Università Popolare degli Studi di Milano: gli atti del MIUR

L’Università Popolare degli studi di Milano è pienamente autorizzata come università internazionale come espresso negli atti del MIUR.

L’università Popolare degli Studi di Milano oggi

Oggi l’Università Popolare di Milano è riuscita a mantenere la sua storica vocazione, riuscendo però ad affacciarsi maggiormente all’internazionalità ed alla collaborazione tra le varie istituzioni culturali sparse nel mondo. Grazie all’importante Provvedimento Amministrativo autorizzativo di Università Internazionale, emesso dal Ministro dell’Istruzione dell’università e della Ricerca, l’Università Popolare degli Studi di Milano è stata autorizzata a rilasciare titoli accademici, con pieno valore legale, in tutto il Paese ed in linea con la Convenzione di Lisbona. Inoltre è affiliata alla University of United Popular Nations, con sede a Ouagadougou, diventando così partner ufficiale della Università di Stato di Ouagadougou, nello Stato del Burkina Faso, e dell’Università di Stato Bouaké, nello Stato della Costa d’Avorio. L’importanza dell’Universitá Popolare degli Studi di Milano è rappresentata anche dall’iscrizione all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche presso il Ministero dell’Istruzione, dell’università e della Ricerca, Dipartimento per L’Università, l’Alta formazione Artistica, Musicale e Coreutica e per la Ricerca scientifica e tecnologica. La sua natura giuridica internazionale è formata anche da vari rapporti inter-universitari come, ad esempio, con l’UUPN, ovvero il partner ufficiale di diverse università, tra cui l’Université di Ouagadougou, l’Università Statale di Leopoli e l’Università dell’Havana.

Gli atti del MIUR

Una delle istituzioni del nostro Paese più antiche e durature è il MIUR, la cui origine risale al periodo del Conte Benso di Cavour. Con il passare degli anni l’istituzione ha ricoperto un ruolo decisivo nell’alfabetizzazione della popolazione tanto che, ancora oggi, il MIUR è considerata una delle istituzioni più importanti in Italia. MIUR è l’acronimo di “Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca” ed il suo compito è quello di gestire l’intero sistema scolastico italiano, sia privato che pubblico, fornendo i vari temi di indirizzo generale, sui quali esegue il controllo. Sotto il controllo del MIUR rientrano la scuola dell’infanzia, elementare, media, superiore ed universitaria, oltre agli enti che si occupano di ricerca e le università telematiche che, soprattutto negli ultimi anni, si sono molto diffuse. Si tratta degli atenei come l’Università Popolare degli Studi di Milano, che erogano corsi di laurea, master e corsi di specializzazione ed autorizzati al rilascio di titolo di studio equipollenti alle università tradizionali. Se vuoi leggere gli atti del MIUR con i quali è stata autorizzata l’Università popolare degli studi di Milano come Università internazionale clicca qui.

Cosa sono i diplomi e i certificati riconosciuti dal Miur

Le Università e il Miur riconoscono i periodi di studio all’estero e i titoli di studio esteri per i seguenti scopi:

  • accesso all’istruzione superiore;
  • proseguimento degli studi universitari;
  • conseguimento dei titoli universitari italiani.

Nel caso in cui si hanno delle finalità altre come partecipare a concorsi pubblici o accedere a professioni regolamentate occorre far richiesta ad altre amministrazioni dello Stato. Per delle informazioni in merito puoi andare sul sito del CIMEA (Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche, il centro ENIC-NARIC italiano). Nel caso in cui viene riconosciuto totalmente un titolo di studio estero, la finalità è quella di rilasciare un titolo universitario italiano. Per poterlo chiedere devi avere un titolo accademico avuto all’estero e che abbia queste caratteristiche:

  • deve essere rilasciato da un’università o da un’altra istituzione di livello universitario che fa parte del sistema di istruzione ufficiale del Paese di riferimento;
  • deve concludere il primo o il secondo ciclo (Bachelor o Master) per poter essere ammessi agli studi del ciclo successivo nel sistema a cui si riferisce.
  • Verificare la presenza nel piano di studi dell’Università scelta un titolo di studio, nell’anno accademico in cui presenti la domanda, che sia simile a quello che già hai e che vuoi venga riconosciuto;
  • Conoscere la lingua almeno con il livello B2 o altro livello indicato dall’Università scelta che sia la stessa del corso di studio;
  • Verrà controllato anche il diploma di scuola secondaria se vuoi il riconoscimento per una Laurea o Laurea Magistrale a ciclo unico la Laurea, invece, per il riconoscimento per una Laurea Magistrale.

Come viene valutata la domanda

Ogni Università ha un organo che si occupa del riconoscimento dei titoli di studio esteri e della delibera con cui viene rilasciato il titolo di studio italiano corrispondente. Nel caso in cui non vengono stipulati accordi bilaterali sull’equipollenza tra titoli, la richiesta di riconoscimento del titolo può essere o totale così che viene rilasciato il titolo italiano corrispondente, oppure può esserci il diniego del riconoscimento. Se così fosse puoi pensare di fare l’immatricolazione al corso di studio che preferisci e poi far domanda per abbreviare il corso. La procedura di riconoscimento dura 90 giorni da quando si riceve la domanda e altri 30 giorni per poter aggiungere i documenti che vengono richiesti. Per quanto riguarda il tipo e il formato dei documenti, i costi e i modi di pagamento on line, le varie lingue in cui è possibile eseguire la procedura consulta il sito web degli Istituti e Università.

Marco Santinoli su omnichannel marketing per la grande distribuzione

Cos’è l’ Omnichannel marketing? Lo abbiamo chiesto a Marco Santinoli, professionista della consulenza strategica per aziende, autore di una serie di pubblicazioni in materia di comunicazione e marketing per la grande distribuzione organizzata. Omnichannel, leggiamo nel blog di Marco Santinoli, è un neologismo che serve a illustrare una strategia aziendale. Santinoli cita Frost & Sullivan, riportati anche nell’enciclopedia libera Wikipedia, parlando di omnichannel come di “esperienze dei clienti di alta qualità senza interruzioni e senza sforzo che si verificano all’interno e tra i canali di contatto”. Quando si tratta di marketing è semplicemente l’integrazione e la cooperazione dei vari canali impiegati per interagire con i consumatori, con l’obiettivo di creare un’esperienza di marca coerente. Ciò include i canali fisici (ad es. negozi) e digitali (ad es. siti web). L’obiettivo di una strategia di marketing omnicanale è creare un’esperienza utente comoda e senza interruzioni per i consumatori e che questa offra molte opportunità di realizzazione. 

Una strategia del genere è in grado di offrire ai consumatori la possibilità di trovare ciò che cercano ma anche di poterlo acquistare online, in negozio o una combinazione di queste due opzioni, ad esempio “acquista online e ritira in negozio”. Oggi, le aziende e i piccoli business di qualsiasi settore sfruttano le strategie omnicanale, ricorda Marco Santinoli. Ad esempio, nel campo della sanità, della vendita al dettaglio, del beauty, della tecnologia e altro ancora, il multichannel è una strategia molto utilizzato

Il marketing multicanale si presenta come la perfetta integrazione di branding, messaggistica e punti di contatto online e offline mentre i consumatori si spostano lungo il funnel di vendita, consentendo un’esperienza cliente più incisiva. Il marketing omnicanale adotta una visione incentrata sul consumatore. I consumatori possono ora interagire con i marchi su innumerevoli canali, dai social media alle linee del servizio clienti. Un approccio omnicanale garantisce al consumatore un’esperienza positiva e coerente su ciascun canale, offrendo alcuni elementi chiave:

– Tono e visione del marchio coerenti e identificabili

– Messaggistica personalizzata in base a interessi specifici

– Contenuto informato dalle interazioni passate e dalla fase attuale del percorso dell’acquirente

Un marchio identificabile semplifica il riconoscimento del marchio, mentre la personalizzazione basata sugli interessi e sulla cronologia degli acquisti rende i clienti più inclini a interagire con i contenuti del marchio su tutti i canali.

Qual è la differenza tra multicanale e omnicanale?

Se sei nel commercio o nel marketing digitale, probabilmente avrai già sentito parlare di omnicanale e multicanale. Dato che entrambi implicano l’utilizzo di più di un canale di marketing per coinvolgere i clienti, potrebbe essere difficile distinguerli.

Per aiutarti a scegliere l’approccio giusto per la tua attività, ti offriamo una panoramica approfondita della differenza tra marketing omnicanale e multicanale. Sebbene omnicanale e multicanale siano entrambi concetti basati sull’idea di coinvolgere i consumatori su più piattaforme, non sono intercambiabili. Multicanale esamina il canale specifico e come verrà completata la transazione. In alternativa, l’omnichannel tiene conto del fatto che il percorso del cliente può estendersi su più canali e cerca di creare la migliore esperienza man mano che i consumatori si spostano tra di loro. Ogni interazione è un punto di contatto su un percorso, che porta a una conversione. Su questo punto è stato molto chiaro Marco Santinoli nel suo blog.

Il multicanale è molto più semplice nella sua intenzione, che è quella di distribuire contenuti e pubblicità su vari canali. Una strategia multicanale rende un’azienda disponibile per i consumatori online, su carta stampata, in negozio, ecc. Il consumatore può scegliere dove desidera interagire con il marchio, tuttavia, i contenuti e gli impegni all’interno di questi vari canali sono spesso molto isolati. Tenendo presente questo, il multicanale riflette maggiormente le operazioni, raggiungendo tutti i canali appropriati, mentre l’omnicanale riflette maggiormente l’esperienza complessiva del cliente.

L’Omnichannel rende i marchi accessibili anche attraverso i canali online oltre che offline, tuttavia, fa un ulteriore passo avanti per garantire un’esperienza integrata e senza interruzioni su ciascuno di essi. Man mano che i consumatori si spostano su dispositivi e piattaforme online e offline, le transizioni sono fluide e i messaggi vengono informati da incontri precedenti. Un approccio omnicanale consente alle organizzazioni di adottare davvero un approccio incentrato sul consumatore che tiene in primo piano il percorso completo del cliente.

Nuovi bellissimi messaggi dal blog di Mario D’Ignazio

Riceviamo e pubblichiamo alcuni degli ultimi messaggi del blog di Mario D’Ignazio, attivo anche su Facebook e presso le principali società editrici italiane. Il primo post riguarda i romanzi ispirati alla Bibbia, che sono davvero tantissimi, alcuni raccontano gli episodi interi e reali, altri invece li romanzano. I personaggi biblici a cui si sono ispirati tanti scrittori e romanzieri sono: Adamo ed Eva, Caino e Abele, Mosè, Davide, Salomone e Gesù. Vediamo allora quali sono i romanzi ispirati alla Bibbia insieme ai ragazzi del blog di Mario D’Ignazio.

L’influsso che ha esercitato la Bibbia sulla letteratura mondiale

Nelle opere classiche della letteratura occidentale che risalgono alla metà del XX secolo l’influenza della Bibbia è molto evidente, infatti poeti e scrittori si sono ispirati ai contenuti narrativi, temi, motivi e personaggi tanto dell’Antico quanto del Nuovo Testamento. La letteratura, infatti, non ha mai trascurato la Bibbia, anzi è stato realizzato un nuovo genere letterario, quello del thriller religioso di cui fanno parte romanzi come Qumran e Il tesoro del tempio di Eliette Abécassis, Il codice da Vinci di Dan Brown, Il corpo di Richard Ben Sapir ecc.

Romanzi ispirati alla Bibbia

Dante nella sua Divina Commedia tenta di portare l’uomo verso la giusta via e con la Bibbia è possibile spiegare la Divina Commedia, che ha all’interno tematiche di tipo allegorico perché il viaggio di Dante nell’aldilà è ricco si significato morale e religioso. Dante si sofferma sul suo tempo, il Medioevo dove i poteri del Papato e dell’Impero lottano tra loro, e lo considera corrotto, con pochi valori civili e religiosi e ritiene che è un momento in cui l’uomo può perdere la via e l’unica salvezza la ripone in Beatrice che diventa il mezzo di elevazione spirituale che lo condurrà in Paradiso. Anche Manzoni come Dante rappresenta l’umanesimo cristiano e con i Promessi Sposi ci da il messaggio che aver fiducia in Dio può convertire il male che facciamo o subiamo. 

La Provvidenza nei Promessi Sposi è un qualcosa di interiore da accettare o no, e gli sposi alla fine arrivano a pensare che è importante confidare in Dio con la speranza che le sofferenze servano a migliorare la vita. Victor Hugo, l’autore de I miserabili e di Notre-Dame de Paris, sosteneva che il Dio della Bibbia può dare le spiegazioni sul fatto che il Bene e il Male sono stati creati per necessità. I suoi personaggi sono profondi, umani e autentici. Il drammaturgo sostiene: “Dio non ha creato che l’essere imponderabile. Lo creò imperfetto; se così non fosse stato, tanta perfezione, persa nell’infinito, si sarebbe mescolata e confusa con Dio; e la creazione, ebbra di tanto splendore, si sarebbe lasciata assorbire in lui e non sarebbe mai esistita”.

Cenacoli d’Orazione

In uno dei suoi ultimi messaggi pubblicati su Facebook, Mario D’Ignazio ha condiviso un post del blog riguardante i Cenacoli d’Orazione, che sono dei momenti di preghiera, organizzati a periodi alterni, durante i quali i fedeli si riuniscono in una casa a scelta e pregano alla presenza dell’Icona dell’Apparizione.

Dal 2011 Mario D’Ignazio ha organizzato, dietro richiesta del Cielo, diversi Cenacoli d’Orazione in numerosi paesi del Sud Italia, tra i quali troviamo anche Galatina, Squinzano (in provincia di Lecce), Turi, Rutigliano, Crispiano e altri comuni della Puglia.

Durante questi momenti di raccoglimento, il veggente, dopo aver recitato la preghiera della Divina Misericordia e del Rosario e aver invocato lo Spirito Santo, unge tutti i presenti con l’Olio Santo e rivela gli ultimi messaggi che gli sono arrivati dalla Madonna.

L’ultimo messaggio straordinario: 22 settembre 2019, Turi (in provincia di Bari)

In occasione del Cenacolo d’Orazione di Turi, in provincia di Bari, la Vergine Maria è apparsa a Mario D’Ignazio e a tutti i fedeli presenti all’incontro.

Era vestita di bianco ed era tutta raggiante. Dopo aver dato la Comunione a D’Ignazio e ai presenti e averli benedetti, ha rivelato di essere la Vergine Immacolata e Pura e di aver portato la pace del suo Divin Figlio, Gesù, Eterno Amore.

Il Cenacolo è proseguito poi con l’esortazione della Madonna a pregare ogni giorno in onore del suo Cuore di Madre e ad adorare la Croce.

L’incontro, in quell’occasione, si è chiuso con una dichiarazione d’amore materno della Vergine Maria a D’Ignazio e ai fedeli e un ringraziamento per essere stati presenti a quel momento di preghiera e di riparazione.

Mario D’Ignazio, durante il Cenacolo D’Orazione di Turi, ha parlato anche della sua esperienza mistica e delle persecuzioni subite negli ultimi otto anni.

L’apparizione mariana del 5 luglio 2022 a Brindisi

Tre anni dopo l’ultima apparizione pubblica a Turi, la Vergine Maria si è mostrata di nuovo a Mario D’Ignazio e ai fedeli in occasione di un Cenacolo d’Orazione tenutosi a Brindisi il 5 luglio 2022.

La Madonna, durante quell’apparizione, si è mostrata vestita di bianco, con una cintura azzurra ai fianchi e dodici stelle scintillanti intorno al suo capo.

Alla sua destra c’era Giovanna D’Arco, la vergine combattente e patrona della Francia, mentre a sinistra l’Arcangelo Michele.

Durante questo momento di preghiera, la Vergine Maria, dopo aver invitato i fedeli a recitare la preghiera del Rosario, che ha un potere redentivo, guaritore, liberatore e intercessore, li ha esortati a non condannare chi commette peccato, ma piuttosto a correggerlo con amore fraterno affinché possa ravvedersi e salvarsi.

Quali sono le apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa

Fonti storiche certe affermano che la prima apparizione risale a Gregorio di Nizza (335 392) e consiste nella visione della Vergine da parte del vescovo greco Gregorio Taumaturgo nel 231 e, poi, nel Santuario del Pilar a Saragozza, invece, si dice che l’apostolo Giacomo, evangelizzatore della Spagna nell’anno 40. La Chiesa ha riconosciuto ufficialmente quindici apparizioni:

  • Laus (Francia) 1664-1718, Benôite Rencurel;
  • Roma 1842, Alfonso Ratisbonne;
  • La Salette (Francia) 1846, Massimino Giraud e Melania Calvat;
  • Lourdes (Francia) 1858, Bernadette Soubirous;
  • Champion (Usa) 1859, Adele Brise;
  • Pontmain (Francia) 1871, Eugène e Joseph Barbedette, François Richer e Jeanne Lebossé; Gietrzwald (Polonia) 1877, Justine Szafrynska e Barbara Samulowska;
  • Knock (Irlanda) 1879, Margaret Beirne e diverse persone;
  • Fatima (Portogallo) 1917, Lucia Dos Santos, Francesco e Giacinta Marto;
  • Beauraing (Belgio) 1932, Fernande, Gilberte e Albert Voisin, Andrée e Gilberte Degeimbre; Banneux (Belgio) 1933, Mariette Béco;
  • Amsterdam (Olanda) 1945-1959, Ida Peerdemann;
  • Akita (Giappone) 1973-1981, Agnes Sasagawa;
  • Betania (Venezuela) 1976-1988, Maria Esperanza Medano;
  • Kibeho (Ruanda) 1981-1986, Alphonsine Mumereke, Nathalie Ukamazimpaka e Marie-Claire Mukangango.

Cosa significa riconoscimento ufficiale della Chiesa

Il mariologo Antonino Grasso, docente all’Istituto superiore di Scienze religiose di Catania, autore nel 2012 di Perché appare la Madonna? Per capire le apparizioni mariane (Editrice Ancilla) sostiene che “Significa che la Chiesa si è espressa favorevolmente attraverso dei decreti” e che “Secondo le norme emanate dalla Congregazione per la dottrina della fede nel 1978 la Chiesa demanda al vescovo l’esame dei fatti, con un’analisi accurata affidata a una commissione di esperti, dopo la quale sempre l’ordinario diocesano esprime un pronunciamento. A seconda della particolarità dell’apparizione e delle sue ‘ricadute’ può occuparsene anche una Conferenza episcopale o direttamente la Santa Sede”. 

A questo proposito i giudizi sono tre: negativo (constat de non supernaturalitate), attendista (non constat de supernaturalitate, anche se questa opzione non è contemplata nella normativa del 1978), positivo (constat de supernaturalitate). Grasso aggiunge che “Un caso di pronunciamento negativo – dice Grasso – è quello che si è avuto lo scorso marzo, quando l’arcivescovo di Brindisi-Ostuni ha misconosciuto le apparizioni di cui si diceva protagonista un giovane del luogo” e che c’è anche una tipologia “intermedia” dove il vescovo non si espone in modo ufficiale sulle apparizioni mariane ma vede la “bontà” della devozione che comportano tali apparizioni e approva il culto. A Belpasso, arcidiocesi di Catania, sembra che la Vergine sia apparsa dal 1981 al 1986 e nel 2000 l’arcivescovo ha creato un Santuario diocesano in quel posto e ogni anno si celebra l’anniversario delle apparizioni mariane. Quelle riconosciute con certezza sono quella di Guadalupe in Messico e quella di santa Caterina Labouré a Parigi.

 

 Cancellare notizie da internet, alcuni provvedimenti del Garante

Il 13 maggio 2021, dopo aver ricevuto il reclamo in data 22 settembre 2020, il Garante della Privacy si era espresso su un nuovo caso, che ha coinvolto di nuovo la società Google LLC e che ha visto come protagonista un utente condannato agli arresti domiciliari, ma poi revocati.

Secondo quanto si può leggere nel sito ufficiale del Garante della Privacy, l’utente, rappresentato e difeso dal suo avvocato (di cui non si conoscono le generalità), ha chiesto al gigante del web di rimuovere, dai suoi risultati di ricerca, alcune URL relative a una vicenda giudiziaria che lo ha visto implicato insieme ad altre persone. L’interessato, inizialmente coinvolto nel caso e condannato in via preventiva agli arresti domiciliari, è stato poi prosciolto e il suo provvedimento ritirato. Per questo motivo voleva cancellare notizie da internet

Cos’ha contestato l’utente a Google LLC?

L’individuo, in particolare, ha contestato a Google LLC la disponibilità di articoli che, attualmente, non riportano più informazioni aggiornate e veritiere. Ha inoltre dichiarato che, a seguito della sua condanna, si è comunque dimesso dal ruolo che ricopriva all’interno della società per cui lavorava ai tempi dei fatti.

Ci ha anche tenuto a precisare che, questo per quanto riguarda gli articoli in questione, le informazioni al loro interno sono inesatte, visto che lui non è stato rinviato a giudizio per contraffazione di monete false e, anzi, alla fine è stato scagionato da tutte le accuse.

La decisione del Garante in merito al caso

Per il Garante della Privacy questo si è trattato di uno dei casi più complicati che abbia mai trattato nel corso del 2021, in quanto, a dispetto delle dichiarazioni fornite, la condanna dell’utente risultava ancora pendente.

Tuttavia, considerato che si era già dimesso dalla società e che, in parte, aveva già scontato parte del suo debito con la giustizia, il Garante ha ordinato a Google LLC di ordinare i suoi risultati della query, in modo che le URL risultassero disposte sulla base della cronologia delle pubblicazioni, dalla meno recente fino a quella più attuale.

Il Garante, per l’attuazione di questo suo provvedimento, ha dato trenta giorni di tempo alla società, chiedendole anche di comunicargli, in modo tempestivo, quali iniziative abbia intrapreso per soddisfare le richieste dell’utente e chiudere il caso.

In caso di mancato riscontro, Google LLC sarà obbligata a pagare una sanzione amministrativa, come prescritto dall’articolo 166 del Codice vigente in materia di protezione dei dati personali.

Continua a leggere: Eliminare notizie da Google, un altro provvedimento del Garante della Privacy. Il 2021 l’anno più movimentato per il diritto all’oblio su Google?

Il 2020, così come il 2021, era stato l’anno più impegnativo per il Garante della Privacy, in quanto, sull’arco di pochi mesi, si è ritrovato a dover evadere numerosi reclami, che sono stati inoltrati da utenti che si sono appellati alla nuova legge europea in materia di protezione dei dati personali, varata nel 2014.

Il provvedimento del 12 novembre 2020, che ha visto ancora coinvolta la società Google LLC, si è rivelato però molto interessante, in quanto ha trattato un caso molto classico e diffuso, ovvero quello delle persone che, dopo aver ricevuto una condanna, sono state riabilitate, oppure hanno scontato la loro pena, e stanno cercando di ricostruirsi una reputazione.

Il caso ha riguardato un utente che, nel gennaio del 2013, ha ricevuto la riabilitazione rispetto alla condanna per il reato di falso ideologico inflittagli nel novembre del 1989.

Quando Google non rimuove delle URL risalenti a più di trent’anni fa

L’utente, da quello che sappiamo, nel 2019 ha richiesto e ottenuto da Google LLC la rimozione di diverse URL riportanti la notizia del falso ideologico relativo alla regolarità del suo percorso di laurea.

L’azienda, peraltro, ha accettato di bloccare soltanto alcune URL europee e di fare in modo che non si posizionassero in alto nei risultati di ricerca, ma di non procedere contro le URL diffuse a livello internazionali, in quanto sussisteva un interesse pubblico, visto che il soggetto è un uomo d’affari e un noto professionista.

Il reclamante, non soddisfatto di questa decisione, anche perché molti dei fatti raccontati nelle URL risultavano non veritieri, ha deciso, in ultima ratio, di appellarsi al Garante della Privacy, per vedere se avesse o meno diritto a far cancellare notizie da internet.

Il provvedimento del Garante della Privacy per il caso del 1989

Il Garante della Privacy, ricevuto il reclamo dell’utente e dichiaratolo fondato, ha chiesto a Google LLC di rimuovere, al più tardi entro venti giorni dalla ricezione del provvedimento, tutte le URL identificate con i numeri 44,46,47,48,51, 52, 54, 56, 57, 59, 65, 71, 76, 77, 78, 81, 83, 84, 86, 87 e 94.

Questo perché le suddette URL, come rilevato dal Garante della Privacy durante la sua seduta, non soddisfano i requisiti di completezza e di veridicità, dato che sono collegati ad articoli o a commenti che richiamano una vicenda giudiziaria per la quale l’utente non solo ha scontato la pena imposta in sede di condanna, ma non è più corrispondente alla situazione attuale. 

Il soggetto infatti, come abbiamo visto, ha ricevuto la riabilitazione nel 2013, quindi non sussiste più la ragione per cui questi link siano visibili. 

Blog Avvocato Gianluca De Micheli su procedure di insolvenza

Crisi d’impresa e procedure di insolvenza: il nostro approfondimento scritto in collaborazione con il team del blog dell’Avvocato Gianluca De Micheli, del foro di Roma.

Dallo scorso 16 luglio 2022, il nuovo Codice della Crisi è entrato in vigore. Questo provvedimento ha modificato le definizioni ed i termini connessi a questa particolare situazione, che imprese, società ed aziende potrebbero vivere. Infatti, grazie al Codice della Crisi, il termine fallimento è stato eliminato e le realtà aziendali vengono monitorate, evitando che la crisi diventi insanabile e apre una procedura di  composizione negoziale. Ne abbiamo parlato con Gianluca De Micheli Avvocato del Foro di Roma e curatore dell’omonimo blog contenente una serie di approfondimenti utili sul diritto d’impresa e procedure tecniche – legali correlate alle situazioni di crisi

Cos’è una crisi d’impresa e come si manifesta?

Il termine crisi, nel linguaggio dell’impresa, afferisce all’incapacità da parte dell’azienda/società/impresa di realizzare “flussi di cassa, presenti e prospettici”, in quantità utile per assicurare l’espletamento di tutti gli obblighi assunti e di quelli programmati. Per essere più precisi, attingendo al linguaggio tecnico proprio del settore economico – finanziario, una situazione di crisi d’impresa rappresenta “la situazione d’incapacità, tendenziale e temporanea dell’impresa, misurabile ex ante in termini di probabilità, di generare in via continuativa e non episodica, un adeguato flusso di cassa operativo”. Uno stato di crisi d’impresa può essere causato sia fattori esterni, che da fattori interni. Le cause di natura interna sono riconducibili soprattutto ad una crisi di liquidità, a sua volta dovute principalmente a questi fenomeni:

un’organizzazione finanziaria in disequilibrio;

un’inadeguata gestione della liquidità a disposizione.

Entrambe queste situazioni, ricorda l’Avv. Gianluca De Micheli, se non gestite in modo oculato, possono compromettere l’esistenza dell’impresa/azienda e aprire un concreto stato di insolvenza, non rilevata nell’immediato da parte dei soggetti terzi perché, almeno nei primi momenti l’azienda espleta i suoi obblighi, ma subito percepita dai più importanti indicatori economico – finanziari. Lo stato di insolvenza è, pertanto, il risultato definitivo di una crisi ormai insanabile.

Cosa cambia con l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa

Il Codice d’Impresa, entrato in vigore lo scorso luglio, ha modificato la situazione per imprese, aziende e società. Queste, infatti, stando al contenuto previsto dal Codice, dovranno approntare un adeguato sistema di controllo, in grado di monitorare l’organizzazione e il comparto amministrativo – contabile, in modo conforme alla grandezza e alla complessità, che la caratterizzano. Sulla base di questo provvedimento, l’imprenditore dovrà percorrere due diverse strade:

se è un imprenditore singolo avrà il compito di mettere in atto tutte le strategie giuste, perché un eventuale stato di crisi emerga con tempestività e, allo stesso tempo, dovrà adottare tutte le iniziative atte a correggere la crisi;

se si tratta di un imprenditore collettivo, invece, avrà il compito di approntare una struttura organizzativa, amministrativa e contabile, conformemente a quanto previsto dall’articolo 2068 del Codice Civile.

Invece, la vera novità del Codice della Crisi d’Impresa è rilevabile all’interno dell’articolo 3. Questo delinea i criteri necessari perché vengano attuate tutte quelle misure utili perché la crisi si concretizzi:

controllare l’eventuale presenza di squilibri patrimoniali o economico – finanziari; monitorare sull’eventuale capacità di supportare i debiti e quali possano essere i programmi di continuità aziendale per un periodo di 12 mesi. Inoltre, nell’eventualità, il Codice della Crisi esorta alla rilevazione di alcuni segnali per la previsione della crisi, come stabilito dal comma 4: 

presenza di debiti per retribuzioni, la cui scadenza risale ad almeno 30 giorni, per una quantità pari ad oltre la metà del totale;

la presenza di debiti nei confronti dei fornitori, la cui scadenza risale ad almeno 90 giorni e la cui somma è di molto superiore a quella dei debiti non ancora scaduti;

la presenza di esposizioni verso banche ed altri intermediari finanziari, la cui scadenza abbia superato i 60 giorni o che, da 60 giorni, abbia oltrepassato il limite degli affidamenti conseguiti. Questi dovranno ammontare almeno al 5% dell’ammontare totale delle esposizioni;

la presenza di una o più esposizioni debitorie, secondo quanto previsto dal comma 1 dell’articolo 25 novies del Codice della Crisi d’Impresa e di Insolvenza;

reperire tutte le informazioni utili per usare l’elenco di controllo nel dettaglio. L’obiettivo è quello di realizzare una verifica generale, finalizzata alla constatazione reale dell’esistenza della “ragionevole perseguibilità del risanamento”, come previsto nel comma 2 dell’articolo 13. 

Cos’è lo stato di insolvenza e quali sono le cause

Lo stato di insolvenza si concretizza nel momento in cui un imprenditore vive una situazione complessa, per cui non riesce a pagare i debiti con la giusta regolarità. Avere qualche debito quando si conduce un’attività, è normale. Quando, però, il loro ammontare cresce a dismisura, le conseguenze possono essere notevoli e la realtà aziendale potrebbe addirittura non sopravvivere. La dichiarazione dello stato di insolvenza si realizza quando diventa impossibile estinguere il debito, per cui la situazione è insanabile. Possono essere tanti i fattori scatenanti in grado di causare uno stato di insolvenza. I più ricorrenti sono una cattiva gestione interna, l’inadeguatezza dell’organizzazione aziendale, a cui si aggiungono altre situazioni di natura esterna. Queste ultime sono riconducibili ad una crisi economica globale, al cambiamento dei mercati, alla presenza di concorrenti di maggiore efficienza.

Quali sono le più importanti procedure di insolvenza previste

Tra le più importanti procedure di insolvenza su cui il Codice della Crisi si esprime con la sua disciplina, è possibile inserire le seguenti: amministrazione straordinaria di grandi imprese, concordato semplificato, concordato minore, liquidazione generale, liquidazione coatta amministrativa e concordato preventivo.

Il comparto della legge fallimentare, invece, prevede queste procedure, collegate all’insolvenza: il concordato preventivo, l’amministrazione straordinaria, il fallimento ed il concordato preventivo. 

Cosa cambia con l’introduzione del nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza

Il nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza, entrato in vigore lo scorso luglio, ha modificato anche la questione relativa all’Insolvenza delle imprese. La prima novità riguarda la sostituzione del termine “fallimento”, sostituito da “liquidazione giudiziale”. Questa prima modifica nel linguaggio ha come obiettivo quello di preservare l’immagine dell’imprenditore che vive la crisi di insolvenza. La nuova disciplina, pertanto, ha messo al centro la procedura per evitare la definitiva crisi d’insolvenza, rendendo più marginale la figura dell’imprenditore stesso.  Qualora, invece, si concretizzino situazioni irrisolvibili, le nuove disposizioni in materia mirano alla riduzione dei tempi e dell’intero iter burocratico, che da sempre accompagnano le procedure fallimentari delle imprese. L’obiettivo, in questo caso, è quello di assicurare ai creditori un parziale recupero dei propri crediti. Pertanto, la nuova normativa in vigore vede nella procedura di liquidazione giudiziale un’”estrema ratio”, da attivare soltanto quando tutte le altre soluzioni previste dal Codice della Crisi d’Impresa non abbiano dati gli esiti sperati.