Negli ultimi tempi sembra che sia nato un nuovo movimento femminile: il Metoo anti-stronzi. E’ un movimento nuovo che dà la caccia agli uomini che seducono le donne e poi le abbandonano, magari perché stufi del loro carattere. Vicende vissute come un’ingiustizia da parte di certe donzelle, ma che fanno parte di quel tira e molla che caratterizza tutte le storie d’amore. Le donne si lamentano degli uomini che non si dimostrano all’altezza delle loro aspettative e le deludono. Ma in tutte le relazioni di coppia ci sono gli alti e i bassi e quindi certi amori finiti mali li hanno vissuti un po’ tutti. Ma queste donne ne fanno un dramma shakespeariano. Anche se in queste vicende non ci sono casi legati alla violenza fisica. Se un uomo non ti molla uno schiaffo e decide di andarsene per i fatti suoi, per quale motivo deve essere chiamato stronzo? Il Metoo anti-stronzi invece li demonizza, riversando su di loro ogni forma di frustrazione e di rancore, seppellendoli di insulti e perseguitandoli con un accanimento tale da far sembrare Glenn Close in Attrazione fatale come una che l’aveva presa con filosofia. Non c’è dubbio che tra gli uomini ci siano degli stronzi. Così come non c’è dubbio che tra le donne ci siano delle stronze. Ma credere che un maschio che ti molli debba essere visto come un mascalzone, mi sembra una volontà arcigna di infilarci dentro per forza il lupo cattivo. Un Metoo insensato che  non persegue solo maniaci e violentatori, ma si accanisce pure su quanti, dopo aver sopportato i ricci e i capricci di una donna, decidono alla fine di mandarla a fanculo.