“Per la durezza del cuore”

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18 AGOSTO 2023

VENERDÌ DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gs 24,1-13

Salmo: Dal Sal 135 (136)

Vangelo: Mt 19,3-12

“Per la durezza del cuore”.

Oggi il Signore ci invita a comprenderci più in profondità, a dare nome al perché delle nostre azioni. Da dove vengono? Da un cuore riconciliato o da un cuore duro? Non dobbiamo temere cosa troveremo. Dobbiamo chiederci cosa farne, cosa ci spinge realmente. Gesù è venuto ad insegnarci uno stile di vita che non è uno sguardo lontano dalla realtà anzi, si muove a partire da questa.

I farisei mettono alla prova Gesù, e Lui risponde perché il suo cuore è talmente libero che dinanzi alla prova non barcolla. Chiediamo al Signore anche noi di essere così, di vivere di quell’autenticità che da conforto al cuore. Il Suo amore è più forte del nostro metterlo alla prova, è più fedele dei nostri inciampi ed è concreto in tutte quelle realtà della vita dove pensiamo non vi sia.

Affidiamo a Lui chi siamo, e piano piano la durezza delle sofferenza, la fatica del comprendere, cederanno il passo dinanzi ad un amore più grande e forte; ed ogni nostra azione allora, seppur la stessa, parlerà in maniera diversa, poiché essa avrà conosciuto cos’é l’amore e dentro il cuore ritroverà la speranza.

“O Signore,

mi rivolgo a Te con il cuore in mano.

Potessi togliere il mio peccato!

Potessi inabitarmi del Tuo amore,

E non esaurirmi in un cumulo di cose da fare.

Affido a te la mia vita, il mio cammino.

Giunga a Te il cuore di chi ha voglia di restaurarlo

e fa mio Dio che nutrendomi di Te;

possa compiere azioni a partire da questo nutrimento;

così da poter vivere di quella speranza che trovo negli occhi di molti

e che spero un giorno riempia lo sguardo mio”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Gli sguardi

 

gli sguardi

 

 

29 OTTOBRE 2022

SABATO DELLA XXX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Fil 1,18b-26

Salmo: Sal 41 (42)

Vangelo: Lc 14,1.7-11

 

I farisei osservavano Gesù e anche Lui li osservava, al punto che notando la loro preferenza per i primi posti, cominciò a dire una parabola.

Entrambi osservano ma vi è una differenza, i farisei osservavano per mettere alla prova Gesù, mentre Gesù guardava sempre con amore e parlava per insegnare, per donare anche loro una possibilità di purificare lo sguardo. Nonostante sapesse il motivo del loro osservare, Egli non cambió la sua modalità, il principio con il quale è partito ovvero il bene.

Dobbiamo chiedere l’aiuto a Lui quando veniamo messi alla prova dallo sguardo degli altri, dalla paura del giudizio e dalla tendenza a contraccambiare tale atteggiamento.

Egli ci insegna come fare proprio a tavola, ovvero condividendo il pane e la Parola e lasciando che entrino nel cuore di ciascuno. A volte è meglio scuotere la polvere delle parole, non lasciarci appannare la vista e guardare al cammino che stiamo facendo, così da testimoniare una diversità data dall’essere consapevole dell’amore di Dio.

Non importa come e chi osserva, poiché la nostra forza è nello sguardo d’amore di Dio, che ci guarda dalla croce per attiraci a sé, per aiutarci a credere nello sguardo Misericordioso, che solo Lui può donare e per abituarci a fare altrettanto, così che sulla terra siano di più gli sguardi imbibiti di benedizione, benevolenza e bontà, che di giudizio.

“Signore,

dalla croce mi guardi

ed il Tuo sguardo è impresso nel mio cuore.

Nonostante il mio peccato, non c’è in Te ombra di rifiuto,

ma uno sguardo che avvolge.

Avvolge me, il mio cuore

e mi spinge a credere nel Tuo perdono.

Dinanzi a Te, posso essere me stesso

e ti ringrazio perché ne avevo bisogno

e Tu lo sapevi,

ti è bastato uno sguardo,

fa che ne basti uno solo anche a me,

per accorgermi di te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Giustizia, Misericordia e fedeltà

 

giustizia, Misericordia e fedeltà

 

 

23 AGOSTO 2022

MARTEDÌ DELLA XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: 2Ts 2,1-3a.13-17

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Mt 23,23-26

 

Il Vangelo di oggi comincia con toni duri verso gli scribi e i farisei, dicendo: “guai a voi”, li accusa di una rigidità legata su determinate azioni trascurando le parti essenziali della legge, come la giustizia, la Misericordia e la fedeltà; perché questo discorso e cosa può dire a noi?

Il Signore ci ha donato una vocazione che non riguarda solo la personale scelta di vita, ma la prima vocazione è anzitutto universale: vivere da figli creati ad immagine e somiglianza di Dio. Se veniamo meno a questo compito, se manca la coerenza di vita, è come se ci autorendessimo incompiuti.

“Guai a noi” non è una minaccia o una reazione accesa, perché il nostro non è un Vangelo “contro” nessuno, sono parole di avvertimento a non perdersi, ricche di preoccupazione su chi non ha capito l’essenza della sua esistenza, e divulga immagini contraddittorie di un Dio che è giustizia, Misericordia e fedeltà ed esse non sono a sé stanti, ma la somma del Suo amore, si compiono insieme, nessuna è senza l’altra.

L’augurio che possiamo farci, viene proprio dalla prima lettura di oggi, sono le parole di Paolo ai Tessalonicesi: “E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene”.

Lasciamoci confortare il cuore da Dio, sentiamoci amati da Lui e crediamo che gli stiamo a cuore e tutto questo ci renderà saldi, perché la nostra vocazione è per la felicità vissuta con i Suoi tratti di giustizia, Misericordia e fedeltà.

“Signore,

aiutami a vivere da figlio.

Il fuoco del Tuo amore renda saldo in me

le Tue parole,

cosi che il mio cuore non si perda.

Tu sai quante volte ho sbagliato

e mi sono perso,

ma il Tuo amore non è mai cambiato.

Ti ringrazio per la Tua perseveranza, che nel tempo

ha dato al mio cuore una speranza,

sono figlio e non l’errore che commetto,

sono amato non per quello che faccio, ma per ciò che sono:

il frutto del Tuo amore

e nel Tuo nome, mi hai benedetto”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)