L’abitudine e i suoi segretari

Quando Albertine se ne andò, ricordai d’aver promesso a Swann che avrei scritto a Gilberte, e mi sembrò più gentile farlo subito. Fu senza emozione, e come mettendo l’ultima riga a un noioso compito di scuola, che tracciai sulla busta il nome – Gilberte Swann – di cui, tempo addietro, coprivo le pagine dei miei quaderni per regalarmi l’illusione d’essere in corrispondenza con lei. È che allora ero io a scriverlo, quel nome, mentre adesso l’abitudine ne aveva demandato il compito a uno dei segretari di cui si circonda. Costui poteva scrivere il nome di Gilberte con assoluta calma perché, collocato di recente in casa mia dall’abitudine, entrato di recente al mio servizio, non avendo mai conosciuto Gilberte, sapeva tutt’al più, senza far aderire a queste parole alcuna realtà, e solo per avermene sentito parlare, che era una fanciulla di cui ero stato innamorato.

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Proust al lycée Condorcet

Proust (a sinistra nella fila centrale) al liceo Condorcet