Fino all’ora del declino degli sguardi

Ahimè! nel più fresco dei fiori si possono già distinguere i punti impercettibili che, per la mente avvertita, delineano quella che sarà, col disseccarsi o il fruttificare delle carni oggi in fiore, la forma immutabile e già predestinata del seme. Spiamo con voluttà un naso simile a una piccola onda che gonfia deliziosamente un’acqua mattutina e che sembra immobile, facile da disegnare, perché il mare è talmente calmo da non lasciar scorgere la marea. I volti umani sembrano non mutare mentre li si guarda, perché la rivoluzione che compiono è troppo lenta per essere percepita dai nostri occhi. Ma bastava, accanto a queste fanciulle, vederne la madre o la zia, per misurare le distanze che l’attrazione interna di un tipo generalmente orribile avrebbe fatto percorrere a quei lineamenti in meno di trent’anni, fino all’ora del declino degli sguardi, fino a quando il viso, passato per intero sotto la linea dell’orizzonte, non riceve più luce. Sapevo che, profondi  e ineluttabili, come il patriottismo ebraico o l’atavismo cristiano in coloro che più si credono emancipati dalla propria razza, sotto la rosea inflorescenza di Albertine, di Rosemonde, di Andrée, sconosciuti a loro stesse, tenuti in serbo per le circostanze, abitavano un grosso naso, una bocca prominente, una pinguedine che avrebbero destato stupore ma che, in realtà, stavano dietro le quinte, pronti a entrare in scena, imprevisti, fatali…

M. Proust, Nomi di paesi: il paese

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

David Hamilton (11) | Barbro Andersen | Flickr

Sulle fanciulle in fiore

Tutt’a un tratto, mi ricordai della giovane bionda dall’espressione malinconica che, a Rivebelle, mi aveva guardato per un istante. Molte altre, quella sera, mi erano parse attraenti, ma adesso era lei sola a staccarsi dal fondo del mio ricordo. Mi sembrava che m’avesse notato, m’attendevo che un cameriere di Rivebelle venisse a portarmi un suo messaggio. Saint-Loup non la conosceva, e pensava che fosse una donna perbene. Sarebbe stato molto difficile vederla con assiduità. Ma ero pronto a tutto pur di riuscirci, non pensavo più che a lei. La filosofia parla spesso di atti liberi e atti necessari. Forse non c’è atto più completamente subìto di quello che, in virtù d’una forza ascensionale compressa durante l’azione, fa sì che, messo a riposo il pensiero, un ricordo fino allora livellato agli altri dalla forza oppressiva della distrazione risalga di slancio, giacché più d’ogni altro conteneva, a nostra insaputa, un fascino di cui ci accorgiamo soltanto ventiquattr’ore dopo. E nemmeno c’è atto, forse, più libero di questo, ancor sciolto dall’abitudine, da quella sorta di mania mentale che, in amore, favorisce l’esclusivo rinascere dell’immagine di una determinata persona.

[…]

Rispetto a quei giorni così diversi da quello in cui le avevo viste sulla diga, così diversi eppure così vicini, si abbandonavano ancora al riso, come avevo potuto constatare il giorno prima, ma a un riso che non era più quello, intermittente e quasi automatico, dell’infanzia, sorta di scatto spasmodico nel quale, allora, si tuffavano di continuo tutte le loro teste, simili agli addensamenti di vaironi che, nelle acque della Vivonne, si disperdevano e sparivano per riformarsi un attimo dopo.

[…]

Amandole tutte, non ne amavo nessuna, eppure la possibilità di incontrarle era, per le mie giornate, la sola fonte di delizia, l’unica che facesse nascere in me speranze capaci di infrangere ogni ostacolo, speranze cui spesso, se non le avevo viste, subentrava la rabbia. Le fanciulle, in quel momento, eclissavano ai miei occhi la nonna; un viaggio che avesse avuto come meta un luogo in cui ci fossero state loro m’avrebbe subito arriso. A loro il mio pensiero s’era piacevolmente aggrappato quando m’era parso di pensare a qualcos’altro, o a niente. Ma quando, anche senza saperlo, le pensavo, esse, ancora più inconsciamente, erano per me le ondulazioni montuose e azzurre del mare, il profilo d’una sfilata sullo sfondo del mare. Era il mare che, arrivando in qualche città dove ci fossero state loro, avrei sperato di ritrovare. L’amore più esclusivo per una persona è sempre amore di qualcos’altro.

M. Proust, Nomi di paesi: il paese

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

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