La figlia di Gilberte

Vidi tornare Gilberte. Rimasi sbalordito – io per cui erano di ieri il matrimonio di Saint-Loup, i pensieri che mi occupavano allora e che erano gli stessi di stamane – vedendo al suo fianco una fanciulla di circa sedici anni, la cui alta statura misurava la distanza che non avevo voluto vedere. Il tempo incolore e inafferrabile si era, perché io potessi per così dire vederlo e toccarlo, materializzato in lei, l’aveva plasmata come un capolavoro, mentre su di me, parallelamente, non aveva fatto, ahimè, che il suo lavoro. Intanto, Mademoiselle de Saint-Loup era davanti a me. Aveva gli occhi profondamente incavati e penetranti, e anche il naso incantevole, leggermente prominente a forma di becco e ricurvo, forse non era come quello di Swann, ma come quello di Saint-Loup. L’anima di quel Guermantes era svanita; ma l’incantevole testa dagli occhi penetranti dell’uccello fuggito era venuta a posarsi sulle spalle di Mademoiselle de Saint-Loup, e questo faceva lungamente fantasticare chi aveva conosciuto suo padre.

Mi colpì che il suo naso, quasi ricalcato su quello di sua madre e di sua nonna, fosse rifinito a perfezione da quella linea affatto orizzontale sotto il naso, sublime benché non sufficientemente breve. Un tratto così particolare avrebbe reso riconoscibile fra migliaia una statua quand’anche non si fosse visto che quello, e ammiravo come la natura fosse intervenuta ancora al momento giusto – per la nipote come per la madre, come per la nonna – a dare, da grande e originale scultore, quel potente e decisivo colpo di scalpello. La trovavo molto bella: piena ancora di speranze, ridente, formata dagli stessi anni che io avevo perduti, assomigliava alla mia giovinezza.

Marcel Proust, Il Tempo ritrovato

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Dove convergono strade

Lo stupore per queste parole e il piacere che esse mi diedero furono ben presto sostituiti, mentre Madame de Saint-Loup si allontanava verso un altro salotto, dall’idea del Tempo passato, cui mi riavvicinava a suo modo, e prima ancora che l’avessi veduta, anche Mademoiselle de Saint-Loup. Come la maggior parte degli esseri, d’altronde, non era forse anche lei quello che è in una foresta la “stella” di un crocevia, dove convergono strade che vengono, anche per la nostra vita, dai punti più disparati? Erano numerose, per me, quelle che conducevano a Mademoiselle de Saint-Loup e che si irradiavano attorno a lei. Prima di tutto conducevano a lei le due grandi “parti” dove avevo fatto tante passeggiate e tanti sogni – attraverso suo padre Robert de Saint-Loup la parte di Guermantes, attraverso Gilberte, sua madre, la parte di Méséglise che era poi la “parte di Swann”. Una, tramite la madre della fanciulla e i Champs-Élysées, mi portava sino a Swann, alle mie sere di Combray, alla parte di Méséglise; l’altra, tramite suo padre, ai miei pomeriggi di Balbec, dove lo rivedevo accanto al mare illuminato dal sole. E già tra queste due strade si disegnavano vie trasversali.

Marcel Proust, Il Tempo ritrovato

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori