E se fosse di un poi, il noi?

Ho chiuso a chiave le porte, ho chiuso alcune finestre, ma attraverso il lavandino, il volto che ha stordito i miei giorni di sole che possiedo ancora, è apparso come un’immagine.

Non soddisfatto,è evaporato verso il cielo, facendo del suo viso il marchio dell’orizzonte che oggi guardo per scrivere quelle parole che partono senza pensare, senza immaginare.

Per quanto ragionevole possa sembrare, l’irrequietezza si muove attraverso il corpo come un virus che misura le forze di un torace che pulsa con un cervello che si ferma. Ora cosa fare?

Faccio il solito, peccato per la luce e pago per non essere forte e resistere, per giorni,  settimane dopo può renderti amore, appartenente al mio ogni giorno che ho, meglio se sì accanto al mio.

Trovandomi sul mio cuscino poco profondo, mi avvicino a tutto ciò che mi fa capire che un giorno posso diventare davvero pluralista negli occhi e nelle mani che legano il futuro.