298. è un abbraccio, non è una prigione. Buon Natale

La macchina davanti a me l’aveva investito e lasciato lì, a contorcersi vicino al bordo della strada, ancora a rischio.
Non avevo ben capito di che animaletto si trattasse, sembrava un uccello in quel suo dibattersi sconnesso.
Mi sono fermata, avvicinata con cautela e ho visto che era un micetto, pelo scuro. Piccolo, copriva per intero la mia mano e poi un pezzetto del mio polso. In macchina, lo adagio dentro un borsone del supermercato, quello col fondo largo, e chiamo il mio veterinario. Erano le ventitré e cinquanta di un giorno dei primi di luglio, un sabato. Lui risponde, è ancora in ambulatorio, mi dice che mi aspetta. Faccio presto.
È una micetta, forse non ha un mese di vita, risulta paralizzata dalla testa in giù: ‘la ricoveriamo, vediamo come va”.
La mattina dopo: è paralizzata, conviene sopprimerla; l’ho appena salvata, rispondo, aspettiamo.
Telefonate che non dicono nulla di buono e poi, il martedì: vieni, ti dobbiamo far vedere una cosa.
Vado. Lei, minuscola e impaurita, cammina. Le è rimasta rigida la zampina anteriore destra, avanza come un soldatino. La porto fuori, nel prato antistante la clinica, e dopo un primo smarrimento, va tra l’erba e i fili verdi sono più alti di lei.
Due giorni dopo la porto a casa, inutile aspettare un’adozione che non verrà mai. Apro lo sportello della macchina, forse mi distraggo, e lei è fuori, corre come impazzita, si inoltra tra l’edera, le pervinche e scompare sotto la siepe di rosa canina: oddio, l’ho persa. No, riesco in qualche modo a prenderla, mi impegno a calmarla. Lei è impaurita: considero le sue esperienze degli ultimi cinque giorni, e chi non lo sarebbe.
In casa ho un altro micio, amoroso, anche lui non nato qui: adesso è malato e potrebbe essere pericoloso per la micetta. Così li divido, e lei la metto in camera, porta chiusa, sì isolata dal mondo. Ha tutto ciò che le serve. Ma io parto la mattina presto e arrivo la sera tardi, stanca e triste, mia madre è ricoverata in un ospedale di un’altra città e, seppur salvata, mi è stato detto che la sua vita è appesa a un filo e che ogni secondo potrebbe andarsene .
Quando arrivo, accudisco la piccola micetta, ancora impaurita. Poche cose, quelle necessarie, anche per proteggerla dai rischi di un contatto mio con l’altro micio.
Intanto si sono scoperti tra loro, i due felini, e si scrutano e annusano attraverso la porta chiusa. Poi arriva il momento giusto, apro la porta, si guardano, e diventano fratello e sorella. Lui micione amoroso; lei micia con bel caratterino diffidente e avventuroso, preferisce stare un po’ distante dagli umani.
So che a lei non ho profuso carezze, non l’ho abbracciata, non mi sono fatta annusare e leccare: ero stanca, certo, e prudente, ma avevo mancato di responsabilità e accudimento.
Comincio, piano piano. Il cammino dura ancora, Lorenz direbbe: e certo, per forza!
Ora lei dorme anche con me, un po’ distante, in fondo al letto, ma sempre più spesso mi si mette accanto o sopra e si addormenta anche così. Ora l’accarezzo e lei si mette a pancia all’aria e distende le zampine in alto, come nuotasse nell’aria. Ora si fa abbracciare e sosta un po’ in quell’abbraccio e poi si prende più spazio e allora, in quel momento mentre apro le braccia, le dico: è un abbraccio, non è una prigione, stai tranquilla; e le chiedo ancora una volta scusa per quella mia mancanza iniziale di contatto.
Li amo, lei e lui: sono la fonte della mia creatività linguistico -amorosa che non ho altre occasioni per esprimere; sono i momenti di contatto amoroso e fiducioso reciproci; sono le presenze vivaci silenziose simpatiche che riempiono il mio spazio intimo. Con loro e con me, vivono anche alcune piante da interno, e tutti insieme con-formiamo una casa di diversificate vite.
Nel silenzio, a luci soffuse, sarà questo il mio Natale, con un piccolo presepio e un piccolo albero e un piccolo cuore di lucine.
Lontano da quegli insulti consumistici di prodotti oggetti e luminarie che sempre più vengono chiamati “Natale”, in una crescente follia umanoriferita che ci attrae verso baratri bui attraverso corridoi illuminati e seducenti.
La fiducia, non l’inganno.
L’ amore, non l’inganno.
La fiducia, l’amore.
Stai tranquilla, piccolo essere di questa Terra, a me affidato per apparente caso, stai tranquilla, è un abbraccio.

BUON NATALE ❤️

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298. è un abbraccio, non è una prigione. Buon Nataleultima modifica: 2022-12-23T11:58:49+01:00da mara.alunni