Un ricordo, un dispiacere sono qualcosa di mobile

Alle sette mi vestivo e uscivo di nuovo per andare a pranzo con Saint-Loup nell’albergo che l’ospitava. Mi piaceva andarci a piedi. Era buio fondo, e dal terzo giorno cominciò a soffiare, come scendeva la sera, un vento gelido che sembrava annunciare la neve. Apparentemente non avrei dovuto mai smettere, mentre camminavo, di pensare a Madame de Guermantes; se avevo raggiunto Robert nella sua guarnigione, era soltanto per tentare di avvicinarmi a lei. Ma un ricordo, un dispiacere sono qualcosa di mobile. Ci sono giorni in cui se ne vanno così lontano che si scorgono appena, li crediamo partiti per sempre. È ad altre cose, allora, che prestiamo attenzione. E le vie di quella città non erano ancora per me come i luoghi dove viviamo abitualmente, semplici tramiti per spostarci da un punto a un altro. Mi sembrava che per gli abitanti di quel mondo sconosciuto la vita dovesse essere meravigliosa, e spesso le finestre illuminate di qualche caseggiato mi facevano sostare a lungo, immobile nella notte, mettendomi sotto gli occhi scene veridiche e misteriose di esistenze per me impenetrabili.

M. Proust, La parte di Guermantes I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori