4. Nella vecchia fattoria ahi! ahi! ohi!

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

4. Nella vecchia fattoria ahi! ahi! ohi!

20/8/20XX ore 22:41 – Fattoria Fushan, contea di Warrens, Wisconsin

Cavolina era già a letto: indossava una vestaglia da notte rossa di pizzo tutta trasparente. Sotto di essa portava mutandine e reggiseno a loro volta color porpora. Faceva caldo nonostante la finestra aperta: solo le cicale frinivano senza sosta nei campi intorno alla fattoria; Cavolina invece, nonostante avesse appena fatto una doccia rinfrescante, stava nuovamente iniziando a patire il caldo mentre appoggiata al capezzale del letto, col cuscino dietro la schiena, tutta compresa si dava lo smalto, rosso ovviamente, sulle unghie dei piedini.

La fedele oca Selvaggia IV era andate a fare i suoi bisogni nella lettiera in un angolo della camera e, dopo aver raspato per diversi secondi la sabbia sulle feci, dette al mucchietto risultante una rapida sniffata col becco per poi dirigersi verso il letto. Senza aspettare il permesso della padrona, vi saltò sopra e iniziò a fare le fusa. Cavolina le lanciò uno sguardo severo con i suoi grandi occhi blu «Bada Selvaggia: rimani sulla copertina in fondo al letto e cerca di non vomitare come ieri sera: non dovresti mangiare i topini che catturi se poi non li digerisci!» – ma l’accenno di sorriso disegnato sulle labbra perfette lasciava trasparire tutto il suo affetto verso la fedele amica pennuta.

Chissà che buon arrosto verrà fuori… – pensò infatti.

Selvaggia socchiuse gli occhi guardando la padrona con lussurioso amore ochino ma le obbedì: si mise ad artigliare ritmicamente la coperta con le zampine palmate, fece tre giri su se stessa e si acciambellò in fondo al letto sempre continuando a fissare la sua padroncina con gli occhi ora socchiusi.

La serata era però particolarmente afosa e la ragazza iniziava a trovare il caldo insopportabile: si sarebbe volentieri liberata della sua biancheria intima, oltretutto il reggiseno troppo piccolo le strizzava fastidiosamente il candido seno.

Ma a Pisellino piace così tanto strapparmela a morsi prima di leccare le mie parti più accaldate per gustare il sudore salino e gli altri miei afrori più intimi…pensò Cavolina sospirando.

Ho propria voglia di rotolarmi nel letto avvinghiata a Pisellino… ovviamente niente di sessuale si intende! Pisellino è per me solo il mio fratellino preferito e nulla più! se ha problemi a dormire non c’è niente di male a distrarlo come posso: del resto se non c’è penetrazione vaginale non si può certo chiamare sesso… uff! Se solo la gente del paese non fosse così bigotta… – pensò ricordandosi degli sguardi corrucciati degli abitanti del vicino paese quando, la domenica precedente durante la messa, Pisellino gli aveva innocentemente sistemato il reggiseno aggiustandole la posizione del seno al suo interno.

Cavolina sbuffò scuotendo la testa e iniziò ad accomodarsi le mutandine per cercare di capire quale fosse la posizione ideale per mostrare la giusta quantità di soffice peluria biondo scuro che più piaceva a Pisellino.

Poi, per tentare di attenuare la sensazione di caldo, decise che poteva almeno togliersi la vestaglia la quale, per quanto leggera, le sembrava pesare soffocante sulla sua pelle bollente – la metterò qui sopra l’abat-jour… ecco, proprio così: questa luce rossa soffusa dovrebbe aiutare Pisellino a trovare il giusto umore per dormire…

Proprio in quel mentre sentì la porta al piano di sotto aprirsi rumorosamente – strano… di solito Pisellino è molto silenzioso perché si diverte a sorprendermi all’improvviso per impaurirmi

Anche Selvaggia aveva notato il suono sospetto e, pur rimanendo accoccolata su se stessa, aveva alzato il lungo collo e guardava ora la porta ora la padrona.

«Pisellino sei tu?!» – chiese Cavolina con voce stentorea.

Ma dal piano di sotto non giunse nessuna risposta ma si udì un chiaro scricchiolio.

Quello è il gradino con la crepa da riparare! – pensò Cavolina lasciandosi sfuggire un sospiro.

«Ti prego, sei tu Pisellino o magari sei solo un innocuo opossum che si è perso e non ritrova la via di casa?»

Cavolina smise di respirare sforzando le orecchie nel tentativo di percepire anche il minimo suono; anche Selvaggia, compresa la tensione, si alzò sulle zampe pronta a scattare. Improvvisamente si udì il fracasso di qualcosa che va in frantumi.

Il vaso delle ceneri della nonna sul pianerottolo! intuì Cavolina sussultando.

«Pisellino, ti prego, così mi fai paura: se sei tu dimmelo!» – esclamò lei «Oppure, se sei un goffo opossum cocainomane entrato in casa in cerca di roba per sballarti, vattene via e non sniffarti la mia nonnina!»

Ma di nuovo né Pisellino né l’eventuale opossum tossicodipendente risposero ai disperati appelli della giovane ragazza.

Selvaggia guardò la sua padroncina e vedendone il terrore negli occhi saltò giù dal letto nascondendosi sotto di esso.

Nel frattempo arrivò il rumore leggero, ma chiaramente distinguibile, di passi sul tappeto davanti alla porta della camera.

Con un filo di voce, tutta rannicchiata su se stessa, Cavolina chiese supplichevole C’è qualcuno dietro quella porta? Sono solo una debole biondina minuta, ma ben proporzionata, che ora è indifesa, morbida e semi nuda: se tu sei Pisellino ora è il momento di smettere di scherzare perché la burla non è più divertente! Se invece sei l’opossum tossico che si è perso e cerca di tornare a casa sappi che la mia piccola e umida tana non è quella che cerchi: vattene via quindi e prenditi pure i contanti giù nel vaso dei biscotti sulla credenza ma, ti prego, non farmi del male!»

Anche stavolta nessuno rispose ma Cavolina udì chiaramente il roco respiro porco del tipico maniaco stupratore psicopatico che si masturba un attimino prima di aggredire la propria vittima designata.

Cavolina capendo che la sua situazione si era ormai fatta disperata si preparò come meglio potette: si sdraiò sul letto sistemandosi bene il cuscino sotto la testa, poi divaricò le proprie gambe affusolate sollevando le ginocchia in alto e si aggrappò con le braccia alla testata di ferro battuto dicendo «Vieni avanti allora bruto ma sappi che non mi avrai facilmente e che mi batterò con tutte le mie forze per non essere violata

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4. Nella vecchia fattoria ahi! ahi! ohi!ultima modifica: 2024-03-13T00:01:03+01:00da IpostasiRiflessa

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