Cammino di luce

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10 APRILE 2024

MERCOLEDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

Il Signore, nel Vangelo della liturgia odierna, ci chiama ad un cammino di luce, un cammino di verità, tale che faccia scorgere la luce dell’opera di Dio, mentre spesso siamo preoccupati di farcela con le nostre sole forze, e forse anche le nostre ferite passate, ci spingono a reagire così in ogni situazione.

Oggi siamo invitati a credere a quel desiderio di Dio espresso nel Vangelo: che nessuno vada perduto. La nostra fede, la nostra luce si basa su questa certezza: Egli ha cura di noi, non ci vuole perdere.

Sovente ci troviamo affaticati, stanchi, soli, eppure c’è altro, oltre a tutto quel buio: l’incanto è scoprirlo.

Se c’è una cosa che davvero puoi fare, è provare a fidarti di Dio, e se la testa dice: “non lo so perché non lo vedo”, oppure: “ho bisogno di conferme”, prova a fermarti un istante, volgi a Dio una preghiera. Chiedi a Lui il suo aiuto, perché realmente la tua solitudine non senta l’abbandono di Dio, perché realmente non è così. Egli ti ascolterà, ascolta di te ogni battito, gemito e lamento, e lì nel deserto del cuore avrà cura di te, come fa da sempre.

Un giorno, guardando indietro alla tua lunga strada, vedrai che se c’è una persona che non voleva perderti era proprio Lui, e troverai volti a testimoniarti questo, troverai segni più grandi di quelli che volevi e che oramai non chiederai più.

“Signore,

abbi cura di me,

di quello che posso e non posso controllare.

Perdona i miei sbagli,

la mia costante sfiducia.

Tu mi rispondi con tanto amore,

persino quando metto una mano dinanzi a Te.

Fammi comprendere che

anche attraverso di essa,

passerà la Tua luce

ed io mi sentirò finalmente al sicuro,

perché desidero fare casa con Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Vicinanza di Dio

 vicinanza di Dio

13 MARZO 2024

MERCOLEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA

Se dovessimo dire qual è la, differenza tra noi e Gesù, è proprio questa: la percezione di un’unità costante con il Padre.

Gesù afferma di agire come Padre, di perdonare come, Lui di amare come Lui: “quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo”. È un’unità tale, che se dovessimo raffigurarla con un’immagine, non sapremmo  distinguere quando finisce il Padre e quando comincia il Figlio. Con ciò, cosa vuol dire a noi il Vangelo di oggi? Che il Padre ritenendoci figli, ha mandato suo Figlio, per guarirci da quella solitudine che a volte ci devasta, quando facciamo fatica, quando la sofferenza è al limite e urliamo persino contro di lui: dove sei?

Il Figlio è la risposta al nostro grido: sono qui accanto a te, proprio com’ è scritto nella prima lettura: “io non ti dimenticherò mai”. È come se Dio ci dicesse: ci sono, non ho mai smesso di amarti, soffro anch’io per il tuo dolore. Non c’è croce più grande che vedere il proprio figlio soffrire, ma ti conosco, tu non mi vedi, non mi senti, ti mando mio Figlio, affinché tu possa aprire il cuore e trovare speranza.

Eccoci, siamo tutti davanti a quel Padre che ha generato un Figlio, ora in questo tempo, con le braccia distese così che quando crollassero le nostre, la croce non ci cadesse addosso. Gesù, cireneo dei nostri giorni, ci aiuti a comprendere che è il Padre ora che agisce, per consolare e sostenere la nostra vita, per rassicurare il nostro cuore che mai si dimenticherà di noi. Ed ogni istante di croce o di luce, porta con sé la Sua presenza, la presenza di un amore che perdona, che ci protegge, che asciuga le nostre lacrime.

Il Padre agisce e agisco anch’io, sentiamoci dentro questa relazione del Padre e del Figlio, perché è proprio in essa che la nostra solitudine non c’è più.

“Signore, stammi vicino,

possa sentire l’amore del Tuo Figlio

venirmi incontro,

Tu che l’hai mandato anche per me,

ti prego, fa che non si scordi di me.

Siamo tanti, una folla intera

ed io cosa sono per te?

Tuo figlio!

Aiutami a sentire la forza di questa parola,

così che possa venirti incontro

ed aprire quella porta del mio cuore, chiusa da tempo per il dolore

e che ora so essere protetta da Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

“Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo”

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28 MARZO 2023

MARTEDÌ DELLA V SETTIMANA DI QUARESIMA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Nm 21,4-9

Salmo: Sal 101 (102)

Vangelo: Gv 8,21-30

Gesù sente avvicinarsi il momento in cui dovrà consegnare la sua vita. L’incomprensione continua, la sua predicazione, i miracoli che ha compiuto, non sono serviti a far comprendere il volto misericordioso del Padre. Gesù dovrà salire in croce.

La croce rappresenta tutto il male che ogni uomo costruisce quando ignora la luce del bene, per sé e per i suoi fratelli, quando vive da figlio delle tenebre.

Dio lascerà morire in croce suo figlio, perché l’uomo capisca finalmente la misura colma del suo amore, la portata del suo dono, la sua potenza che redime e salva. Non poteva fare altrimenti, ma quell’unico sacrificio ha salvato e redento tutto per sempre.

Per questo il Padre non abbandona il figlio: “Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo”. Come il padre è vicino al figlio, così lo è con noi, sempre.

Quando il dolore e la solitudine ci stringono il cuore, non siamo abbandonati: Dio è presenza.

Se una persona cara che ci ama e che amiamo ci dice “Sono io”, ci tranquillizza, perché risveglia in noi una relazione di fiducia e di amore, cosi Dio vuole entrare in comunione con noi, per far nasce una storia di dialogo, una vita avvolta dall’amore. Ti strappa dalle paure e dal peccato per renderti libero di amare.

“Signore, io nonostante tutto lo so,

quando cado e provo a rialzarmi,

quando la fatica prende il sopravvento.

Tu mi sei vicino,

poiché il tuo cuore così grande

mi abbraccia sempre

e per amore,

Tuo figlio ha preso su di sé tutto,

persino me stesso,

affinché io sappia che non sono solo

e che Tu sarai la mia forza per sempre”

(Shekinaheart Eremo del cuore)