Sono, quei desideri, semplicemente il desiderio d’una certa creatura

Ora, i desideri ispiratici da una donna che abbiamo sognato non hanno assoluta necessità della bellezza di questa o quella parte precisa della sua persona. Sono, quei desideri, semplicemente il desiderio d’una certa creatura; vaghi come profumi – come lo storace era il desiderio di Protirea, lo zafferano il desiderio etereo, gli aromi il desiderio di Hera, la mirra il profumo delle nuvole, la manna il desiderio di Nike, l’incenso il profumo del mare. Ma questi profumi, cantati dagli Inni orfici, sono molto meno numerosi delle divinità ad essi care. La mirra è il profumo delle nuvole, ma anche di Protogono, di Nettuno, di Nereo, di Latona; l’incenso è il profumo del mare, ma anche della bella Dike, di Temi, di Circe, delle nove Muse, di Eos, di Mnemosine, del Giorno, di Dikaiosyne. Quanto allo storace, alla manna e agli aromi, non si finirebbe più di nominare le divinità che li ispirano, tanto sono numerose. Anfiete ha tutti i profumi eccettuato l’incenso, e Gaia rifiuta solo le fave e gli aromi. Così era, per me, dei desideri. Meno numerosi delle fanciulle, si trasformavano in delusioni e tristezze abbastanza simili le une alle altre. Non ho mai voluto saperne della mirra. L’ho riservata a Jupien e alla principessa di Guermantes, giacché è il profumo del desiderio di Protogono “dai due sessi, dal muggito di toro, dalle molte orge, memorabile, inenarrabile, incedente con gioia verso i sacrifici degli Orgiofanti”.

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori