dopo aver invocato lo Spirito Santo
Rileggiamo e preghiamo il testo:
LIBRO DEI SALMI – Salmo 32
1 Di Davide. Maskil.
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
2 Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.
3 Tacevo e si logoravano le mie ossa,
mentre ruggivo tutto il giorno.
4 Giorno e notte pesava su di me la tua mano,
come nell’arsura estiva si inaridiva il mio vigore.
5 Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
6 Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell’angoscia;
quando irromperanno grandi acque
non potranno raggiungerlo.
7 Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione:
8 «Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire;
con gli occhi su di te, ti darò consiglio.
9 Non siate privi d’intelligenza come il cavallo e come il mulo:
la loro foga si piega con il morso e le briglie,
se no, a te non si avvicinano».
10 Molti saranno i dolori del malvagio,
ma l’amore circonda chi confida nel Signore.
11 Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!
Sbagliare è umano.
Ogni giorno è una “lotta” con noi stessi
per restare “integri”, fedeli, coerenti con le nostre convinzioni
per restare vicini al Padre e rimanere un tutt’uno con il Padre.
La sete dovuta alla mancanza dell’ascolto della Parola del Padre
è come l’arsura dell’estate che ci disidrata l’anima.
Il Padre che è con ciascuno di noi…
che è in ciascuno di noi…
che continuamente bussa allaporta del nostro cuore…
conosce tutto di noi
i nostri errori
le nostre paure
il nostro malessere interiore
le nostre riserve ad accoglierlo pienamente.
Il Padre conosce quanto grande è la sofferenza del figlio che lascia la sua casa
che si allontana per dare sfogo alle sue ubriachezze
che si abbandona alle sue perdizioni.
Il Padre conosce bene quanta tristezza e nefandezza viene ad abitare
nel cuore di chi è lontano e tiene chiusa la porta (del suo cuore)
nonostante il suo bussare. (Cfr Lc 15, 14-21)
Quando tutti i nostri desideri terreni del momento
sono tutti appagati
si inizia a valutare
si inizia a fare un bilancio
ci si chiede se l’aver lasciato la vicinanza del Padre ci ha realmente soddisfatto
se l’anima è serena.
Ma, al contrario, il bilancio evidenzia solo che nel nostro cuore vi è una grande “carestia”
la nostra vita spirituale ha fame
il nutrimento spirituale desiderato ci manca…
La nostra vita, si capisce solo allora…, è fatta principalmentre di vita dello Spirito.
Di vita spirituale abbiamo sempre più fame.
Nulla di terreno sembra essere più in grado di sfamarci.
Ogni cosa si aggiunge di utile al corpo… allieta il corpo e lascia affamato lo Spirito che si rattrista ancor di più.
Nulla che è di terreno potrà mai bastare a dare un senso alla nostra vita.
E come nella canzone di Vasco Rossi chi è lontano dal Padre finisce per dire:
“perchè la nostra vita un senso non ce l’ha”.
Quello è il momento che iniziamo a cibarci di ogni forma di spiritualità a “gettone”…
….le più facili…
le più rapide…
le meno impegnative…
musica…
libri…
filmati…
la prima religione che capita…
come ad un market dove ci si lascia andare alla frenesia dello shopping compulsivo
per cercare di non riflettere e di andare subito a soddisfare una carenza interiore
e nel più breve tempo possibile.
Tutto ciò somiglia molto spesso alle “carrubbe dei porci” di cui si fa cenno nella parabola di Gesù.
Cioè pur di levare il senso della fame… prendiamo subito ciò che abbiamo davanti
senza più curarci nemmeno se sia un cibo buono per gli uomini
…o se è un cibo più adatto alle bestie.
Perchè si è giunti a vivere come le bestie, solo seguendo i propri istinti.
Si è giunti al momento in cui occorre una conversione profonda.
E’ il momento in cui occorre dire “basta!”.
Tornerò al dialogo interiore con il Padre…
…gli dirò: “finalmente ho capito!”
Stavi attendendo soltanto che io ti aprissi la porta del mio cuore…
Questo sarà il nostro “rialzarci”.
Aprendo il nostro cuore ci alzeremo e ci rimetteremo in cammino.
Confesseremo al Padre le nostre colpe ed il tempo perduto stando lontano
da ciò che mi veniva indicato come salvezza del senso della mia vita.
Diremo “Padre ho peccato contro di te…”
Non sarò più privo di intelligenza agendo solo per finalità banali,
finalità legate al materialismo,
finalità legate al lavoro.
La foga di questi desideri si smorza facilmente di fronte al dolore ed alla sofferenza,
se dovesse il Padre tirare le redini legate al nostro “muso” …
quando il nostro agire dovesse essere simile a quello di un cavallo o di un mulo
cioè simile a chi cammina solo per andare e trasportare di qui e di là secondo il volere di altri
o quello di portare pesi di qua e di la secondo il volere di altri.
Preghiera
Perdonami per tutte le volte che non vivo come mi hai insegnato tu.
Perdonami quando mi allontano e vivo andando soltanto appresso ai miei interessi terreni,
quando il mio agire è simile a quello di un cavallo o di un mulo,
che porta pesi secondo il volere di altri.
Possa io tornare a te presto senza che occorrano mai
i dolori del “morso” e della “briglia” per farmi comprendere
il momento della necessaria conversione.
Amen