Quelle carezze

Rivedevo Albertine seduta alla pianola, rosa sotto i capelli neri; sentivo sulle mie labbra che cercava di schiudere la sua lingua, la sua lingua materna, incommestibile, nutritiva e santa la cui fiamma e la cui rugiada segrete facevano sì che persino quando Albertine si limitava a farla scivolare sulla superficie del mio collo, del mio ventre, quelle carezze superficiali ma in qualche modo scaturite dall’interno della sua carne, rovesciata in fuori come una stoffa che mostri la propria fodera, assumessero anche nei toccamenti più esterni la misteriosa dolcezza d’una penetrazione.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

L’intelligenza di Albertine

L’intelligenza di Albertine mi piaceva perché, per associazione, ridestava in me ciò che io chiamavo la sua dolcezza, nel senso in cui chiamiamo dolcezza d’un frutto una certa sensazione che è solo nel nostro palato. E, in effetti, quando pensavo all’intelligenza di Albertine, le mie labbra istintivamente si protendevano e assaporavano un ricordo la cui realtà preferivo mi restasse esterna e consistesse nella oggettiva superiorità d’un essere. Certamente avevo conosciuto persone di intelligenza più spiccata. Ma l’infinito dell’amore, o il suo egoismo, fa sì che gli esseri che amiamo siano quelli la cui fisionomia intellettuale e morale è ai nostri occhi, la meno oggettivamente definita; li ritocchiamo di continuo a seconda dei nostri desideri e dei nostri timori, non li separiamo da noi, non sono altro che un luogo immenso e vago dove esteriorizzare le nostre tenerezze.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Un’impressione d’amore

Un’impressione d’amore è fuori proporzione rispetto alle altre impressioni della vita, ma è impossibile rendersene conto finché è dispersa in mezzo ad esse. Non è dal basso, nel tumulto della via e della ressa delle case circostanti, ma quando ci si è allontanati, dai pendii d’un poggio dei dintorni, a una distanza da cui tutta la città è scomparsa o non forma più, raso terra, che un ammasso confuso, nel raccoglimento della solitudine e della sera, che si può valutare, unica, persistente e pura, l’altezza d’una cattedrale.*

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

*È l’esperienza di chiunque si diriga verso Chartres, sia venendo da Parigi, sia nel piccolo treno proveniente da Illiers-Combray.