Ricordare i nomi

Nel grande gioco a rimpiattino messo in atto dalla memoria quando si va in cerca di un nome, ciò che si verifica non è una serie graduale di approssimazioni. Prima non vediamo niente e poi, di colpo, compare il nome esatto, diversissimo da quello che ci sembrava d’intravedere. Non è stato lui a venire sino a noi. No, io credo piuttosto che, vivendo, noi non facciamo altro che allontanarci dalla zona in cui un nome è qualcosa di ben distinto; e che, grazie a un esercizio della volontà e dell’attenzione atto ad acuire il mio sguardo interiore, io avessi d’un tratto perforato la semioscurità e visto con chiarezza. In ogni caso, se fra l’oblio e il ricordo vi sono delle transizioni, si tratta di transizioni inconsce. I nomi intermedi attraverso i quali passiamo prima di trovare il nome vero sono, infatti, nomi falsi, e non ci avvicinano per niente all’obiettivo. Spesso non sono nemmeno, in senso proprio, dei nomi, ma semplici consonanti, che non figurano nel nome ritrovato. D’altronde, il lavorìo dell’intelletto che passa dal nulla alla realtà è talmente misterioso che, in fin dei conti, quelle consonanti false potrebbero essere delle pertiche protese verso di noi, in modo preliminare e maldestro, per aiutarci a ghermire il nome esatto”.

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori