E sono due. Dopo Giovanni Gozzini, un altro professore ha preso di mira Giorgia Meloni, con parole decisamente più moderate rispetto a Gozzini che aveva definito la Giorgia nazionale una “scrofa” e una “vacca. Il docente in questione è Gabriele Di Luca, professore di italiano presso una scuola di lingua tedesca dell’Alto Adige. Il docente ha definito la leader di FdI come: “Una di quelle turiste vomitate dai pullman che arrivano qui durante il mercatino”. Un modo per declassare la Meloni da capo-politico a semplice cittadina che visita i mercatini. Ma se questa può passare come una frase sarcastica, certamente non è stato sarcastico il post che lo stesso Di Luca ha pubblicato su Facebook, dove associa il partito di Fratelli d’Italia al partito fascista e definisce i militanti di Fratelli d’Italia come del “peggio di questo Paese”. Parole che, come al solito, hanno sollevato l’ennesima bufera politica da parte di quanti hanno accusato Di Luca di fare molta politica e poca didattica, rappresentando un pessimo esempio per i suoi studenti. Un’accusa che il destinatario ha rispedito al mittente con un post al veleno: “La pratica intimidatoria è purtroppo un mezzo al quale i politici ricorrono per punire gli estensori di opinioni a loro avverse, e in certi contesti sono addirittura la norma. Sulla mia pagina Facebook io non ho peraltro mai celato le mie posizioni…Posso comunque tranquillizzare… nella scuola in cui insegno la politica resta sempre fuori dalla porta”. E’ l’ennesimo botta e risposta tra chi insegna e chi fa politica. Una diatriba che sembra andare oltre le mere antipatie personali e riporta a una casta di intellettuali che, quando esprime la propria posizione, sembra che dia fastidio una certa politica liberticida. Una politica che ricorda molto da vicino un certo Joseph Goebbels, delfino di Hitler, quando diceva in modo convinto: “Quando sento parlare di intellettuali, estraggo la pistola”. Ma forse la storia non insegna nulla e tende sempre a ripresentarsi in altre forme.