1. L’inizio: qua e là

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

Strabuccinator T-799+

ovvero

la vendetta di Strabuccino

1. L’inizio: qua e là

1/8/20XX ore 23:55 – Da qualche parte a Los Angeles.

Il vicolo buio appariva ancora più stretto soffocato com’era dai cumuli di rifiuti ammassati ai suoi lati. Improvvisamente scariche azzurre di energia elettrostatica che saettavano rimbalzando avanti e indietro sull’asfalto sporco lo illuminarono di una luce spettrale. I coperchi dei bidoni tremarono, la lampadina dell’unico lampione funzionante si spense e un carrello carico di sacchi di lattine vuote iniziò a muoversi lentamente. L’energia parve crescere e accumularsi: i lampi si intensificarono mentre un ronzio elettrico divenne sempre più intenso facendo vibrare l’aria densa e umida come se un vecchio condensatore si stesse sovraccaricando. A un tratto una scarica più violenta colpì il carrello e lo fece schizzare contro il muro: un barbone nascosto sotto coperte logore e consunte si svegliò. Si guardò intorno confuso, con gli occhi cisposi, chiedendosi se quello che vedeva era reale o un’allucinazione provocata dell’ultima sbronza. Poi l’energia elettrostatica si concentrò raddensandosi in un globo luminoso, fermo a due metri dal suolo, che iniziò a pulsare sempre più rapidamente. Dopo pochi attimi esplose con un lampo abbagliante accompagnato da una violenta ventata calda: il vecchietto fece appena in tempo a chiudere gli occhi che si ritrovò spinto a terra sulla schiena. Quando li riaprì vide davanti a sé, esattamente sotto a dove fino a pochi istanti prima c’era stata la luce globulare, un imponente omaccino nudo, accovacciato su se stesso, col capo chino. La minacciosa figura si alzò: le gambe magre, il torso smunto e le braccia poco sviluppate incutevano un istintivo timore ed evidenziavano un membro lungo e grosso nonostante fosse completamente flaccido. Il colorito verde vomito e la chierica spelacchiata, coronata da lunghi capelli bluastri e untuosi sulla nuca e sulle tempie, quasi passarono inosservati.

Mentre il vecchio si ritirava tremebondo nell’apparente sicurezza della sua scatola di cartone l’omaccino si guardò intorno e un sinistro bagliore rosso trasparì da dietro i suoi occhi. La creaturina, ignorando il vecchio nascosto sotto i suoi cenci sudici, si allontanò con disinvolta sicurezza mentre il suo membro oscillava, come una pesante proboscide, al ritmo dei suoi passi decisi.

***

20/8/20XX ore 11:21 – Sala Riunioni Jeffrey Dahmer, piano -2, base operativa segreta ItacaXX dello SHITS di Pittsburgh, Pennsylvania.

Il corpulento colonnello tamburellava le dita grassocce della mano destra sul tavolo mentre la sinistra era stretta in un impaziente pugno.

Questa squadra non mi piace… – pensò cupo – anche se è stata assemblata dall’IA secondo un algoritmo pseudocasuale, pressioni politiche, principi di inclusività farlocchi e i soliti favori e favoritismi, a me, il risultato comunque non piace.

Lo SHITS dovrebbe scegliere uno a uno i propri uomini fra i migliori delle varie agenzie governative e perfino dall’Esercito e dai Marines, invece… – sospirò fra sé – …per non parlare degli altri due…

Il colonnello aveva in mente la collaborazione con l’ospedale psichiatrico per criminali violenti di Scranton nell’ambito della recente politica di recupero, valorizzazione e integrazione dei pazienti più psicotici ed emotivamente instabili. Soprattutto però non digeriva quella che il governatore della Pennsylvania aveva definito una sorta di “alternanza fra scuola e lavoro”: il risultato era stato che la scuola elementare Shauna Grant gli aveva mandato, direttamente dalla California, un alunno moccicoso di sette anni, il piccolo Timmy, ritenuto il più adatto per il posto perché si era disegnato come agente segreto che sparava e tagliava la testa ai “cattivi”.

Che poi il sub agente Locoano… detto il “Loco” ma ancora non ho capito perché… non mi pare malaccio: è un armadio, un pelato serio, con i capelli sempre ben curati, pieno di tatuaggi e molto silenzioso: durante le riunioni si accontenta di affilare il suo coltellaccio, sta zitto e non disturba. Il suo dossier specifica che ha in IQ di 85: non male… quasi quanto il mio… – ricordò osservando l’omone seduto all’altra estremità del tavolo, col nano assassino alla sua destra e la dottoressa Saltenberger von Krausslofter alla sua sinistra.

E oltretutto mi sembra che si stia integrando bene: lo vedo che sbircia il petto e le cosce della dottoressa alla sua sinistra. Deve essere un tipo protettivo: mi sembra che la consideri come una sua sorellina o roba del genere…

Il problema invece è quella peste del piccolo Timmy: appena arrivato ha iniziato a fare le bizze perché voleva una pistola anche lui. Ma è possibile dare a un bambino di sette anni una vera pistola? Alla fine per farlo stare zitto gli ho fatto avere una calibro .22 che tanto, anche se gli dovesse partire per errore un colpo, non ammazzano niente di più grande di un ratto… – pensò disgustato – …ma invece di mettersi buono ha continuato a piangere dicendo che non voleva un “pistolino”: io gli ho spiegato che non potevo farci niente, che le “regole” sono queste… che fra una decina di anni sarebbe cresciuto da solo… ma non ha voluto sentire ragioni. Fortunatamente è intervenuto il nostro prete, padre Rucola… ah! lui sì che con i bambini ci sa fare!… l’ha portato in un angolo per fargli un discorsetto serio e… dieci minuti dopo… il piccolo Timmy era divenuto calmo e pallido. Padre Rucola, apparentemente soddisfatto, mi ha fatto un cenno di assenso per dirmi che aveva risolto – ricordò compiaciuto il colonnello osservando come il bambino si fosse seduto all’ultimo posto disponibile alla sinistra della dottoressa.

Comunque mi piace questo prete: lo farò diventare il mio secondo e gli darò la mia fascia da colonnello se mi dovessi assentare. Almeno mi risolve problemi invece di crearmeli… anche se, a guardarlo bene, un po’ mi ricorda il terribile Don Stronz dell’orfanotrofio dove sono cresciuto… – rabbrividì al solo ricordo.

Ah! ed ecco che arriva proprio lui, padre Manmonner Rucola… si guarda intorno e… sì, ha visto che non può sedersi accanto a Timmy né direttamente di fronte a lui perché c’è già quel ciccione dell’agente North West… e, infatti, si è seduto accanto a North West così almeno me lo tiene comunque d’occhio: bravo Rucola

L’agente Peter August North West non mi piace: è troppo timido… anche se però stamani è arrivato per primo e ha portato le ciambelle… anche se deve essersene mangiate metà da solo…

Ma la squadra è questa e devo lavorare con il materiale disponibile… – pensò il colonnello mentre una smorfia di disgusto gli attraversò per un attimo il volto squadrato, solitamente impassibile quando non accesso dalla rabbia.

Avevo chiesto di trovarci qui dieci minuti prima del normale inizio dell’orario di lavoro perché li volevo vedere arrivare uno a uno: questa è una squadra appena creata e le dinamiche di come reagiscono è estremamente istruttiva. Il primo ad arrivare è stato il ciccione: evidentemente non è solo sovrappeso ma deve essere anche insicuro e ansioso… sigh… ma ecco che arrivano anche gli altri.

In quel momento infatti un gruppo di uomini entrò chiacchierando nella sala.

Un gregge di pecore, ma vediamo: li guida lo psichiatra, è il più anziano, probabilmente è seccato perché non ha avuto lui il ruolo di referente scientifico toccato invece alla dottoressa Saltenberger… ora cerca sempre di mostrare quanto è bravo e preparato e di farsi ben volere dal resto della squadra: fa a tutti ricette senza storie né domande… un brav’uomo in effetti. E logicamente viene a sedersi alla mia sinistra…

Accanto a lui, nel posto libero alla destra del nano assassino, si siede il pervertito della squadra, cioè l’indispensabile esperto informatico: probabilmente sta cercando di farsi prescrivere una ricetta dal dottore…la sua scheda dice che fa largo uso di sonniferi… chiaro: è un informatico…

Beh, finalmente, seppure con un piccolissimo ritardo, siamo tutti… no! è rimasto vuoto il posto alla mia destra! Chi manca? – si chiese sorpreso e seccato il colonnello – uhm… Black c’è, Parakulovsky è accanto… e mi saluta ossequioso… l’Ingegnere è lì che già dorme, il nostro transessuale è seduto, annoiato come al solito, all’altra estremità del tavolo e quindiquindi, ovviamente, non poteva che mancare quell’esibizionista del capitano Carl Mac Burgerein: l’unico volontario dello SHITS…

Ma basta aspettare! – decise improvvisamente – gli farò un bel discorsetto quando si degnerà di arrivare…

Con sguardo severo osservò i presenti che lo guardavano attenti e silenziosi. In tutto una dozzina di facce lo scrutavano con un misto di timore ma anche con quell’attenzione utile a cogliere le sfumature del suo cipiglio. Fra tutti i presenti spiccava la delicata figura dell’unica donna della compagnia: la dottoressa Lily Ruth Saltenberger Raden von Krausslofter. La donna sedeva quasi in fondo al lungo tavolo rettangolare, fra il piccolo Timmy e Santos Locoano, che aveva già iniziato ad affilare il suo coltellaccio. La dottoressa era una giovane donna bionda con una faccia da bambina che i grandi e ingenui occhi azzurri, insieme alla pelle liscia e candida, facevano apparire ancora più giovane. Per questo cercava di sembrare più matura e professionale portando i capelli lunghi e lisci in due trecce con fiocchi rossi e indossando occhiali da sole a forma di cuore con una montatura fucsia, rossetto rosa brillante e un lecca lecca sempre in bocca per darsi un tono contegnoso. Diversamente dagli altri, stava controllando i propri appunti visto che sarebbe stata proprio lei ad aprire la riunione.

La dottoressa sembra un elemento serio e affidabile ma l’istinto mi dice di non fidarmi…

Il direttore batté la mano sul tavolo e disse, facendo scorrere lo sguardo su tutte le facce senza rivolgersi a nessuno in particolare «Qualcuno di voi già mi conosce. Sapete che vado dritto al sodo: io darò gli ordini e voi obbedirete. Non “bi”, non “bo” o “ba” ma “sissiignore”, scattare e ubbidire! Non vi farò da balia: non sarò il vostro paparino né il vostro confessore. Per i vostri peccati, chi vuole, può rivolgersi al nostro esorcista: padre Oliver Jack Orson Manmonner Rucola!»

Padre Rucola per un attimo distolse lo sguardo predatorio dal piccolo Timmy e assentì, annuendo serio al resto degli uomini che lo guardavano.

«Di solito alla prima riunione della squadra ci si presenta, e si racconta chi siamo, le nostre esperienze, dove abbiamo trascorso le vacanze estive… ma a me queste chiacchiere da donne che bevono il al bar non piacciono. Chi è venuto qui pensando di fare conversazione ha sbagliato posto!»

«Qui si lavora e si lavora sodo: ci conosceremo collaborando insieme. Per adesso vi basti sapere che io ho i controcoglioni e mi aspetto che tutti voi mi dimostriate di avere le palle al posto giusto!… ovviamente non lei dottoressa Saltenberger. Non si preoccupi: ho notato che è una donna e da lei non mi aspetto niente…» – disse rivolgendosi direttamente alla dottoressa che, imbarazzata, distolse lo sguardo arrossendo.

Il colonnello non si accorse della sua reazione ma in compenso notò quella dell’agente Murray van Gallen al quale era sfuggito un risolino maligno vedendo la Saltenberger von Krausslofter arrossire.

Guarda come ridacchia il nostro transessuale mentre squadra la dottoressa… e ha avuto la faccia tosta di dirmi che è un transessuale lesbico: vuole diventare una donna a cui piacciono le donne… ma lo so che ha rifiutato più volte l’operazione: lui vuole solo avvantaggiarsi della corsia preferenziale riservate alle minoranze… ma gliela farò passare io la voglia di fare il furbo!

«Agente van Gallen sta guardando qualcosa di interessante? Io sarei qua, proprio di fronte a lei!» – e, per ribadire bene il concetto, aggiunse « non mi piacciono i distratti e gli sfaticati infingardi…»

Poi il colonnello si ricordò della vera pecora nera della squadra e guardò l’unica sedia ancora vuota alla sua destra. Si lasciò sfuggire un sospiro stanco scuotendo la testa brizzolata dai capelli tagliati cortissimi e proseguì «… né, soprattutto i ritardatari!»

«L’alto comando dello SHITS ci ha assegnato una missione e noi la porteremo a termine o moriremo nel tentativo!» – riprese dopo una brevissima pausa prima di passare a concludere.

E ora, per chiudere la mia arringa, il discorsetto motivazionale che mi ero preparato!

«Uno per tutti e tutti per due: lo SHITS e il colonnello!» – urlò balzando improvvisamente in piedi e alzando solennemente in aria la propria penna.

Gli uomini della squadra si guardarono l’un l’altro colti alla sprovvista ma lo psichiatra, il dottor Hans Vladimir Nigorosky fu il primo a riprendersi: a sua volta si alzò in piedi e gridò «Uno per tutti!» aspettando poi che i suoi colleghi lo imitassero e infine, tutti insieme all’unisono, urlarono «e tutti per due: lo SHITS e il colonnello!»

Ottimo, ottimo! mi sembra che la squadra sia ben motivata adesso! E questo dottor Nigorosky Stracovich, nonostante il nome russo, sembra in gamba… forse ho sbagliato a preferirgli la dottoressa Raden Saltenberger: non dovevo fidarmi troppo del suo dossier con le quattro lauree e le sue presunte tendenze psicopatiche. Tutti i dottori sono un po’ matti si sa…

Dopo qualche attimo, acquietatisi i commenti eccitati, il colonnello controllò il suo orologio, sbuffò, e disse rivolgendosi alla donna: «Dottoressa Lily Ruth Saltenberger Raden von Krausslofter adesso tocca a lei: le prego, ci spieghi la situazione.»

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1. L’inizio: qua e làultima modifica: 2024-03-01T14:25:43+01:00da IpostasiRiflessa

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