Lo stupro pare essere diventato una moda negli ultimi tempi. Lo abbiamo visto con il caso Grillo. Ma in questo marasma di violenze e di abusi c’è anche chi non si ferma alle apparenze e prova addirittura a difendere gli stupratori. Non parliamo ovviamente di Beppe Grillo che, in un video incriminato, ha cercato di giustificare il suo rampollo. Parliamo di un uomo che ha difeso i violentatori di sua figlia, una ragazza di 18 anni, abusata da quattro giovani compresi tra i 20 e i 24 anni, mentre un quinto, minorenne, è indagato a piede libero. I quattro hanno invitato la ragazza a una festa. Lì, la giovane ha avuto un rapporto sessuale in una stanza al piano di sopra con uno di loro, per poi essere violentata da tutto il gruppo. Almeno questo è quanto raccontato dalla diciottenne. Sono stati gli stessi ragazzi a riaccompagnarla a casa. Una volta raccontato l’accaduto alla famiglia, il fratello ha portata la giovane dai carabinieri a sporgere denuncia. Gli accusati, ovviamente, si sono difesi, sostenendo che la loro amica era consenziente. Normale che in casi simili ci si difende. Meno normale che a farlo sia il padre della presunta vittima che, dopo aver definito gli stupratori “bravi ragazzi”, ha chiamato i carabinieri per difenderli, dicendo: ”Mia figlia vi ha raccontato dei fatti non veri. Era sotto l’effetto di sostanze alcoliche e quindi non era in grado di capire quanto accaduto”. Naturalmente, come sempre capita in queste occasioni, si sono scatenate le solite polemiche degli inquisitori da tastiera che, senza conoscere la storia né i particolari della vicenda, hanno inveito contro l’uomo condannando la sua difesa dei presunti stupratori. Una storia non ancora chiarita dalla magistratura, ma che ha trovato già un plotone di esecuzione pronto a fucilare un padre che, conoscendo la figlia meglio di chiunque altro al mondo, ha voluto dire la sua su questa triste storia. Una storia che, come capita nei casi di violenza dove c’è in ballo l’alcool, rende difficile capire dove finisce il consenso e dove inizia la violenza.