Sarà la seconda Pasqua in un sostanziale lockdown. Rivedremo la primavera dai balconi o, quelli più fortunati, dai giardini di casa propria che, insieme ai vaccini, sono diventati il nuovo oro. Una grande tristezza, non c’è dubbio. Destinata a ripetersi dopo la Pasqua dell’anno scorso, quando le città erano deserte e le gite fuori porta vuote. A molti manca la vita di prima. La cosiddetta normalità. E questa mancata normalità sta provocando non pochi disagi a livello psicologico. La salute mentale di molti comincia a vacillare: i ragazzi hanno crisi di panico, gli adulti si immalinconiscono, i bambini perdono il sorriso, ognuno vive questa nuova immersione in zona rossa con tristezza e angoscia. Anche i più fortunati, possessori di terrazzi assolati in cui simulare pasquette solitarie senza più striscioni fasulli con arcobaleni sbiaditi. Le notti accolgono le ansie insonni e il giorno le angosce perenni. È durissima, certo. Ma chissà che questa bruttissima esperienza non ci stia insegnando a capire l’importanza delle piccole cose. Quelle che, prima della pandemia, davamo tutte per scontate.