3. Il piano inclinato ma non incrinato

<span style=”font-family: ‘Ubuntu Condensed'”><b>Attenzione!</b> Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!</span>

3. Il piano inclinato ma non incrinato

Appena la dottoressa tornò a sedersi al proprio posto fu il turno del colonnello di prendere la parola alzandosi in piedi. Si appoggiò con entrambe le mani al tavolo e, squadrando severamente le facce che lo guardavano con gli occhi sgranati, disse «Signori qui ci vuole un piano: e il piano è “Fermare questo maniaco, creatura, vagone del treno o qualunque cosa esso sia”. Avete capito? “Fermare questo maniaco”, punto. Ci sono domande o commenti?»

Subito il capitano Carl Patt Scott Jr. Mac Burgerein ne approfittò per prendere la parola «Credo che dovremmo procedere su più fronti: verificando comunque tutti i conoscenti potenzialmente sospetti delle sorelle Lloyed McMundsen Packman; questo senza tralasciare però…»

«Allora non ha capito niente!» – urlò minaccioso il colonnello «Dobbiamo attenerci al piano, e il piano è chiaro: “Fermare questo maniaco” non fare oziose indagine e ricerche: se ha voglia di perdere tempo a risolvere enigmi si diverta a risolvere cruciverba quando è a casa! Qui si lavora: come dico io, quando lo dico io e dove lo dico io! Lei capitano non si deve mettere a improvvisare e a fare di testa sua! Non è così che lavora la mia squadra: bisogna attenersi al piano! Ha capito capitano Karl Patt Scott Jr. Mac Burgerein o vuole che le faccia vedere i miei controcoglioni mettendoli qui sul tavolo?!»

«Veramente mi chiamo Carl Patt Scott Jr. Mac Burgerein…»

«Lei si può chiamare come vuole: se fosse un ascensore o un taxi potrebbe farlo con un dito o magari si potrebbe chiamare con un cellulare: non è questo il punto. Il punto è un piccolo pallino fatto con la biro mentre il piano è un piano perché è liscio, altrimenti non si chiamerebbe così: lei non ci deve aggiungere buche o protuberanze, mi ha capito “Signor So Io Come Mi Chiamo”?!» – chiese il direttore divenuto paonazzo mentre puntava il proprio tozzo indice contro il capitano. Anche gli altri partecipanti alla riunione si scambiarono parole di disappunto per il comportamento impulsivo del capitano Mac Burgerein; solo la dottoressa Saltenberger Raden von Krausslofter lo guardò con occhi colmi di languida ammirazione e, quando lui incrociò il suo sguardo, subito gli dimostrò inconsciamente la propria attrazione animale: prima umettandosi le labbra con la lingua e poi infilandosi in bocca il proprio pollice e succhiandolo lascivamente mentre lo muoveva dentro e fuori. Ma Mac Burgerein era concentrato sul caso e completamente cieco ai romantici quanto sottili segnali della dottoressa.

«Voglio che sia chiaro a tutti» – annunciò solennemente il colonnello «Io sono il direttore di questa squadra e sul piano non transigo. A me la geometria non euclidea fa una pippa! Faremo come dico io: non ammetterò che venga minimamente deformato e, per chi se lo domandasse, non mi chiamo John Gordon Pot Sr. Snurf Kack Tualet per nulla!»

Quando il colonnello Snurf Kack Tualet uscì dalla sala riunioni X3 quasi tutti i membri della squadra lo seguirono immediatamente, accodandosi alle sue spalle, congratulandosi per il suo piano e cercando di carpirne la benevolenza. Ma tre individui erano rimasti all’interno: il capitano Mac Burgerein, che studiava con assorta attenzione i propri appunti, la dottoressa Saltenberger Raden von Krausslofter che lo fissava sorridendogli maliziosamente e, infine, l’ingegnere dai ricci capelli unti e brizzolati che, completamente immobile, era riverso sul tavolo delle riunioni forse morto o, più probabilmente, addormentato.

La Saltenberger Raden von Krausslofter cercò di attirare l’attenzione della sua preda schiarendosi la voce e tossicchiando ma fu tutto inutile. Decise così di essere un po’ più diretta visto che gli uomini di genio, come sicuramente doveva essere il capitano, hanno spesso la testa fra le nuvole: si sedette al contrario sulla sedia, tirandosi su la gonna e mettendo le gambe, fasciate da semplici calze a rete nere con dei fiocchi elastici a metà coscia, a cavalcioni sui braccioli. Quindi iniziò a sculacciarsi con dei sonori {smack} accompagnati da gridolini di perverso piacere mentre fingeva di cavalcarla muovendo il bacino avanti e indietro e facendo oscillare la sedia come fosse uno stallone recalcitrante.

«Dottoressa?» – chiese finalmente il capitano Carl Patt Scott Jr. Mac Burgerein.

«Sìi? Mi vuole?» – rispose lei ammiccando languidamente per poi, senza fretta, correggersi «Cioè COSA vuole? Posso fare qualsiasi cosa per lei, lo sa vero?»

La dottoressa Ruth von Krausslofter nel frattempo si era sbottonata la camicetta e si stava torcendo un piccolo capezzolo turgido e adesso fissava intensamente il capitano con i suoi occhioni azzurri e con la bocca morbida appena socchiusa.

«A quanti minuti di distanza sono nati i tre neonati?»

«Ah… ehm… pochi, ma dovrei verificare per risponderle esattamente… magari stasera a casa mia potremmo farlo insieme? …nella vasca idromassaggio per concentrarci meglio?»

«No, non c’è fretta: dubito che sia importante. Mi farà sapere appena può…» – e si rituffò nell’analisi dei suoi appunti aggiungendovi rapidamente nuove annotazioni.

Frustrata e irritata la dottoressa Lily Ruth Saltenberger Raden von Krausslofter si levò le mutandine e le tirò con violenza contro il capitano: l’uomo fu colpito a una spalla ritrovandosi con una macchia bagnata sulla camicia inamidata. Le mutandine rimbalzarono invece sul pavimento con uno {splash} schizzando tutto intorno. Il gesto sembrò scuotere Mac Burgerein che si alzò, vide l’indumento intimo a terra, lo raccolse e lo strizzò torcendolo con le vigorose mani callose, pelose e con le unghie sporche proprio come piacciono alle donne. Poi si avvicinò alla dottoressa e, guardandola con occhi maschi, gliele porse dicendole «Queste le devono essere cadute per sbaglio…»

La von Krausslofter, che non voleva ammettere il suo interesse uterino per l’uomo, rispose con noncuranza «Oh… si grazie! Mi devono essere scivolate via durante la presentazione perché hanno l’elastico un po’ allentato… meno male che se ne è accorto lei! La maggior parte dei nostri colleghi le avrebbero usate per masturbarsi prima di rendermele imbrattate del loro caldo e viscido seme, forse con la speranza che me le rimettessi davanti ai loro occhi senza accorgermi di nulla… sono dei tali porcelli… tutti…anche il timido North West, o l’agente Black sempre scuro in volto, o l’Ingegnere quando è sveglio, l’agente Parakulovsky… solo lei capitano mi guarda come una donna che, sebbene bellissima, è prima di tutto una dottoressa e non una collega sulla quale sfogare la propria libidine maschile…»

«Immagino immagino…» – rispose il capitano che però già pensava ad altro.

Anche lui immagina già di volermi sposare! Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, siamo fatti l’uno per l’altra!

Dopo aver riposto i propri appunti nella valigetta, il capitano salutò distrattamente la donna e uscì «ci rivedremo alla prossima riunione allora. Arrivederci!»

Credo di piacergli – pensò la von Krausslofter.

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3. Il piano inclinato ma non incrinatoultima modifica: 2024-03-08T00:01:03+01:00da IpostasiRiflessa

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