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Gli sguardi
29 OTTOBRE 2022
SABATO DELLA XXX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Fil 1,18b-26
Salmo: Sal 41 (42)
Vangelo: Lc 14,1.7-11
I farisei osservavano Gesù e anche Lui li osservava, al punto che notando la loro preferenza per i primi posti, cominciò a dire una parabola.
Entrambi osservano ma vi è una differenza, i farisei osservavano per mettere alla prova Gesù, mentre Gesù guardava sempre con amore e parlava per insegnare, per donare anche loro una possibilità di purificare lo sguardo. Nonostante sapesse il motivo del loro osservare, Egli non cambió la sua modalità, il principio con il quale è partito ovvero il bene.
Dobbiamo chiedere l’aiuto a Lui quando veniamo messi alla prova dallo sguardo degli altri, dalla paura del giudizio e dalla tendenza a contraccambiare tale atteggiamento.
Egli ci insegna come fare proprio a tavola, ovvero condividendo il pane e la Parola e lasciando che entrino nel cuore di ciascuno. A volte è meglio scuotere la polvere delle parole, non lasciarci appannare la vista e guardare al cammino che stiamo facendo, così da testimoniare una diversità data dall’essere consapevole dell’amore di Dio.
Non importa come e chi osserva, poiché la nostra forza è nello sguardo d’amore di Dio, che ci guarda dalla croce per attiraci a sé, per aiutarci a credere nello sguardo Misericordioso, che solo Lui può donare e per abituarci a fare altrettanto, così che sulla terra siano di più gli sguardi imbibiti di benedizione, benevolenza e bontà, che di giudizio.
“Signore,
dalla croce mi guardi
ed il Tuo sguardo è impresso nel mio cuore.
Nonostante il mio peccato, non c’è in Te ombra di rifiuto,
ma uno sguardo che avvolge.
Avvolge me, il mio cuore
e mi spinge a credere nel Tuo perdono.
Dinanzi a Te, posso essere me stesso
e ti ringrazio perché ne avevo bisogno
e Tu lo sapevi,
ti è bastato uno sguardo,
fa che ne basti uno solo anche a me,
per accorgermi di te”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)
Giustizia, Misericordia e fedeltà
23 AGOSTO 2022
MARTEDÌ DELLA XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: 2Ts 2,1-3a.13-17
Salmo: Sal 95 (96)
Vangelo: Mt 23,23-26
Il Vangelo di oggi comincia con toni duri verso gli scribi e i farisei, dicendo: “guai a voi”, li accusa di una rigidità legata su determinate azioni trascurando le parti essenziali della legge, come la giustizia, la Misericordia e la fedeltà; perché questo discorso e cosa può dire a noi?
Il Signore ci ha donato una vocazione che non riguarda solo la personale scelta di vita, ma la prima vocazione è anzitutto universale: vivere da figli creati ad immagine e somiglianza di Dio. Se veniamo meno a questo compito, se manca la coerenza di vita, è come se ci autorendessimo incompiuti.
“Guai a noi” non è una minaccia o una reazione accesa, perché il nostro non è un Vangelo “contro” nessuno, sono parole di avvertimento a non perdersi, ricche di preoccupazione su chi non ha capito l’essenza della sua esistenza, e divulga immagini contraddittorie di un Dio che è giustizia, Misericordia e fedeltà ed esse non sono a sé stanti, ma la somma del Suo amore, si compiono insieme, nessuna è senza l’altra.
L’augurio che possiamo farci, viene proprio dalla prima lettura di oggi, sono le parole di Paolo ai Tessalonicesi: “E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene”.
Lasciamoci confortare il cuore da Dio, sentiamoci amati da Lui e crediamo che gli stiamo a cuore e tutto questo ci renderà saldi, perché la nostra vocazione è per la felicità vissuta con i Suoi tratti di giustizia, Misericordia e fedeltà.
“Signore,
aiutami a vivere da figlio.
Il fuoco del Tuo amore renda saldo in me
le Tue parole,
cosi che il mio cuore non si perda.
Tu sai quante volte ho sbagliato
e mi sono perso,
ma il Tuo amore non è mai cambiato.
Ti ringrazio per la Tua perseveranza, che nel tempo
ha dato al mio cuore una speranza,
sono figlio e non l’errore che commetto,
sono amato non per quello che faccio, ma per ciò che sono:
il frutto del Tuo amore
e nel Tuo nome, mi hai benedetto”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)