I grandi nervosi, le donne, i sonniferi, la morfina

Tutto questo le donne lo indovinano, e sanno che possono concedersi il lusso di non darsi mai a quelli nei quali – se sono stati, i primi giorni, troppo nervosi per nasconderlo – sentono l’inguaribile desiderio di loro. La donna è troppo felice di ricevere, senza dare nulla, molto più di quanto è solita ricevere quando si dà. I grandi nervosi credono, così, alla virtù del loro idolo. E l’aureola che le mettono attorno alla testa è dunque un prodotto – ma, come si vede, molto indiretto – del loro amore eccessivo. Esiste allora nella donna ciò che esiste a uno stato di inconsapevolezza in certi medicinali ignari della propria astuzia come i sonniferi, la morfina. Non è a quelli cui danno il piacere del sonno o un autentico benessere che essi sono assolutamente necessari, non è da loro che vengono acquistati a peso d’oro, scambiati con tutto ciò che il malato possiede, ma da altri malati (che d’altronde sono forse gli stessi, ma diventati, a distanza di qualche anno, diversi) cui il medicinale non dà né il sonno né alcuna voluttà ma che, finché non ce l’hanno, sono in preda a un’agitazione che vogliono far cessare a qualsiasi prezzo, foss’anche quello della vita.

Marcel Proust, Il Tempo ritrovato

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori