La duchessa di Guermantes e Swann

“E allora? qual è, in breve, la ragione che vi impedirà di venire in Italia?” insisté la duchessa, alzandosi per congedarsi da noi.

“Ma, cara amica, la ragione è che sarò morto da parecchi mesi. Secondo i medici che ho consultati, alla fine di quest’anno la mia malattia (che, del resto, può portarmi via da un momento all’altro) non mi lascerà, in ogni caso, più di tre o quattro mesi di vita, e sarebbe già tanto” rispose Swann sorridendo, mentre il lacchè spalancava la porta a vetri del vestibolo per far passare la duchessa.

“Ma cosa mi state raccontando?”, esclamò la duchessa, fermandosi per un attimo (s’era già avviata verso la carrozza) e alzando i suoi begli occhi azzurri e malinconici, ma pieni d’incertezza. Trovandosi, per la prima volta in vita sua, al bivio fra due doveri così diversi come salire sulla sua carrozza per recarsi a un pranzo, e testimoniare pietà a un uomo che sta per morire, non rintracciava nel codice delle convenienze alcuna indicazione circa la giurisprudenza da seguire e, non sapendo a quale dare la preferenza, pensò di fingersi convinta che la seconda alternativa non si ponesse nemmeno, in modo da poter obbedire alla prima che, in quel momento, richiedeva lo sforzo minore, superando così il conflitto con la migliore delle soluzioni, che consisteva nel negarlo. “Volete scherzare?” disse a Swann.

“Sarebbe uno scherzo d’un gusto eccellente” rispose ironicamente Swann. “Non so perché vi sto dicendo queste cose; non vi avevo mai parlato, finora, della mia malattia. Ma poiché me l’avete chiesto e, ormai, posso morire da un giorno all’altro…Ma, soprattutto, non voglio che facciate tardi al vostro pranzo, vi stanno aspettando” aggiunse, perché sapeva che, per gli altri, gli impegni mondani sono più importanti della morte di un amico, e si metteva nei loro panni in forza della sua buona educazione.

M. Proust, La parte di Guermantes II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Un amour de Swann - Bergamo Film Meeting

Jeremy Irons nel film Un amore di Swann

Swann era molto “mutato”

Non vedevo Swann da diverso tempo; per un istante mi chiesi se, una volta, non avesse i baffi a spazzola, perché gli trovai qualcosa di mutato; era, semplicemente, molto “mutato” lui stesso perché era molto malato, e la malattia produce nei volti mutamenti profondi, non meno che lasciarsi crescere la barba e spostare la riga dei capelli. (La malattia di Swann era la stessa di cui era morta sua madre, la quale ne era stata colpita alla stessa età ch’egli aveva adesso. A causa dell’ereditarietà, le nostre esistenze sono, in effetti, piene di cifre cabalistiche, di dadi già tratti, proprio come se ci fossero veramente le streghe. E come c’è una certa durata della vita per l’umanità in generale, ce n’è una in particolare per le famiglie, o meglio, nelle famiglie, per i loro membri che s’assomigliano). Swann vestiva con un’eleganza che, non diversamente da quella di sua moglie, associava ciò che era a ciò che era stato. Stretto in una redingote grigio perla, che metteva in risalto la sua figura slanciata, portava guanti bianchi a righe nere e una tuba grigia d’una forma svasata che Delion, ormai, faceva solo per lui, per il principe di Sagan, per il signor di Charlus, per il marchese di Modène, per Charles Haas e per il conte Louis de Turenne. Mi sorpresero l’incantevole sorriso e l’affettuosa stretta di mano con cui rispose al mio saluto, perché credevo che, dopo tanto tempo, non m’avrebbe riconosciuto subito; gli confessai il mio stupore; l’accolse con una risata, un accenno d’indignazione e una nuova pressione della mano, come se sospettare che potesse non riconoscermi equivalesse a mettere in dubbio l’integrità del suo cervello o la sincerità del suo affetto. E, tuttavia, fu proprio quello che accadde; mi identificò – questo l’ho saputo molto più tardi – solo qualche minuto dopo, sentendo citare il mio nome. Ma nessun’alterazione del suo viso, del suo eloquio, delle cose che mi disse, tradirono tale scoperta, fatta grazie a una frase del signor di Guermantes, tanta era la sua sicurezza con cui egli padroneggiava il gioco della vita mondana.

M. Proust, La parte di Guermantes II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

James Tissot, The Circle of the Rue Royale (dettaglio)

A destra Charles Haas, uno dei modelli per Swann

Swann e sua figlia Gilberte

Swann era di quegli uomini che, vissuti a lungo nelle illusioni dell’amore, hanno visto il benessere di cui hanno fatto dono a molte donne accrescerne la felicità senza suscitare alcuna riconoscenza, alcuna tenerezza nei loro confronti; e tuttavia nel proprio figlio credono d’avvertire un affetto che, incarnato nel loro stesso nome, li farà sopravvivere alla morte. Quando Charles Swann non fosse più esistito, ci sarebbe stata ancora una Mademoiselle Swann, o una Madame X, nata Swann, che avrebbe continuato ad amare il padre scomparso. Magari ad amarlo troppo, doveva pensare Swann, giacché mormorò a Gilberte: “Sei una cara figliola”, con il tono, reso più commosso dall’inquietudine, che ci ispira per l’avvenire la tenerezza troppo appassionata d’una creatura destinata a sopravviverci.

M. Proust, Intorno a Madame Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

W 567 Claude Monet - Les glaçons - Floating Ice [1880] | Flickr

Voyez comme tout miroite, comme tout est mirage par ce dégel : vous ne savez plus ici si c’est de la glace ou du soleil, et tous ces morceaux de glace brisent et charrient les reflets du ciel, et les arbres sont si brillants qu’on ne sait plus si leur rousseur vient de l’automne ou de leur espèce, et on ne sait plus où l’on n’est, si c’est le lit d’un fleuve ou la clairière d’un bois.

Commento di Proust al quadro Glaçons di Monet