Antonio Di Fazio, il manager arrestato per aver violentato quattro ragazze, aveva una doppia personalità. Apparentemente aveva una vita normale. Lavorava come amministratore della Globa Farma, abitava in un bell’appartamento a Milano, amava le auto, i viaggi e i locali alla moda. Ma Mister “Barbablu” era anche “Antonello”, il millantatore in possesso di tesserini falsi che attestavano la sua appartenenza ai servizi segreti. Uno 007 in stile James Bond impegnato in fantomatiche missioni importanti. Un giorno fu condannato perché, per evitare controlli stradali, esibiva tesserini contraffatti della guardia di finanza, oltre a possedere una pistola giocattolo e un lampeggiante blu delle auto di servizio, che teneva in macchina. Antonio Di Fazio millantava anche importanti conoscenze nell’alta società e vantava grandi affari all’estero che, però, si erano rivelati inesistenti. E si sarebbe anche spacciato per “alto commissario per l’emergenza Covid. Tutto questo lo faceva per far colpo sulle donne, sempre affascinate da uomini importanti. Ma evidentemente ciò non dev’essere servito a molto, perché Barbablu aveva preso la brutta abitudine di cacciare giovani e belle ragazze in cerca di stage e opportunità lavorative nell’azienda farmaceutica per abusarne, dopo averle narcotizzate, e poi fotografarle per documentare il “trofeo conquistato”. Un impostore, insomma, un mitomane che somiglia molto a quegli individui che, anche se realizzati sotto il profilo professionale, a livello di relazioni con l’altro sesso si dimostrano un autentico fallimento.