Gesù chiama i dodici, l’iniziativa è Sua, l’uomo non fa niente, l’azione è tutta di Lui, perciò questa chiamata è un dono che l’uomo riceve, non deve fare delle azioni particolari per meritarselo.
Nel Vangelo i dodici discepoli rappresentavano le dodici tribù d’israele, ovvero, veniva compresa tutta l’umanità. In quei dodici siamo compresi anche noi, chiamati per nome. Siamo chiamati in quanto amati e nessuno è escluso, perché il desiderio di Dio è di stare con l’uomo. Egli è il Dio con noi, e stare con Lui è diventare partecipi della Sua stessa vita e questo avviene sempre per dono Suo.
Lo stare con il Signore non ci rende persone inermi, ci muove a donare, a portare la Sua Parola, i suoi gesti.
Il Vangelo finisce così: con l’elenco dei nomi dei suoi apostoli, un finale che è un’inizio per loro e per noi, per scoprire il Suo amore e vivere di questo.
“Signore,
aiutami a stare,
nonostante mi senta peccatore
e percepisca lo sbaglio come un ostacolo.
Fammi comprendere che sei Tu a venire incontro a me,
non per quello che ho fatto,
ma per ciò che sono:
figlio prezioso ai tuoi occhi, creato per amare ed essere amato.
Ti amerò con la mia umanità che seppur fragile
desidera incontrarTi,
a cui Tu hai dato una possibilità di stare con Te.