Anche Pippo Baudo è intervenuto sul caso Fedez confessando di non avere trovato per nulla corretto ciò che ha fatto il rapper: “Se avessi condotto io il concertone del Primo Maggio avrei spento le telecamere a Fedez durante il suo discorso“, da detto Baudo che dall’alto della sua esperienza come conduttore conosce bene il potere mediatico delle telecamere. Per l’ex presentatore siciliano Fedez ha esagerato facendo propaganda a favore della legge Zan. Un monologo che non c’entrava nulla con la festa del lavoro. Doveva cantare e fare spettacolo, mentre ha fatto ogni cosa tranne che cantare, e solo per protagonismo, per mettersi in mostra, per catalizzare l’attenzione su di sé, approfittando della visibilità concessa da una sede che non era sua e che avrebbe dovuto rispettare. “Se tu vieni a casa mia e io ti ricevo nel mio salotto, io voglio sapere cosa ci vieni a fare“, ha detto Baudo, rimarcando così anche l’errore fatto dai vertici Rai di non aver messo subito in chiaro cosa doveva fare e cosa non doveva fare il tatuato. Troppo complesso e delicato il tema della legge Zan da poter essere affrontato così, senza criterio, solo per incitare pubblico e spettatori, ha aggiunto l’ex conduttore, che si sarebbe aspettato che si parlasse di lavoro e invece si è parlato di tutto tranne che di lavoro. “Gli argomenti che Fedez ha toccato sono complicati e non si può utilizzare il mezzo pubblico in maniera così indiscriminata. Bisogna stare attenti perché si ripercuote sulla società in modo divisivo”. Sulla scelta della Rai di querelarlo Pippo è deciso e non fa sconti al cantante. “Per querelarlo ormai è troppo tardi, equivarrebbe solo fargli il doppio della pubblicità“. Giusto. Non bisogna querelarlo, ma escluderlo da tutti i palinsesti televisivi e radiofonici e relegarlo a fare i suoi monologhi nei bar di periferia. Si, questo si può fare. E per un artista sarebbe anche peggio di una condanna.