Chi soffre per amore è il medico di se stesso

D’altronde, chi soffre per amore è, come si dice di certi malati, il medico di se stesso. Poiché nessuna consolazione gli può venire se non dall’essere che causa il suo dolore, e questo dolore è un’emanazione di quello, è proprio in esso che, alla fine, troverà un rimedio. Glielo farà scoprire, a un certo punto, il dolore stesso, mostrandogli, man mano ch’egli lo rigira dentro di sé, nuovi aspetti della persona rimpianta, a volte così odiosi che non si desidera nemmeno più di rivederla, dato che prima di goderne la vicinanza bisognerebbe farla soffrire, a volte così dolci che della dolcezza che le si attribuisce si fa un merito per lei e per sé una ragione di speranza. Ma anche dopo che la rinnovata sofferenza mi si fu acquietata, non ebbi più voglia, se non raramente, di tornare da Madame Swann. La ragione principale era che, in coloro che amano e vengono abbandonati, il sentimento d’attesa – magari inconfessato – nel quale vivono subisce una trasformazione autonoma e, pur restando in apparenza identico, a un primo stadio ne fa succedere un secondo esattamente opposto. Il primo era la conseguenza, il riverbero degli incidenti dolorosi che ci avevano sconvolti. L’attesa di quel che potrebbe accadere si vena di paura, tanto più che, in quel momento, se da parte di colei che amiamo non viene nulla di nuovo, subentra il desiderio di agire noi stessi, pur senza saper bene quale sarà l’esito di un’iniziativa dopo la quale, forse, ci riuscirà impossibile intraprenderne altre. Ma presto, senza che ce ne rendiamo conto, la nostra attesa che continua è determinata, come abbiamo visto, non più dal ricordo del passato che abbiamo subìto, ma dalla speranza di un futuro immaginario. A partire da quel momento diventa quasi piacevole. E poi la prima fase, finché è durata, ci ha abituati a vivere nell’aspettativa. La sofferenza provata nel corso degli ultimi incontri sopravvive ancora in noi, ma già assopita. E non abbiamo troppa fretta di rinnovarla, tanto più che, adesso, non sapremmo bene cosa chiedere. Estendere di poco il possesso della donna amata significherebbe solo renderci più necessario quel che non possediamo, e che malgrado tutto, poiché il bisogno nasce dalla soddisfazione, rimarrebbe qualcosa d’irriducibile.

M. Proust, Intorno a Madame Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori