che in un’altra. In una nazione invece che in un’altra. Qualcuno, non ricordo chi, ha detto “gettati nel tempo”: è un’espressione che non amo, già ne ho parlato in questo blog, ma in qualche modo descrive il nostro trovarci in situazioni, anzi, in sistemi e tempi di vita che non abbiamo scelto.
In quei contesti maturiamo e/o non maturiamo, cresciamo o no; abbiamo l’opportunità di diventare consapevoli e responsabili e, quindi, liberi oppure no.
Ho sempre pensato ai miliardi di persone esistite nelle varie epoche, appartenenti ai diversi ceti sociali, alle visioni del mondo che si sono succedute nei secoli, alle nostre visioni del mondo, alle convinzioni, alle credenze, ai valori, agli stili di vita …
E mi chiedo: quante possibilità ha ognuno di noi di crescere realmente? Quanto le situazioni in cui siamo “gettati” permettono di crescere in consapevolezza e, quindi, di essere liberi?
Mi pervadono tenerezza e dolcezza e, a volte, malinconia, nell’immaginare le nostre vite “in un tempo”, “in quel tempo”; con quelle idee e non altre, con quell’educazione e non altra. Lì, in quel periodo … le nostre vite così casuali, e se anche non casuali, così tenacemente alla ricerca di un senso anche quando questa ricerca non è palese né voluta.

Le parole del relatore mi toccano nel profondo. “Teologia del tempo” … quella teologia ha conformato idee, comportamenti che poi, nel tempo, sono cambiati perché è cambiata la teologia … idee, comportamenti, vite “in balia” dei tempi … idee sbagliate, comportamenti che poi si sono rivelati sbagliati, da correggere … “ma che colpa abbiamo noi?” recitava una canzone tanti anni fa …
Che colpe possono aver commesso quelle vite in balia dei tempi, che colpe commettono quelle vite non evolute in consapevolezza e coscienza?
Giudizio particolare e universale? Inferno? Paradiso?
Tre anni di studi di teologia, una frequentazione cristiana assidua piena convinta per la maggior parte della mia vita … e non ho ancora una risposta. Sento le vite, le sento, nel volgere dei giorni, dentro tempi storici e luoghi che possono precludere ogni apertura spirituale.

E allora faccio la domanda al relatore. E conosco la portata della mia domanda, ne so le implicazioni. “Proprio per questo nostro essere ed esistere nel tempo, nei tempi limitati e caratterizzati; per queste nostre vite mai complete nel tempo, non dovremmo essere tutti salvati?”
Tra tutte le domande ricevute, il relatore definisce ‘interessante’ la mia. E si avvia a rispondere. Parla delle particolarità e dei limiti dei tempi, sì. E poi sento che sta per accadere, sento che sta per dire la parola fatidica, eccola arriva: ‘libertà’, ‘noi siamo esseri liberi, possiamo scegliere’. Va avanti ancora per un po’ e conclude, da buon oratore, con una frase ad effetto: “Dio non condanna per un no, ma salva per un sì.” Sorrido e lo ringrazio. Vorrei continuare, ma non voglio togliere spazio ad altre domande di altre persone.

Rimango con le mie domande.
Può essere davvero libera una vita così? Può davvero ‘decidere’ ‘in libertà’?
Di quale libertà parla la teologia del tempo, di questo nostro tempo, per esempio?
Esiste una libertà senza consapevolezza?

Riporto qui due parole scritte nel post n.210, giusto per non ripetermi, anche se mi ripeto queste domande da sempre …
“La consapevolezza: sapere chi sono io, sapere il mondo, sapere  la relazione tra me e il mondo …
E la libertà: libertà di, libertà da, libertà per, libertà con …
Consapevolezza e libertà vengono scritte e affermate a gran voce dappertutto. Sono altrettanto vissute?
Legàmi e intrecci tra consapevolezza e libertà.
Esiste la libertà senza consapevolezza? E la consapevolezza senza libertà? Non c’è libertà senza consapevolezza e non c’è consapevolezza senza libertà.
C’è prima la libertà o c’è prima la consapevolezza?
La consapevolezza e la libertà raggiunte fanno cadere ogni narrazione, ogni interpretazione, ogni mappa; perfino ogni descrizione, perché anche una descrizione è una forma di interpretazione. Questa condizione è raggiunta dagli illuminati, dai risorti di cui sentiamo parlare nei miti, nelle religioni: è una condizione d’arrivo di un  lungo cammino.
Quindi, prima di quella mèta, prima di aver fatto anche un solo passo in quel cammino, possiamo onestamente parlare di libertà e di consapevolezza?”

Spesso mi sento che sto abbracciando l’intera umanità, di prima, di adesso, di dopo. Un abbraccio di infinita dolcezza per ogni passo ogni respiro ogni lacrima ogni sorriso. Un abbraccio di tenerezza per ogni errore, per ogni incertezza, per ogni ferrea e sbagliata convinzione.
Non avremmo voluto così, se avessimo potuto scegliere. La libertà si configura come re-azione, come risposta, ed è già tanto.
Ma rimane ancora come domanda.

Diventare Esseri Consapevoli è il Nostro Compito. Questo ci rende Esseri Liberi.

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280. di consapevolezza e libertà … “il transito terrestre” …ultima modifica: 2021-05-23T23:14:09+02:00da mara.alunni