Vivere fino a non amarla più

E tuttavia avrebbe voluto vivere fino a non amarla più, fino a che Odette non avesse più ragione di mentirgli e gli fosse finalmente possibile sapere da lei se quel giorno che era andato a trovarla di pomeriggio era o non era a letto con Forcheville. Spesso, il sospetto che lei amasse qualcun altro lo distoglieva per alcuni giorni dal porsi il quesito su Forcheville, glielo rendeva quasi indifferente, come quelle nuove forme di un unico stato morboso che momentaneamente sembrano averci liberati dalle forme precedenti. C’erano addirittura dei giorni in cui non era tormentato da alcun sospetto. Si credeva guarito. Ma la mattina dopo, svegliandosi, avvertiva nello stesso punto lo stesso dolore di cui, durante la giornata precedente, aveva come diluito la sensazione in un torrente di impressioni diverse. In realtà, non si era mosso di lì. Ed era stata la sua asprezza a svegliare Swann.

M. Proust, Un amore di Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Swann accecato dall’amore

Non andava da lei che di sera, e non sapeva nulla di come impiegasse il suo tempo durante il giorno, nulla più che del suo passato, tanto da mancare persino di quella piccola informazione iniziale che, consentendoci di immaginare ciò che non sappiamo, ci stimola a un’indagine. Così non si chiedeva cosa potesse fare, né quale fosse stata la sua vera vita. Soltanto, a volte, sorrideva pensando che alcuni anni prima, quando non la conosceva, qualcuno gli aveva parlato di una donna che, se non ricordava male, doveva certamente essere lei, come di una ragazza facile, una mantenuta, una di quelle donne alle quali egli attribuiva ancora, avendo frequentato poco il loro ambiente, il carattere uniforme, fondamentalmente perverso, di cui le ha dotate per lungo tempo la fantasia di certi romanzieri. Diceva a se stesso che, diverse volte, basta rovesciare le reputazioni create dalla gente per avere il giudizio esatto su una persona, quando a un siffatto carattere contrapponeva quello di Odette, buona, ingenua, innamorata dell’ideale, pressoché incapace di non dire la verità, al punto che una volta, avendola pregata, per poter pranzare solo con lei, di scrivere ai Verdurin che non stava bene, l’indomani, davanti a Madame Verdurin che le domandava se stesse meglio, l’aveva vista arrossire, balbettare e riflettere nel viso, suo malgrado, il dispiacere, il supplizio che era per lei mentire e, mentre moltiplicava nella sua risposta i particolari inventati sulla sua pretesa indisposizione del giorno prima, assumere l’aria di chi, con sguardi supplichevoli e un tono desolato, chiede perdono della falsità delle sue parole.

M. Proust, Un amore di Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Il male sacro

Di tutti i modi di produzione dell’amore, di tutti gli agenti di disseminazione del male sacro, uno dei più efficaci è certo questo gran soffio d’ansia che passa a volte su di noi. La sorte è segnata, allora: sarà lui, l’essere della cui compagnia godiamo in quell’istante, sarà lui che ameremo. Non c’è nemmeno bisogno che, prima, ci piacesse più di altri, e nemmeno altrettanto. Occorreva solo che la nostra inclinazione per lui divenisse esclusiva. E tale condizione si realizza quando – nel momento in cui non ne disponiamo – alla ricerca dei piaceri prodigatici dalla sua grazia si sostituisce bruscamente dentro di noi un bisogno ansioso che ha per oggetto quell’essere medesimo, un bisogno assurdo, che le leggi di questo mondo rendono impossibile soddisfare e difficile guarire – il bisogno insensato e doloroso di possederlo.

M. Proust, Un amore di Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Jeremy Irons e Ornella Muti nel film Un amore di Swann