GIOVEDÌ DELLA XV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
“Venite a me”, è un invito personale che Gesù fa a ciascuno di noi. Venite! Vieni! Conosco la tua fatica, la tua, stanchezza, la tua oppressione e voglio darti ristoro. Perché ogni tuo peccato, ogni tuo errore è avvolto dalla mia misericordia e non più condannato da una legge che non dona la vita.
Può succedere che nello sforzo di rimanere fedeli alla legge per la legge, si cade ancora di più, perché ci manca la libertà del cuore che guarda prima di tutto all’amore. Nessuna norma può dare vita, né può dare amore. Solo l’amore dà vita.
Gesù è questo amore che riappacifica il nostro cuore, che dà compimento alla nostra vita e alla nostra storia, perché con Lui diventa storia salvata, storia di salvezza. Lui è il maestro di una vita piena, con dentro tutta la rivelazione dell’amore di Dio. In Lui appare evidente ciò che succede quando un essere umano lascia che Dio regni nella sua vita, diventa segno vivo del Regno.
Accogliamo l’invito di Gesù, andiamo a Lui prendiamo il suo giogo della mitezza e dell’umiltà che sono la cura che Egli ha per noi. È mite: non domina, serve; è umile: stima l’altro degno di essere amato. Allora portare il giogo con Lui diventa leggero, perché è Lui che si è fatto carico di tutto il peso, della nostra fatica di camminare; ci è accanto sulla stessa strada, non devo fare tutto da solo, devo solo rimanergli accanto.