13. Il fallo prodigo

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

13. Il fallo prodigo

Barcollando come un ubriaco su dei pattini a rotelle sul ponte di una una nave in tempesta, Strabuccinator arrivò alla porta della camera di Baccabriciola. Non sapendo di essere ripreso dalle telecamere si prese un attimo per lisciarsi i capelli con un po’ di saliva e si rincalzò la canottiera nei pantaloni: poi, con un ruggito leonino, tirò un calcio alla porta ed entrò all’interno.

La stanza era enorme e il letto di Baccabriciola era all’altra estremità: lei lo aspettava inginocchiata vicino alla pediera nel suo pigiamino da suora.

«Devo stare attenta a non innervosirlo: probabilmente è più impaurito di me e non devo farlo scappare. Io almeno ho la mia fede che mi dà coraggio»disse a bassa voce Baccabriciola per non farsi sentire dalla creatura ma solo dai microfoni delle telecamere.

Frattanto Strabuccinator, evidentemente colpito dalla sicurezza dimostrata dalla giovane donna, le si avvicinò lentamente senza perderla mai di vista, temendo forse un qualche trucco.

Quando la creatura le fu più vicina Baccabriciola si ricordò dei ceri che ancora le riempivano le parti intime e bisbigliò «Devo mettere via i ceri purificatori: non vorrei che pensasse che siano delle armi…»

Così si tolse il cero dal tunnel dell’amore e prima di riporlo, per evitare di sporcare, lo leccò tutto metodicamente, con lentezza, voltando la testa di profilo e inserendoselo in bocca dall’alto in maniera da poterlo pulire anche con l’aiuto delle labbra. Lo stesse trattamento lo riservo anche al secondo cero che risultò essere ancor più saporito.

Gesti innocenti e spontanei, di semplice attenzione all’igiene, movimenti da sposa pudica e modesta che avrebbero indotto qualsiasi altro maschio alla castità e, forse, alla preghiera: ma al perfido Strabuccinator la visione dei grossi ceri usciti dalla foresta di folti peli neri della ragazza, fino a quel momento provvidenzialmente protetta alla sua lercia vista dalla corta tunica, fecero ribollire il suo sangue verde. L’aver incomprensibilmente attribuito a un atto di semplice pulizia impensabili connotazioni sessuali, pervase la losca creatura di esecrabile eccitazione.

Quando con le braccine si strappò la canottiera esibendo il suo muscoloso pancino verde marcio provocò alla ragazza un brivido caldo; ma fu quello che saltò fuori dai pantaloni che fece emettere a Baccabriciola un sospiro di ghiotta ammirazione reverenziale.

«Porca Eva!»esclamò osservando la grossa mazza nodosa che, sebbene solo parzialmente turgida, già arrivava oltre mezza coscia e, a ogni pulsazione, sembrava ingrossarsi e sollevarsi sempre più puntandola minacciosa.

«Questo mi ricorda propria la parabola del “pollo fritto che saltò fuori dalla padella dell’Epulone”! Qui però invece di un pollo è uscito fuori un tacchino imbottito di steroidi!» – esclamò la giovane donna «Ma, orsù, dimmi creatura che senza presentarti ti sei introdotta minacciosamente e con grida belluine nella mia accogliente dimora fingendoti un pellegrino bisognoso di asilo mentre ora mi mostri il tuo bordone minaccioso: che cosa vuoi da me?»

«NA! Baiv efulver schion…» – gli rispose semplicemente Strabuccinator.

«Il tuo dolce linguaggio melodioso mi ricorda il francese ma il colore verdastro della tua pelle, il maligno bagliore rossastro dei tuoi occhi e il tuo membro equino mi fanno pensare a un demone degli inferi giunto sulla Terra per tentare la mia labile volontà femminile. È così?»

«NA! Baiv efulver schion?»

«Lo sapevo!Sei un demone francese quindi! Quindi sei…»

«Strabuccinator T-799+» – le ricordò la creatura.

«No vabbè ho capito, Strabuccinator è il tuo nome d’arte, ma quando Lucifero ti chiama per farti accorrere a baciargli gli zoccoli solfurei usa il tuo vero nome: perché tu sei… Macronus! il demone dall’erre moscia, vero?!»

«Strabuccinator T-799+!» – ripetette la creatura sbuffando.

«Menti! Ma del resto tutti i demoni mentono!» – lo accusò Baccabriciola «Però anche se tu fossi un demone qualunque, e non il loro presidente Macronus, ti avverto: possiedimi pure a tuo piacere, anche ripetutamente, ma sappi che comunque don Luke ti esorcizzerà come sa fare lui… quindi, se vuoi, sono pronta: non ho paura di te! Se invece le mie parole ispirate dalla Fede ti hanno convertito, come spero, allora voltati e tornatene nelle profondità infernali da cui provieni.» – disse la coraggiosa e pia ragazza slacciandosi la tunica e sollevandosela fino a sotto il seno. Poi, come a sfidare la creatura, si stese sul letto davanti a lui e portò indietro le gambe tirandole a sé all’altezza delle ginocchia con le braccia salde.

Gli occhi di Strabuccinator strabuzzarono fuori dalle orbite: le gambe affusolate rivestite solo dalle calze a rete nere sarebbero già state da sole una visione molto stuzzicante ma più giù, incorniciata dalla giarrettiera monacale, vi era una fitta selva di pelo corvino: adesso la si poteva vedere chiaramente, le riempiva il solco delle natiche sode, nascondeva completamente la vulva e il pube, e risaliva verso l’alto fino ad arrivare appena sotto l’ombelico. Una ghirlanda di peluria che esaltava la più fresca freschezza della fessura della vita.

«NA! Baiv efulver schion?» – riuscì solo a dire interdetto.

La stessa mostruosa verga aveva interrotto la sua maestosa erezione e, anch’essa perplessa, sembrava ancora dover decidere se apprezzare o no la selva oscura che le si parava davanti.

Baccabriciola, rendendosi conto che la situazione rischiava di farsi imbarazzante, si mise a sedere incrociando le gambe sotto si sé «Se hai problemi, non ti preoccupare, ci penso io. Sono brava: anche mio marito quando torna dai suoi viaggi di lavoro, magari nemmeno troppo impegnativi perché deve solo scegliere una nuova giovane stagista fra le tante candidate, e nonostante la forzata astinenza sessuale che, poverino, deve mantenere anche per diversi giorni consecutivi, talvolta ha dei piccoli problemi di erezione. E io comunque amo sempre fare delle buone azioni quando mi è possibile. E del resto la parabola del “fallo prodigo” ci insegna che non è la verga eretta, pronta al proprio dovere, ad avere bisogno di femminee attenzioni orali ma è invece quella floscia e negletta.»

Baccabriciola saltò quindi giù dal letto e chiese a Strabuccinator «Per prima cosa, mi preferisci così come sono… oppure così?» – contemporaneamente si sollevò la pettorina di lino bianco che nascondeva l’ampia scollatura della sua tunica da carmelitana e si piegò in avanti cosicché la gravità spinse fuori le sue mammelle lattee dal reggiseno a balconcino e le espose pienamente alla vista del maschio bramoso.

L’effetto sul poderoso cannone verdolino e giallastro di lui fu immediato: esso ebbe un sobbalzo ben visibile e, subito, riprese a crescere e ad alzare lo sguardo del suo unico occhio verso il seno di lei.

Strabuccinator allungò una mano adunca verso le morbide forme che gli dondolavano davanti agli occhi ma Baccabriciola fu più veloce. Rapida saltò via spostandosi verso un sponda del letto «No demone sciocchino, non toccarmi adesso! Prima dobbiamo pregare in maniera che la forza della fede scenda nei nostri cuori: viene, inginocchiati qui accanto a me!»

Così dicendo Baccabriciola si era inginocchiata sul tappetino ai piedi del letto appoggiando i gomiti sul materasso mentre le mani erano giunte insieme per pregare.

«Che aspetti, vieni qui accanto a me! Esiti forse perché non conosci preghiere? Non ti preoccupare te le insegnerò io!» – disse con genuino entusiasmo Baccabriciola che ora doveva voltare la testa per guardare in faccia Strabuccinator. Egli si stava in effetti avvicinando a lei sebbene non esattamente verso il suo fianco.

I rapidi movimenti di Baccabriciola avevano infatti fatto risalire la sua corta tunica monacala su, fino a metà sedere, tanto che adesso la preziosa tana dell’amore era perfettamente visibile fra le natiche divaricate che, inconsapevolmente, la ragazza agitava mentre cercava la posizione più comoda per le proprie ginocchia.

Strabuccinator non era stato toccato dalla fede contagiosa di Baccabriciola ma era motivato da un più pressante stimolo di liberarsi del seme abbondantemente prodotto dalle sue ghiandole fungose. L’azione precedette non solo la parola ma persino il pensiero: in un attimo la vile, e probabilmente pagana, creatura si mise a sua volta in ginocchio non a fianco ma alle spalle della sposina. Si chinò in avanti e ficcò il suo brutto muso nella marmotta femminile finché la lingua non trovò ciò che allo sguardo era celato dal morbido e fitto pelo corvino.

«Oohh!» – commentò Baccabriciola sentendo la rozza ma lunga lingua di lui penetrare nella profondità del suo fiore femminile. Il maligno ha facile presa sulla debole volontà delle donne che presto e con facilità cedono ai loro istinti più luridi e animaleschi: così Baccabriciola, nonostante le lunghe ore di purificazione con i ceri, dopo pochi minuti di questa per lei insolita stimolazione iniziò prima a respirare affannosamente e poco dopo lanciò un lungo gemito di piacere mentre i suoi muscoli si contraevano spasmodicamente e un fiotto di liquido piacere muliebre si riversò direttamente nella bocca di Strabuccinator che lo bevve avidamente.

Nel frattempo la clava gonfia di lui sembrava sul punto di scoppiare e la creatura pensò che fosse giunto il momento di prendersi il proprio piacere. Staccò il volto dal bosco bagnato e odoroso di forti fragranze femminili e si afferrò la maschia arma per portarla al bersaglio.

«Aspetta! Fammelo ancora una volta! Non mi sono mai sentita purificata così bene!» – implorò Baccabriciola.

«NA! Baiv efulver schion?»

«Non comprendo la tua lingua demoniaca ma ti rispondo con ciò che dicono i vecchi Proverbi: tre sono le cose insaziabili, e ce n’è una quarta che non dice mai basta: la bocca della vulva”! Sarebbe peccato contraddire la Bibbia…» – si giustificò la devota ragazza.

Ma, mentre Strabuccinator stava decidendo se far fuoco col suo cannone oppure rimandare per caricarlo ulteriormente in maniera da sparare poi un colpo ancora più esplosivo, una voce alle spalle della coppia fece sussultare entrambi.

«Baccabriciola che fai!» – gridò una voce maschile stupita ma anche rabbiosa.

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13. Il fallo prodigoultima modifica: 2024-04-19T13:28:59+02:00da IpostasiRiflessa

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