Cammino tra gli alberi che mi hanno visto crescere e diventare l’uomo che conosci, lasciando la mente libera di fuggire.
Cammino tra gli alberi che mi hanno visto crescere e diventare l’uomo che conosci, lasciando la mente libera di fuggire.
\ r_{S}={\frac {2GM}{c^{2}}}
(è l’espressione del raggio di Schwarzschil)
Osservo
in caduta libera.
Sempre più vicino
all’orizzonte degli eventi.
Lo capisco, sai?
Chissà cosa mi aspettavo.
Questa spiaggia avrebbe dovuto essere la mia casa sicura, vicina al mio vecchio mondo. Ora invece sono qui e le onde cancellano le mie impronte. «Perché lo fate?» chiedo ai riccioli di spuma che mi rincorrono. «Cosa ho fatto per meritare questa forma di oblìo?»
Premo con forza i piedi nella sabbia bagnata e lancio uno sguardo di sfida alle piccole onde che si avvicinano timide. Una, la più coraggiosa, prende lo slancio e mi lambisce le caviglie e sussurra:
«Non è più il tuo mondo questo».
Guardo il mare dalla spiaggia, come facevi tu.
La tua vecchia fotografia è ormai sgualcita tra le mie mani, sai?
Il tuo viso serio mi fissa tra le pieghe della carta.
Ne seguo con i polpastrelli le linee. Ragnatele del tempo, rughe dell’anima.
Mi spiace. Ci sto provando, davvero, ma mi manca l’oceano. Ho sognato la terraferma per anni, ma qui anche l’aria è opprimente e pesante.
La cosa peggiore però lo sai cos’è, vero? E’ il rumore. Non ricordavo che la vita qui fosse tanto rumorosa. Nulla si muove in silenzio, non la nascita, non la morte.
Anche i miei pensieri sulla terraferma urlano. Li senti?
Li senti?