Il rinnovamento originale del Tempo

Altri, il cui viso era intatto, sembravano soltanto impacciati quando si trattava di camminare; dapprima si pensava che avessero male alle gambe; solo dopo si capiva che la vecchiaia aveva messo del piombo nelle loro suole. Altri li imbelliva, come il principe d’Agrigento. Quell’uomo alto, smilzo, dallo sguardo spento, dai capelli che sembravano destinati a restare eternamente rossastri, era diventato, con una metamorfosi analoga a quella degli insetti, un vecchio nel quale i capelli rossi, visti per troppo tempo, erano stati sostituiti, come una tovaglia di cui ci si sia serviti troppe volte, da capelli bianchi. Il suo torace aveva preso una corpulenza inedita, robusta, quasi guerriera, che aveva letteralmente fatto scoppiare la fragile crisalide a me nota; una gravità conscia di se stessa traluceva dai suoi occhi, dove si tingeva d’una benevolenza nuova rivolta verso tutti e ciascuno. E poiché, malgrado tutto, c’era ancora una certa somiglianza fra il potente principe d’ora e il ritratto serbato dal mio ricordo, ammiravo la forza di rinnovamento originale del Tempo, che pur rispettando l’unità dell’essere e le leggi della vita sa cambiare così la scena, introducendo arditi contrasti in due aspetti successivi d’un medesimo personaggio.

Marcel Proust, Il Tempo ritrovato

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori