In amore il nostro rivale è il nostro benefattore

In amore il nostro rivale fortunato, ossia il nostro nemico, è il nostro benefattore. A un essere che ci ispirava soltanto un insignificante desiderio fisico aggiunge di colpo un valore immenso, estraneo, ma che noi confondiamo con esso. Se non avessimo rivali, il piacere non si trasformerebbe in amore. Se non ne avessimo, o se credessimo di non averne. Non è necessario, infatti, che esistano realmente. Per il nostro bene è sufficiente la vita illusoria che il nostro sospetto, la nostra gelosia conferiscono a rivali inesistenti.

Marcel Proust, Il Tempo ritrovato

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

L’ignoto della vita delle persone

L’ignoto della vita delle persone è come quello della natura, che ogni scoperta scientifica fa indietreggiare ma non annulla. Un geloso esaspera colei che ama privandola di mille piaceri senza importanza. Ma quelli che costituiscono il fondo stesso della sua vita lei li tiene nascosti là dove all’altro, anche quando la sua intelligenza si crede più perspicace e i terzi lo informano meglio, non viene in mente di cercarli.

Marcel Proust, La Prigioniera

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

È questo, l’amore: lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore

Ah, la sedicente curiosità estetica meriterebbe piuttosto d’esser chiamata indifferenza in confronto alla curiosità dolorosa, instancabile ch’io provavo per i luoghi in cui Albertine aveva vissuto, per ciò che aveva potuto fare quella certa sera, per i sorrisi, gli sguardi che aveva attirati, le parole che aveva dette, i baci che aveva ricevuti! No, la gelosia che avevo avuta un giorno per Saint-Loup non mi avrebbe certo dato, se mai fosse durata, questa immensa inquietudine. Quell’amore fra donne era qualcosa di troppo ignoto, di cui nulla mi permetteva d’immaginare – immaginare con certezza, con precisione – i piaceri, la qualità. Quante persone, quanti luoghi (anche luoghi che non la concernevano direttamente, vaghi luoghi di piacere dove lei avrebbe potuto gustarne, luoghi dove c’è molta gente, dove gli altri ti sfiorano) Albertine era riuscita – come chi, facendo passare davanti a sé, al controllo, il proprio seguito, fa entrare in teatro tutta una compagnia – a introdurre dalla soglia della mia immaginazione o del mio ricordo, dove non mi importava nulla di loro, sin dentro il mio cuore! Adesso, la conoscenza che ne avevo era interna, immediata, spasmodica, dolorosa. È questo, l’amore: lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore.

Marcel Proust, La Prigioniera

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori