Volontà di Dio

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27 GIUGNO 2024

GIOVEDÌ DELLA XII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Oggi il Signore ci insegna come costruire la casa nella roccia, ovvero cosa vuol dire fare la sua volontà.  Come si fa a capire quando davvero è la sua volontà? Anzitutto bisogna credere che la volontà di Dio è sempre per un bene. Egli è colui che domina il male, che guarisce e lo fa per donarci una via di bene in cui vivere.

Spesso nel parlare comune: “fare la volontà di Dio”, è percepita come un arrendersi a qualcosa che non va, non ci piace, qualcosa di doloroso, e si sente dire: “sia fatta la volontà di Dio”. È ora di credere che Dio vuole per noi il bene e che quando ci accade qualcosa che fa male, Dio soffre con noi. Credete che Dio non abbia sofferto per la morte di Gesù? Quell’ora buia in cui “si fece buio su tutta la terra”, non rappresenta proprio il dolore del Padre? Silenzio più assordante che è impossibile non udire! Il dolore emerge profondo dalla terra, Gesù era Figlio di Dio, è suo Figlio!

Fare la volontà di Dio è anzitutto fidarsi che Lui ci vuole bene, che ha cura di noi, e se purtroppo le cose non vanno sempre bene, Egli è qui presente per darci la forza.

A volte stare e vedere soffrire chi si ama, è più difficile che fare qualcosa; come lasciar liberi di sbagliare è una grande forma di amore. Egli che è Dio non avrebbe potuto far diverso? Si, ma tu in fondo ti daresti sentito un burattino, uno schiavo anziché un figlio. Invece Lui che ti ama sta, con te sempre, anche quando pensi male di Lui o lo allontani, Egli ti cercherà, mai si stancherà di bussare alla tua porta, così che un giorno tu capisca che la sua volontà è amarti, ed proprio questa la tua casa nella roccia.

“Signore,

aiutami a credere in Te,

a quella Tua volontà che desidera solo amarmi.

Aiutami a lasciarmi amare,

entra nel mio cuore e prendi dimora.

Mio Dio non stancarti mai di bussare alla mia porta,

così che un giorno al Tuo: “ti amo”

possa rispondere: “anch’io! “

(Shekinaheart eremo del cuore)

Servi o schiavi?

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14 NOVEMBRE 2023

MARTEDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sap 2,23-3,9

Salmo: Dal Sal 33 (34)

Vangelo: Lc 17,7-10

Siamo servi non schiavi. Vi è una netta distinzione tra queste due parole, e per chiarire il Signore ci manda suo Figlio venuto a servire e non a farsi servire.

Essere servo fa crescere il cuore nella libertà, nella certezza che ogni gesto o azione è fatta per amore, è fatta per Dio. Ecco cosa ci insegna Gesù! Essere schiavo, invece, è rimanere legato, imbrigiliato e il cuore non è libero. Il servo non ha il peso perché il suo giogo è dolce, lo schiavo porta il peso persino di sé stesso. Ora, dovremmo chiederci quando siamo stati schiavi? Quando siamo stati servi?

Vi sono molte forme di servizio e purtroppo anche di schiavitù. La risposta la troviamo nella misura in cui il cuore sperimenta la libertà. Una libertà tale da dire: “siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Quasi un distacco da ciò che facciamo e siamo. Sii! Perché la vera libertà che Gesù è venuto a donarci è proprio questa: non siamo quello che facciamo, ma siamo anzitutto tutto noi stessi, umanità liberata in grado di fare tutto ciò che dobbiamo fare.

Allora oggi, portando a Lui tutte le nostre schiavitù chiediamo di liberarci da quel dolore che imprigiona, così che il cuore sappia trovare la strada della libertà, la strada del Suo amore.

“Signore,

libera il mio cuore.

Liberalo da quel dolore che mi rende schiavo,

da quella fatica il cui peso mi schiaccia.

Chi non fa fatica?

Chi non ha nulla da chiederti?Nessuno.

Ecco perché sono qui:

per dare voce al mio dolore,

per incontrare l’amore,

per diventare servo e non più schiavo,

per liberare il mio cuore,

e non soffrire più.”

(Shekinaheart eremo del cuore)