Diario di una convalescenza da Covid – Venerdì 30 Aprile

Terzo risveglio a casa

Ore 6:46 Buongiorno!
Cip cip cip e tutto il resto..

Allora. Da dove parto..?

Dormito bene? Sì!
Cioè, avevo fatto un round nel preserale e prima serata, tanto che le aspettative di sveglia non superavano le 3, e invece.. Tutta una tirata!

Beh attorno alle:
Ore 1 circa
Mi sveglio, perché?
Mi riaddormento tempo 0.
Aridaje dopo du minuti! Ma che è?
E scopro che un leggiadro piedino di fata NR46 (che nulla ha a che vedere col Vale internazionale) sta mandando dei simpatici poke, presumo nel sonno, per controllare che io sia davvero al mio posto…

Da quel momento mi sono assestata sul bordo del letto e dormito beatamente.

Penso di potervi iniziare a risparmiare, da oggi, l’antologia del colon, ormai siamo a regime.
Magari a qualcuno mancherà…
Valuterò uno spin-off, visto col ramo genealogico Morbidoni credo ci sia materiale per una collana piuttosto avvincente di Medical Thriller!

Poi..
Da oggi è aperta la lotta alle nevralgie.
Ieri, al di là della ancora prevedibile fiacchezza, ho notato che stanno rispuntando come funghi le infiammazioni a collo, spalle, testa, petto…
Sarà l’eccessiva divanazione Cleopatresca?
Sarà il cordone ombelicale col cellulare…
O il salto della ginnastica, dovuta a stanchezza, e invece tanto ben intrapresa nei gg scorsi?

Sarà che questi 2gg ho masticato, cosa che nel pianeta ospedale era abbastanza ai confini della realtà….?
È incredibile come possa diventare stancante anche un’attività scontata e meccanica come lo smandibolamento…

Comunque…
Non importa, ma questa cosa deve finire.
Adesso che ho avuto a confronto diretto, non graduale, il benessere dell’elasticità con la limitazione dolorosa causata dai nervi…
Beh anche no!

Ore 8:30
Ed oggi farò stretching davanti alla rosa,
nel mio piccolo pianeta cortile,
un po’ come il piccolo principe…
Perché “l’essenziale è invisibile agli occhi”.

Buona giornata a tutti!

Gli aneddoti de Paulì – N.2

 

“La Vacca e l’Ua”

Ma non era la Volpe e l’Uva?!? Ma no, questa è n’altra storia.

In quel de Barcajò (*1) Pippo e Tabacchì razzolavano per l’aia.

No, non erano galline, erano cagnetti da formaggio. Due simpaticissimi miscugli di non si sa quali razze, pieni di ingegno ed energia. E te credo!        A loro il calcio non mancava… oddio, forse ogni tanto prendevano anche qualche zampata (*2), ma intendevo quello contenuto nel formaggio.

Pippo e Tabacchì erano le ombre di Paulì (magari anche solo le ombre delle sue ciavatte (*3) ), ce ne erano due ad ogni generazione canina.

Sempre Pippo e Tabacchì, molti più Pippo in realtà, i Tabacchì solo all’occorrenza.

Pippo e Tabacchì andavano a pane e formaggio, come Paulì.

Questo se c’era pane a sufficienza, perché coi nipoti che merendavano a “pa’ cu l’ojo” (*4) o “pa’ e zucchero (e vi’ (*5), anche se allungato con l’acqua)”, magari a loro rimaneva solo la caciotta.

Le scorze della caciotta, s’intende.

Quando Paulì tornava dal campo, Pippo e Tabacchì si materializzavano. Pur con le loro zampette corte, erano due schegge saltellanti.                                Pura gioia, o fame, vedete voi!

Diciamo che erano un po’ viziati… le caciotte (e le scorze) non mancavano.

Il menù di mio nonno era molto vario:

Mattina prestoprima di andare nei campi

                pane (a fette fine), caciotta poco poco stagionata (a fette nerte (*6) ), un bicchiere da cantina de vi’ de casa;

Metà mattinapausa dal lavoro nei campi

                pane (a fette fine), caciotta poco poco stagionata (a fette nerte), un bicchiere da cantina de vi’ de casa;

Pausa pranzo

                pasta al pomodoro annacquato, la Domenica ragu marchigiano con le zampette dei polli, grigili (*7) e affini, ics bicchieri de vi’ de casa;

Metà pomeriggiopausa dal lavoro nei campi

                pane (a fette fine), caciotta poco poco stagionata (a fette nerte), un bicchiere da cantina de vi’ de casa;

Cenanon tanto tardi (che me svejo presto e so’ stracco (*8) ) – minestrina cotta in acqua co n’filo de sale, battuto de insalata fina fina sa un bel goccio d’ojo e …

se proprio volemo fa festa, una fettarellina fina de pa’ co n’bel pezzetto de cagio (*9).

Direte voi, pane e formaggio a colazione la mattina presto?

In effetti ce lo siamo spesso chiesti anche noi…

Nipoti:

                “Nonno, ma te non fai colazione col latte e caffè?”

Paulì, alzando la mano col panì  al formaggio,  la bocca ancora un po’ impastata e smorfia brencia (*10):

                “Io berrò il latte

                quanno le vacche magnerà l’ua!” (*11)

E questo è quanto.

Che poi tanto era lui a far cibare le mucche

e l’uva…

secondo me

…non gliel’ha mai neanche fatta assaggiare!