SAN BONAVENTURA, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA
Le parole di Gesù oggi ci sembrano molto dure: parla di spada, di conflitti, ma la sua spada non è un arma da guerra è una Parola, la sua. Questa Parola crea divisione perché implica la fedeltà a Dio. Qui pero non si tratta di distinguere chi crede da chi non crede, buoni o cattivi, si tratta di riconoscere in noi quella conflittualità che fa parte della nostra vita e delle nostre relazioni.
Scoprire che in noi è presente il male quando vorremmo fare azioni di bene, ci fa provare sconforto, pensiamo di non valere abbastanza, di non riuscire a combinare nulla di buono.
Il male è dentro di noi, i conflitti li troviamo all’interno dei nostri affetti,
delle nostre situazioni normali. Non dobbiamo spaventarci, perché questa difficoltà è proprio la croce che ogni uomo porta in se. Portare la nostra croce significa impegnarci quotidianamente a vincere il male per diventare persone più umane e più libere. Solo con Gesù la nostra croce diventa portabile. Egli infatti, non porta la sua croce, ma quella che gli abbiamo dato noi, fino alla morte, ed è li che si distrugge ogni forma di male e tutto viene riconciliato, perdonato.
La vita vive secondo l’amore donato, non la puoi trattenere, e quando la vivi come il luogo dove puoi amare e perdonare, allora guadagni quel bene più grande che è la vera vita da figlio e fratello, cioè guadagni la vita eterna: vita che ha vinto il male. Vita che non teme più di perdere qualcosa, ma che sa accogliere e donare, dove anche solo un semplice bicchiere d’acqua non va perso, perché in quell’ospite c’era Dio.
“Signore,
ho bisogno del tuo coraggio,
per scoprire il mio errore
e consegnartelo.
Tu l’hai già preso,
una croce ti ho consegnato.
Mio Dio perdona il mio cuore
che si siede mendicante sull’asfalto.
Il tuo amore mi rialza,
perché ti siedi accanto a me
a darmi il coraggio
di consegnarti tutto.
“Siediti qui accanto a me, parliamone”:
ecco dove incomincia la mia storia d’amore con Te.”