La madeleine e i Mémoires d’Outre-Tombe

Non è forse da una sensazione dello stesso genere di quella della madeleine che nasce la parte più bella dei Mémoires d’Outre-Tombe? “Ieri sera passeggiavo solo…fui strappato alle mie riflessioni dal cinguettio d’un tordo posato sul ramo più alto d’una betulla. All’istante, quel suono magico fece riapparire ai miei occhi la tenuta paterna; dimenticai le catastrofi di cui ero appena stato testimone e, trasportato d’un sùbito nel passato, rividi le campagne dove avevo tante volte sentito il tordo fischiare”. E una delle due o tre frasi più belle di quelle memorie non è forse questa: “Un odore fine e soave d’eliotropio esalava da un campicello di fave in fiore; a portarlo sino a noi non era una brezza della patria, ma un vento selvaggio di Terranova, senza rapporto con la pianta esiliata, senza simpatia di reminiscenza e di voluttà. In quel profumo non respirato dalla bellezza, non depurato nel suo seno, non sparso sulle sue tracce, in quel profumo che aveva mutato aurora, cultura e mondo, c’erano tutte le malinconie del rimpianto, dell’assenza e della giovinezza”.

Marcel Proust, Il Tempo ritrovato

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori