Gli aneddoti de Paulì – N.1

“Pizzigà e nu’ ride”

 

Mio nonno paterno, Paolo, per tutti da sempre Paulì, suonava l’organetto.

Lo suonava ad orecchio, ma soprattutto con il callo a punta sul polpastrello del pollice destro.

In realtà, in quasi quarant’anni l’avrò sentito suonare una o due volte,

forse giusto mezza…

ma l’ho sentito raccontare talmente spesso, che è come se ci si accompagnasse tutte le volte.

 

Mio nonno non parlava tantissimo, ma se lo faceva era con ironia, era un burlone dalla faccia seria, che se la rideva sotto i baffi.

Baffi intinti di vino, ma questo è un altro aneddoto, lo lascerò per un’altra volta!

Paulì era dispettoso, ma davvero davvero tanto, di quel dispettoso che a dir la verità… a ricordare bene, faceva venire i nervi…

Era un genio, una genio del male (fisico)… lui giocava a “pizzigà e nu ride”.

 

Ci ho messo anni per capire la sottile ironia di questa piccola frase dialettale.

Immaginate di essere bimbi dalla carne tenerella e delicata

e di avere un nonno che, seppur non proprio una scheggia (anzi piuttosto claudicante in verità),

vi rincorre per pizzicarvi strigendo la vostra bella ciccetta, tra il suddetto callo e l’incavo creato dall’indice messo ad uncino.

Insomma, per intenderci, non premendo i polpastrelli tra di loro come per fare un OK, ma premendo il pollice sul resto del pugno semichiuso.

Quel callo era talmente grande che sarebbe stato corretto dargli un nome.

Che poi secondo me non era un callo, ma proprio un osso creatosi tra la pelle e la carne sottostante.. Mah

 

Vie’ qua! Vie’ da Nonno… Giogamo a pizzigà e nu ride!

Eh caro nonno, penso di non aver mai corso così tanto come quando giocavo con te, da bambina… Neanche ai Giochi della Gioventù, alle elementari!

Che poi sono cresciuta e fortunatamente, essendo la prima nipote, è toccato alla carne più fresca dei miei cuginetti!

 

Non so se è chiaro, miei cari lettori, che il gioco di mio nonno dura praticamente una vita…

e poteva chiamarsi anche: “Giogamo a pizzigà e poi ridi dopo”,

perchè in effetti allora, coi lividi che rimanevano per qualche giorno, si rideva ben poco…

ma col senno di poi, ripensando a quel sorrisetto furbo, ce la spassiamo ancora.

 

Ciao Paulì 😉

PS: Ho sempre pensato che il callo derivasse dal suonare l’organetto, così mi è sembrato fosse sempre stato sottinteso, ma in effetti a pensarci bene, sarà vero? Mah…