Il piacere di Albertine

In ogni caso, qualunque fosse la natura delle modificazioni intervenute da qualche tempo nella sua vita (…), un cambiamento ancora più sbalorditivo si produsse in lei quella stessa sera, non appena le sue carezze m’ebbero condotto alla soddisfazione di cui certo s’avvide e ch’io temetti, anzi, potesse provocarle il piccolo moto di repulsione, e di pudore offeso, avuto da Gilberte in un momento analogo, dietro il boschetto di lauri ai Champs-Èlysées.

Accadde esattamente il contrario. Già nel momento in cui l’avevo fatta sdraiare sul mio letto e avevo cominciato ad accarezzarla, Albertine aveva assunto un atteggiamento che non conoscevo, di buona volontà docile, di semplicità quasi puerile. Cancellando dal suo volto ogni abituale pretesa o preoccupazione, l’attimo che precede il piacere – simile, in questo, all’attimo che segue la morte – aveva, per così dire, restituito ai suoi tratti ringiovaniti l’innocenza della prima età. In effetti, ogni persona il cui talento venga messo improvvisamente in gioco diventa modesta, diligente e incantevole; soprattutto se, grazie a questo talento, sa darci un grande piacere, ne è a sua volta felice, vuole darcelo davvero completo. Ma nella nuova espressione di Albertine c’era qualcosa di più del disinteresse e della coscienza, della generosità professionali: una sorta di dedizione convenzionale e repentina; e non era solo alla propria infanzia, ma più in là, alla giovinezza della sua razza, che aveva fatto ritorno. Ben diversa da me, che non avevo desiderato niente di più che un appagamento fisico, infine ottenuto, Albertine sembrava convinta che sarebbe stato, da parte sua, in un certo senso grossolano credere che il piacere materiale non fosse accompagnato da un sentimento morale e segnasse la fine di qualcosa. Lei che poco prima aveva tanta fretta, adesso – sicuramente perché pensava che i baci implicano l’amore, e che l’amore prevale su ogni altro dovere – quando le ricordavo il suo pranzo rispondeva:

“Ma via, cosa volete che m’importi? c’è tutto il tempo”.

M. Proust, La parte di Guermantes II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori