La risata di Albertine

Andrée venne verso di me con una glissade; io contavo di andarmene quasi subito con Cottard dai Verdurin quando, di colpo, rifiutai definitivamente la sua proposta, preso da un desiderio troppo vivo di restare con Albertine. Il fatto è che l’avevo sentita ridere. E quella risata evocava all’istante i rosei incarnati, le profumate pareti contro le quali sembrava si fosse appena strofinata e di cui – acre, sensuale e rivelatrice come un sentore di geranio – sembrava trasportare con sé qualche particella quasi tangibile, irritante e segreta.

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Le amiche di Albertine

Albertine mi aveva fatto prendere nota delle date in cui si sarebbe assentata per brevi soggiorni presso certe sue amiche, e aveva anche voluto che ne trascrivessi l’indirizzo per il caso che, una di quelle sere, avessi avuto bisogno di lei, tenendo conto che nessuna di loro abitava molto lontano. E così, per poter trovare Albertine, s’annodarono con assoluta naturalezza attorno a lei, di fanciulla in fanciulla, dei legami fioriti. Oso confessare che parecchie delle sue amiche – ancora non l’amavo – mi regalarono, su questa o quella spiaggia, istanti di piacere. Quelle giovani, compiacenti compagne non mi sembravano, all’epoca, molto numerose. Ma recentemente, ripensandoci, i loro nomi mi sono riaffiorati alla memoria. Ho calcolato che, in quella sola stagione, non meno di dodici mi concessero i loro esili favori. Poi mi ricordai d’un altro nome, e furono tredici. Mi morse, allora, una sottile crudeltà di fermarmi a quel numero. Ahimè! dimenticavo la prima, Albertine, che non era più: e fu la quattordicesima.

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Anche nel mezzo d’un dolore, il desiderio fisico rinasce

Sebbene fossi ancora incapace di sentire nuovamente un desiderio fisico, Albertine ricominciava tuttavia a ispirarmi almeno un desiderio di felicità. Certi sogni di tenerezza condivisa, sempre aleggianti in noi, s’accompagnano volentieri, per una sorta d’affinità, al ricordo (a patto che sia già sbiadito) d’una donna con la quale abbiamo provato il piacere. Era un sentimento che mi evocava, del volto di Albertine, aspetti più dolci, meno gai, abbastanza diversi da quelli che m’avrebbe evocati il desiderio fisico; e poiché, rispetto a questo, era anche meno pressante, avrei preferito rimandarne la realizzazione al prossimo inverno, senza cercare di rivedere Albertine a Balbec prima della sua partenza. Ma, anche nel mezzo d’un dolore non ancora sopito, il desiderio fisico rinasce. Nel letto dove, ogni giorno, ero costretto per lunghe ore al riposo, mi auguravo che Albertine venisse a ricominciare i nostri giochi d’un tempo. Non succede forse che, nella stessa camera in cui hanno perduto un figlio, due sposi, subito di nuovo avvinti, diano un fratello al piccolo morto?

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori