Agosto

Sfilate di femminilità e virilità maschile, costumi sempre più stretti difendono l’intimità delle donne; segmenti sottili uniscono i tre triangoli sintetici.

E ragazzi dalla pelle di cuoio che covano con gli occhi, repressi da tempeste ormonali.

Il vento fa volare una settimana enigmistica; la sabbia inghiotte senza avidità alcuna la mia noia.

E poi la notte… silenzio esteso e stelle in picchiata per desideri sempre più serrati.
E tra il rumore di foglie, tra scricchiolii notturni c’è un canto di civetta che risveglia i passi di un geco emigrante sui muri.

E tra le parole sussurrate sottovoce, tra quelle trattenute, tra quelle mai dette… ti penso:

– Come mai questa notte non ho preso sonno? – Il pensiero mi ha unito alla tua insonnia.

mare la promenade di Nizza

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Pizzeria d’asporto

E’ comparsa solo per quella sera, poi non l’ho più rivista. Scarabocchiava disegni calcando su un taccuino a quadretti, tre/quattro pagine dopo le ordinazioni.
Era soprappensiero, aveva smalto rosso graffiato, forse era innervosita.
Io arrivai davanti al bancone, sollevò lo sguardo spicciandosi di ritrovare la prima pagina.

Un sorriso…
– Mi dica? –

Mi vergognavo ad ordinare la mia solita pizza – la Messicana, un intruglio di fagioli, pepe, salame piccante e peperoncino… come poteva un uomo come me… ad una donna come lei…

– una Margherita –

Un appunto, uno strappo… poi via fuori, ad accendersi una Diana di giustificazione. Teneva il pacchetto nella tasca destra del grembiule, l’accendino in quella sinistra, e sotto teneva delle gambe bianche.

Aspettai sulla panchina interna, oltre la vetrata, lei sulla panchina esterna al di là della medesima.
Ci separavano due centimetri di vetro piombato, antiscasso, con fette di pizza adesive, mozzarelle fondenti.
Se non fosse per quella lastra di vetro, la mia schiena avrebbe poggiato sulla sua, i suoi capelli neri avrebbero gravitato su la mia spalla sinistra… non mi voltai per tutto il tempo. …poi il telefono della pizzeria prese a squillare…

– Adriana rispondi tu… ma dov’è? Adriana… Adriana…! –

Ma chissà che fine ha fatto Adriana…

 

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Cadorna

Magari le tue non sono le medesime sensazioni, un senso di indecisione mi separa da te, oltre i due binari della metropolitana, tu in direzione Sesto, io in direzione Bisceglie.

Il tabellone dell’arrivo del treno segna quattro minuti ancora, sei seduta su una panchina, mi fai un gesto con la mano, faccio un cenno anche io …ma in realtà vorrei tornare da te e dirti di fermarti ancora.

In realtà vorrei fermare questo tempo, le persone attorno immobili, le lancette dei secondi che si interrompono, ed anche il vento, messaggero del treno che segnerà la nostra separazione, vorrei che si arrestasse per sempre.

Vorrei fermare quest’istante come un cartellone pubblicitario che ti sorride di spalle, vorrei fermarti e non so bene poi perché, imprigionarti in questo tempo dove c’è tutto e non manca nulla…. c’è luce, c’è colore, c’è quiete… c’è….

…ma il vagone travolge questa piccola eternità in un secondo.

metropolitana milano

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pour Christine

Je sais que je pourrais avoir les armes justes pour séduire, mais malheureusement, les femmes qui symbolisent cette époque ont oublié qu’elles avaient avant tout elles-mêmes un rôle à jouer dans l’art de la séduction.

Elles se sont abandonnées au dilettantisme de l’amoureux transi au détriment du séducteur; elles se sont contentées de la frivolité de provoquer au lieu d’aspirer à la conquête de l’homme: elles ont trahi leur désir pour se lancer sur ce qui est facile, éphémère et acerbe.

Il va de soi que l’homme a toujours répondu mais quel est ce genre d’homme?
De quelle structure se compose t-il?

Je ne veux pas exprimer une hostilité généralisée envers les femmes ou l’ amoureux transi… Je désire simplement dire, que les femmes qui m’attirent, sont de plus en plus «loin» de moi…
Quelquefois elles s’impatient et ne sont pas prêtes à «attendre», elles n’acceptent pas de donner du temps au temps pour construire un désir intense, bien avant de l’avoir consommer…

Christine

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La scelta

Quel sogno non ha visto il cielo poiché ogni principio d’amore tra noi era fallito.

Sebbene avessimo potuto crederci ancora riuscendo a dimostrare a noi stessi che saremmo stati più forti e vincenti, malgrado avessimo trasformando quella sconfitta in un nuovo principio d’amore, siamo inesorabilmente ricaduti nel fallimento più totale.

Ora rimane troppo rancore e il rancore alimenta l’odio in maniera implacabile.
Tendiamo continuamente a giustificare la nostra rabbia come fossimo vittime di un’ingiustizia, ma questa violenza l’abbiamo decisa noi.
Più giustifichiamo il nostro odio e più quello stesso odio accresce togliendo spazio al nostro bene, togliendo spazio alla fiducia, togliendo spazio alle certezze, sopprimendo la speranza.

Non crediamo più l’uno nell’altro, non crediamo nelle nostre parole, osserviamo e colpevolizziamo solo i nostri limiti, ci opponiamo l’uno con l’altro senza accorgersi che tutto sommato lottiamo contro noi stessi, contro quello che c’è stato di bello, contro tutti i sogni che possiamo realizzare.

Abbiamo una colpa che non è possibile scontare, non esiste assoluzione alcuna e malgrado pronuncino che sia infinita la Sua misericordia, io credo che neppure Dio potrà mai perdonarci.

un attimo

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Empathie

Notre rencontre ne peut avoir lieu dans cette incertitude… dans ton incertitude, dans la mienne, dans la nôtre…

Tu désires ne rien perdre mais tu as peur de tout perdre…
Je crois que ce que nous vivons aujourd’hui vaut bien mieux encore que de courir le risque de le perdre. Il est également vrai que sans risques il n’ y a pas de vie.

Je ne suis pas encore prêt à négocier ce risque du fait des sensations que j’ai vécues et que je continue à vivre chaque fois que je te lis et que je t’écris.
Tu as raison lorsque tu affirmes que notre euphorie s’appuie peut-être sur nos désirs plutôt que sur quelque chose de tangible.

Je suis plus jeune que toi… Tu l’as souligné maintes fois et tu m’as souvent fait remarquer que tu n’as jamais tenu à t’entretenir avec des hommes de mon âge.
Chaque chose que tu as inconsciemment ou consciemment voulu souligner, m’effraye.

Je ne veux pas perdre cette empathie, ce lien sensoriel qui nous lie.
Ne changeons pas encore les choses. Pas pour le moment.
Je voudrais que nos incertitudes s éloignent.

Et c’est juste ainsi.

empatia a parigi

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Il pranzo

Faccio precipitare cenere in terra, mentre tu la sostieni per minuti in bilico alla tua sigaretta. Disattento caro Riccardo – a che pensi?

Con eleganza ti scomponi, ti innalzi, disunendo le gambe…
ti prolunghi oltre il tuo metro e settantaquattro per prendere il posacenere sull’altro tavolino; non c’hai pensato Riccardo?

Hai le gambe scoperte ed io che continuo a distogliere lo sguardo sulla scritta Sammontana

– gelati all’italiana –

 

Lago Roppolo

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Carlo e Elisa

Carlo è un giovane fotografo di talento, troppo umile per essere di fama; ma il successo non appartiene mai all’arte, di questi tempi sempre piú alla speculazione. Elisa è una fotografia sospesa – trafitta da una puntina in una bacheca del suo studio.

Nulla… lei, sconosciuta… Io, medesimo.
Un incanto… e divento un ritratto fermo anch’io.

Chi è Elisa? Carlo mi racconta che è stato il suo primo scatto, dice di avere nostalgia; non chiedo altro.

Posso prendere questa foto Carlo?
Che devi farne Riccardo?
Voglio fermarla sul mio diario…

E’ stato quel giorno che ho iniziato a fotografare il mondo che mi circondava. Mi sono preso il mio tempo girando per le città. Ero fotografo e non lo sapevo.

elisa

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