SABATO DELLA XVII SETTIMANA DE TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Il Vangelo di oggi inizia parlando di risurrezione e termina parlando di morte, ma la morte di Giovanni Battista continua a parlare di vita. Le parole di verità che Giovanni pronunciava risuonano ancora in Erode, tanto da pensarlo vivo. La verità non si può eliminare, puoi eliminare solo chi la pronuncia, e costui diventa un martire, testimone della verità, dove le parole sopravvivono alla morte. Possiamo affermare che la verità vince la morte.
Quando temiamo la verità cerchiamo di metterla a tacere, di rinchiuderla, cosi facendo non ci accorgiamo che stiamo precludendo a noi stessi una possibilità di vita, di vivere secondo una legge di libertà e di amore, che quella Parola contiene.
L’inganno sulla verità si veste di bellezza, è sempre stato così fin dall’inizio dei tempi: quel frutto era buono, bello, desiderabile (crf Gen 3,6). Ma non sempre ciò che appare è verità, è buono; spesso il male si “veste bene” per rendersi più desiderabile, altrimenti uno non lo farebbe.
Erode cede al tranello del male, tuttavia, non riesce a soffocare quella verità che aveva intravisto e Giovanni diventa il testimone assoluto di una verità più forte della vita e
della morte, testimone credibile della parola annunciata.