Gli amori saffici di Odette

Ma in quel momento, per una di quelle ispirazioni tipiche della gelosia, analoghe all’intuizione che fa nascere nel poeta o nello studioso, dal semplice possesso di una rima o di una osservazione, l’idea o la legge da cui trarranno tutta la loro potenza, Swann ricordò per la prima volta una frase pronunciata da Odette già un paio di anni prima: “Oh! per Madame Verdurin, adesso, non ci sono che io, mi dice che sono un amore, mi bacia, vuole che esca con lei, vuole che le dia del tu”. Lungi, allora, dal cogliere in questa frase un qualsiasi rapporto con gli assurdi discorsi volti a simulare il vizio che Odette gli aveva riferiti, Swann l’aveva interpretata come la prova di una fervida amicizia. Ed ecco che, ora, il ricordo della tenerezza di Madame Verdurin si saldava di colpo al ricordo di quella conversazione di cattivo gusto. Non riusciva più a separarli mentalmente e gli parvero intrecciati anche nella realtà, dove la tenerezza dava una sfumatura di importanza e di serietà all scherzo che, viceversa, le faceva perdere parte della sua innocenza. Swann si recò a casa di Odette. Si sedette lontano da lei. Non osava baciarla, ignorando se in lei, se in lui, un bacio avrebbe ridestato l’affetto o la collera. Taceva, guardava morire il loro amore. A un tratto si decise.

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– Odette, le disse, gioia mia, so di essere odioso, ma devo farti una domanda. Ricordi l’idea che m’era venuta riguardo a te e Madame Verdurin? Dimmi se era vero, con lei o con un’altra.

Odette scosse la testa storcendo la bocca (…) Vedendo Odette far segno che non era vero, Swann capì che forse lo era.

– Te l’ho detto, lo sai benissimo, aggiunse Odette con aria irritata e infelice.

– Sì, lo so, ma ne sei ben sicura? Non dirmi: “Lo sai benissimo”, dimmi: “non ho mai fatto cose del genere con nessuna donna”.

Lei ripeté come una lezione, in tono ironico e quasi volesse sbarazzarsi di lui:

– Non ho mai fatto cose del genere con nessuna donna.

– Me lo puoi giurare sulla tua medaglietta di Notre-Dame de Laghet?

Swann sapeva che non avrebbe mai giurato il falso su quella medaglietta.

– Oh! come mi tormenti, esclamò Odette sottraendosi alla stretta della domanda. Ma non finirai mai? Si può sapere che cos’hai, oggi? Hai proprio deciso di farti odiare, di farti detestare da me? Ecco, volevo tornare a star bene con te come una volta, ed ecco come mi ringrazi!

Ma, non mollando la presa, come un chirurgo attende la fine dello spasmo a causa del quale interrompe, senza tuttavia rinunciarvi, l’intervento:

– Hai torto se pensi che te ne vorrei più di tanto, Odette, disse Swann con dolcezza suasiva e menzognera. Non ti parlo mai di cose che non so, e ne so sempre molto di più di quanto dico. Ma tu sola puoi addolcire, confessando, quel che mi induce a odiarti finché me lo denunciano gli altri. La mia collera nei tuoi confronti non deriva dalle tue azioni, ti perdono tutto perché ti amo, ma dalla tua falsità, una falsità assurda che ti fa insistere a negare cose che già so. Ma come puoi credere che io continui ad amarti se ti vedo sostenere, giurare una cosa che so falsa? Odette, non far durare di più questo momento che è una tortura per entrambi. Se tu lo vuoi, sarà tutto finito in un istante, sarai libera per sempre. Dimmi, sulla tua medaglietta, se hai mai fatto, sì o no, quelle cose.

– Ma che ne so, io, esclamò lei con rabbia, forse molto tempo fa, senza rendermi conto di quel che facevo, forse due o tre volte.

M. Proust, Un amore di Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori