Erano passati quindici anni da quando il padre l’aveva venduta al circo decadente che si era fermato vicino alla fattoria per prendere acqua e del cibo. A soli dodici anni e con la faccia piena di capelli, come una barba dai capelli morbidi ( anni dopo, aveva letto che la causa avrebbe potuto essere uno squilibrio ormonale, tipico della pre-adolescenza ) E quattordici anni fa, otto mesi e cinque giorni da quando il proprietario del circo l’aveva visitata per la prima volta nella cuccetta che le avevano improvvisato nel trailer della spazzatura. Le aveva messo un cuscino sopra la testa per non vedere la sua bruttezza. Si sentì morire. Passarono gli anni e lo skipper trovò altri letti da visitare. È scappata, la sua immaginazione è volata, ha lasciato il suo corpo. Stavo pensando alla bellissima trapezista, la donna più bella del circo.
Non parlava con nessuno, era strano tra i bizzarri. Nessuno aveva gesti di gentilezza con lei se non l’artista del trapezio che a volte le dava un sorriso. Dopo che i capelli iniziarono a cadere e non tornarono, fu costretta a indossare una barba falsa, attaccata al viso, che non le permetteva di dimenticare.
Guardando l’artista del trapezio, il suo cuore si stava ribaltando con i trucchi complicati. Si intrufolava nei paillettes che gli uscivano dall’allenamento e li riportò al loro posto. L’artista del trapezio non ha mai sospettato.
Un giorno la donna barbuta si ammalò. Nessuno si offrì di prendersi cura di lei, solo l’artista del trapezio venne a portarle del cibo. Si sedette sul bordo della culla e disse: “Non sei brutta”. Sentì ribollire il viso e non riuscì a pronunciare una parola. La guardò con gratitudine. Quando si sporse all’indietro per baciargli la fronte, sentì il bisogno di muoversi in modo che non fosse la sua fronte ma la sua bocca a ricevere il dono, ma non ci riuscì. Un altro giorno, un’altra volta, nel prossimo decennio..