Non lasciare che il tempo scorra ai tuoi piedi,
come acqua di un fiume mesto…
Sei vivo!
…ma se resti fermo dimenticherai di esserlo…
MM 06.03.07
Non lasciare che il tempo scorra ai tuoi piedi,
come acqua di un fiume mesto…
Sei vivo!
…ma se resti fermo dimenticherai di esserlo…
MM 06.03.07
“Pizzigà e nu’ ride”
Mio nonno paterno, Paolo, per tutti da sempre Paulì, suonava l’organetto.
Lo suonava ad orecchio, ma soprattutto con il callo a punta sul polpastrello del pollice destro.
In realtà, in quasi quarant’anni l’avrò sentito suonare una o due volte,
forse giusto mezza…
ma l’ho sentito raccontare talmente spesso, che è come se ci si accompagnasse tutte le volte.
Mio nonno non parlava tantissimo, ma se lo faceva era con ironia, era un burlone dalla faccia seria, che se la rideva sotto i baffi.
Baffi intinti di vino, ma questo è un altro aneddoto, lo lascerò per un’altra volta!
Paulì era dispettoso, ma davvero davvero tanto, di quel dispettoso che a dir la verità… a ricordare bene, faceva venire i nervi…
Era un genio, una genio del male (fisico)… lui giocava a “pizzigà e nu ride”.
Ci ho messo anni per capire la sottile ironia di questa piccola frase dialettale.
Immaginate di essere bimbi dalla carne tenerella e delicata
e di avere un nonno che, seppur non proprio una scheggia (anzi piuttosto claudicante in verità),
vi rincorre per pizzicarvi strigendo la vostra bella ciccetta, tra il suddetto callo e l’incavo creato dall’indice messo ad uncino.
Insomma, per intenderci, non premendo i polpastrelli tra di loro come per fare un OK, ma premendo il pollice sul resto del pugno semichiuso.
Quel callo era talmente grande che sarebbe stato corretto dargli un nome.
Che poi secondo me non era un callo, ma proprio un osso creatosi tra la pelle e la carne sottostante.. Mah
“Vie’ qua! Vie’ da Nonno… Giogamo a pizzigà e nu ride!”
Eh caro nonno, penso di non aver mai corso così tanto come quando giocavo con te, da bambina… Neanche ai Giochi della Gioventù, alle elementari!
Che poi sono cresciuta e fortunatamente, essendo la prima nipote, è toccato alla carne più fresca dei miei cuginetti!
Non so se è chiaro, miei cari lettori, che il gioco di mio nonno dura praticamente una vita…
e poteva chiamarsi anche: “Giogamo a pizzigà e poi ridi dopo”,
perchè in effetti allora, coi lividi che rimanevano per qualche giorno, si rideva ben poco…
ma col senno di poi, ripensando a quel sorrisetto furbo, ce la spassiamo ancora.
Ciao Paulì 😉
PS: Ho sempre pensato che il callo derivasse dal suonare l’organetto, così mi è sembrato fosse sempre stato sottinteso, ma in effetti a pensarci bene, sarà vero? Mah…
MM 28/06/2019
A volte i pensieri hanno una diversa forma
Talvolta le lacrime assumono quella d’inchiostro
In me rossa è la sofferenza
Come rossa è la passione
E rosso è il mio modo di sentire
Non è mai troppo tardi…
Ci si innamora, si cambia strada, ci si sposa o ci si ri-sposa!
Si diventa genitori, nonni, a volte anche contemporaneamente.
Non è mai troppo tardi per riprendere in mano la propria vita,
per essere padroni del proprio futuro, della propria felicità, per seguire le proprie passioni!
Non è mai troppo tardi per ammettere i propri errori, per dimenticare quelli altrui,
se serve a scavalcare l’orgoglio di una persona cara e riallacciare rapporti importanti.
Non è mai troppo tardi, finché non è DAVVERO troppo tardi,
per risentire un amico, perdonare, essere in pace con se stessi ed abbandonare i rancori.
Non è mai troppo tardi per essere liberi dalla monotonia, dall’abitudine, dalle scelte sbagliate,
dai condizionamenti mentali che ci poniamo o che altri provano ad imporci, perché glielo permettiamo.
Non è mai troppo tardi per perdersi, prima di trovare la propria strada,
per raggiungere le “cime più alte”, per esplorare e, perchè no? …superare i propri limiti.
Non è mai, mai troppo tardi per amare, innanzitutto se stessi…
A dire la verità… non è mai troppo presto!
Inutile stare a guardare il tempo che passa, le cose che mutano e la vita che va avanti da sola.
Magari abbiamo ancora tempo, forse. Forse non è troppo tardi…
ma perché vivere VERAMENTE solo il tempo che resta?
Parole e ph. M.M. 30/04/2015
(sempre dal mio archivio di pensieri)
Lo cerchi in ogni uomo
Che il cuore t’appassiona
E quando credi sia perfetto
Il pensier non t’abbandona
.
Gli dipingi addosso un ruolo
E lo cuci a gran mandate
Non odi quanto vien detto
E scrivi pagine incantate
.
Un principe di carta bianca
Disegnato a tua misura
Potrebbe sembrar effimero
Ma talvolta non s’usura
.
L’amore è assai strano
Non fa calcoli precisi
Pensi sempre sia sincero
Ma ostinato mette in crisi
.
E ti struggi per qualcuno
Che magari lusingato
Cede un attimo e s’invola
E tu mai l’hai dimenticato
.
Apri gli occhi dolce fata
Che l’amore non ha arcani
Non è un disegno s’una tela
Ma un progetto a due mani.
MM 4/5/’19
(Luglio 2018)
MM p&p 2007
AnCor non mi capacito
d’un Amore così grande…
ch’è solo mio…
MM 28/2/2019
Come è possibile che un imperituro sentimento, così estremo e incondizionato, possa essere davvero unilaterale?
L’amore vive se alimentato, se ci si crede nel profondo e non necessita di prove tangibili…
È così che un anima sognatrice può auto-illudersi, anche illimitatamente. Essendo capace di amare più di ogni altra, non si capacita dell’insensibilità altrui e non vede l’incuranza dietro agli occhi in cui si specchia.
L’amore che legge riflesso è esattamente il proprio.
MM 4/5/2019