L’occhio del signor Palomar, quello di calviniana memoria, segue la luna con studiato disincanto. Non la percepisce come un possibile approdo né aspira a piegarne la distanza con voli improbabili, a imitazione di Astolfo che andò a riprendere il senno perduto di Orlando.
Per molti aspetti sono come Palomar, più propensa all’osservazione empirica della luna che non alle sue implicazioni fantasmagoriche. Ma quando guardo le stelle tutto cambia: consapevole che il loro brillìo appartiene a corpi celesti morti – una sfida alla finitudine del tutto – le stesse si offrono da compendio per rotte risalenti ai cieli notturni dell’infanzia. E dicono dello struggimento di un’assenza. Come sempre, da troppo tempo ormai.
come Palomarultima modifica: 2024-05-07T12:33:08+02:00da