Il presupposto dell’amore

Fra tutti i presupposti che l’amore esige per nascere, ciò a cui tiene di più, e che gli fa chiudere un occhio sul resto, è la nostra convinzione che una persona partecipi a una vita sconosciuta nella quale il suo amore ci farebbe penetrare. Anche le donne che pretendono di giudicare un uomo soltanto dal suo fisico vedono in questo fisico l’emanazione di una vita speciale. È per questo che si innamorano dei militari, dei pompieri; l’uniforme le rende meno esigenti quanto al viso; sotto la corazza sono convinte di baciare un cuore diverso, avventuroso e dolce; e un giovane sovrano, un principe ereditario non ha bisogno, per fare le più lusinghiere conquiste nei paesi stranieri dove si reca, del profilo regolare che sarebbe forse indispensabile a un viaggiatore di commercio.

[Marcel Proust, Alla Ricerca del tempo perdutoDalla parte di Swann, traduzione di Giovanni Raboni, I Meridiani Mondadori ] p.123

Non amavo più Albertine

Non amavo più Albertine. Tutt’al più, certi giorni in cui il tempo, modificandosi, risvegliando la nostra sensibilità, ci rimette in rapporto con il reale, mi sentivo crudelmente triste se pensavo a lei. Soffrivo d’un amore che non esisteva più. Allo stesso modo i mutilati, con certi cambiamenti di tempo, sentono male alla gamba che non hanno più. La scomparsa della mia sofferenza e di tutto ciò che aveva comportato, mi lasciava diminuito come fa spesso il guarire d’una malattia che occupava molto spazio nella nostra vita. Probabilmente, se l’amore non è eterno è perché i ricordi non rimangono veri per sempre, e perché la vita è fatta di un perpetuo rinnovarsi delle cellule. Ma questo rinnovamento è pur sempre ritardato, nel caso dei ricordi, dall’attenzione che ferma, che fissa per un momento ciò che deve cambiare. E poiché il dolore, così come il desiderio delle donne, lo si ingrandisce pensandoci, avere molto da fare renderebbe più facile tanto la castità quanto l’oblio.

Marcel Proust, Albertine scomparsa II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

L’intelligenza di Albertine

L’intelligenza di Albertine mi piaceva perché, per associazione, ridestava in me ciò che io chiamavo la sua dolcezza, nel senso in cui chiamiamo dolcezza d’un frutto una certa sensazione che è solo nel nostro palato. E, in effetti, quando pensavo all’intelligenza di Albertine, le mie labbra istintivamente si protendevano e assaporavano un ricordo la cui realtà preferivo mi restasse esterna e consistesse nella oggettiva superiorità d’un essere. Certamente avevo conosciuto persone di intelligenza più spiccata. Ma l’infinito dell’amore, o il suo egoismo, fa sì che gli esseri che amiamo siano quelli la cui fisionomia intellettuale e morale è ai nostri occhi, la meno oggettivamente definita; li ritocchiamo di continuo a seconda dei nostri desideri e dei nostri timori, non li separiamo da noi, non sono altro che un luogo immenso e vago dove esteriorizzare le nostre tenerezze.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Un’impressione d’amore

Un’impressione d’amore è fuori proporzione rispetto alle altre impressioni della vita, ma è impossibile rendersene conto finché è dispersa in mezzo ad esse. Non è dal basso, nel tumulto della via e della ressa delle case circostanti, ma quando ci si è allontanati, dai pendii d’un poggio dei dintorni, a una distanza da cui tutta la città è scomparsa o non forma più, raso terra, che un ammasso confuso, nel raccoglimento della solitudine e della sera, che si può valutare, unica, persistente e pura, l’altezza d’una cattedrale.*

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

*È l’esperienza di chiunque si diriga verso Chartres, sia venendo da Parigi, sia nel piccolo treno proveniente da Illiers-Combray.