La lettera scarlatta

La lettera scarlatta (Nathaniel Hawthorne – ed. Einaudi)

E tuttavia, come per la maggior parte delle nostre disgrazie, anche una calamità così grave reca con sé il suo rimedio e le sue consolazioni, a patto che la vittima, invece di esagerare il proprio danno, cerchi di trarne il massimo profitto. (44)

Ma nella nostra natura vi è una provvidenza, al tempo stesso meravigliosa e misericordiosa, in virtù della quale il paziente non conoscerà mai l’intensità di ciò che soffre al tempo della sua tortura, ma esclusivamente nei ricordi che lo strazieranno in seguito. (57)

La scena non mancava di un certo senso di terrore, quale sempre effonde lo spettacolo della colpa e della vergogna di un nostro simile, laddove la società non sia tanto corrotta da sorriderne, invece che rabbrividirne. (58)

Sarebbe offendere la più intima natura della donna obbligarla a svelare i segreti del suo cuore in piena luce e alla presenza di così gran folla. (67)

Non poteva più ottenere un prestito dal futuro, per sorreggersi durante il presente affanno. (81)

Siccome non poteva più considerare nessuno come suo amico, non riusciva a riconoscere il nemico quando questo si era effettivamente mostrato. (132)

– Prova degli affetti? Possiede qualche principio, che sia possibile scoprire?
– Nessuno tranne la libertà della legge infranta, – rispose… con voce tranquilla, come se avesse già discusso la cosa tra sé e sé. – Se poi sia capace di bene lo ignoro assolutamente. (136)

Nulla era più comune… che interpretare… fenomeni naturali… Come altrettante rivelazioni di origine sovrannaturale. …Tale illusione non può essere che il sintomo di una mente profondamente turbata, quale si riscontra in un individuo che, reso morbosamente introspettivo da una lunga e intensa pena segreta, ha abbracciato nel suo egotismo l’intera immensità della natura, sino al punto da considerare il firmamento null’altro che una pagina adatta per scriverci sopra la storia è il fato dell’anima sua. (157-158)

Deve essere ascritto a credito dell’umana natura che, quando nulla venga a turbare il suo egoismo, essa è più incline ad amare che a odiare. Per un graduale e silenzioso processo l’odio stesso si trasforma in amore, a meno che questo mutamento non venga impedito da una sempre nuova irritazione dell’originale sentimento di ostilità. (163)

Può darsi che si trattasse di orgoglio, ma era così simile all’umiltà… Il pubblico… è capace di negare la più ovvia giustizia, quando gli sia richiesta con troppa insustenza; ma molto spesso concede più del giusto, quando la richiesta venga indirizzata, siccome ai despoti piace, interamente alla sua generosità. (165)
Anche lei – come certe persone tutta la vita, – anche lei aveva bisogno di un dolore, che potesse penetrarla profondamente e renderla umana, capace di simpatia. (187)

Il metodo Catalanotti (Andrea Camilleri – ed. Sellerio)

‘Nveci la vita ha assà cchiù fantasia di nuautri. E lui dintra a quella fantasia voliva ristarici cchiù a longo possibili, forsi per sempri. Però sintiva il doviri di dari ‘na spiegazioni…, prima di troncari. (204)