Creato da xenuca il 16/09/2007

LONTANO DA ADESSO

LONTANO DA QUI

 

E noi... mangiamoci le brioches.

Post n°134 pubblicato il 12 Agosto 2011 da xenuca

 
 
 

Omaggio a F.C.

Post n°133 pubblicato il 30 Luglio 2011 da xenuca

Un sorriso e una canzone per ricordare Facundo Cabral, colpito da una mitragliata e morto, come tutti, per errore.

Mio fratello lavorava alle poste. Un giorno chiese due ore di permesso al suo capo, che gliele negò. Allora mio fratello gli disse: "Guardi, Signore, è che sto per diventare padre". Il capo gli rispose "Poteva dirmelo subito. Si prenda tutto il tempo che vuole e tanti auguri". Dopo cinque ore mio fratello rientrò e il capo gli chiese:"Allora? Bimbo o bimba?" "E io che ne so? Adesso bisogna aspettare nove mesi!"

Facundo Cabral (22 maggio 1937 – 9 luglio 2011)

 

 
 
 

Alla faccia di chi mi vuole male

Post n°132 pubblicato il 05 Luglio 2011 da xenuca

A chi mi rifiuta un favore pur sapendo quanto m'è costato chiederlo.
A chi ravana nella vita per scovare un motivo di malcontento, dimenticando che ciò che va storto è sempre lì a portata di mano, quindi le nostre energie dovremmo piuttosto utilizzarle per riderci su:


se mi rompi le uova, la frittata me la mangio io e
se daje e daje alla fine scoppio, mi ci faccio una scorpacciata di pop corn.

 
 
 

Il peggio di Xenuca, gentilmente estratto e offerto dalla sua vicina di postazione

Post n°131 pubblicato il 28 Giugno 2011 da xenuca

Ecco qui un po' di cosine che vorrei dire alla mia collega, ma quell'impiccione stronzo del quieto vivere, fino ad oggi, me l'ha impedito:

1) parli un italiano che vorresti spacciare per forbito e invece non è altro che un susseguirsi di strafalcioni e spesso dici il contrario di quello che vorresti (questa è la legge imposta dall'aams e noi non possiamo far altro che contravvenire, giusto per fare un esempio) e nemmeno te ne accorgi. Oltretutto, non so se per pigrizia o incompetenza, ripeti ogni giorno grossolani errori di procedura, ma nonostante questo il tuo atteggiamento è sempre di superiorità, e se un utente ti chiede assistenza o anche solo un'informazione, la tua reazione immediata e certa è quella di alzare la voce e trattare la povera vittima da deficiente (fra l'altro dandole del tu, ma come ti permetti?). La tua presunzione, la maleducazione e le cose che dici sono di una sgradevolezza insopportabile ma mi accontenterei già solo se tu abbassi la voce, pensi di riuscire ad usarmi questa cortesia?

2) sì, quei sandali da 20€ sono stati un vero affare, economici, alla moda (moda di Paperopoli, direi, ma i gusti son gusti), e comodi, ma ti fanno puzzare i piedi così tanto che ci ho messo una settimana a capire che non si trattava dell'odore di qualche carogna in decomposizione sotto il sole in tangenziale, che filtrava dalle finestre dell'ufficio. Ma cosa ti impedisce di lavarti i piedi, ogni tanto? Sei allergica ai detergenti? Fai la doccia con gli anfibi? Non fai la doccia?

3) ok, da ragazzina cantavi alle feste di paese e sì, sei abbastanza intonata, ma quella vocina da soprano della parrocchia talvolta è fastidiosa, soprattutto se canti mentre io sono al telefono per lavoro e se ripeti in loop il tuo repertorio di canzoni dei Pooh e di Biagio Antonacci. Non vorrei essere ripetitiva, ma perché non vai a farti una bella doccia, così canti finchè vuoi sotto lo scroscio dell'acqua?

4) dev'essere molto fastidioso avere quello che tu (con la grazia che ti contraddistingue) definisci un tappo di catarro fra il naso e la gola, ma quei rumori da fiat 127 a motore freddo che emetti per cercare di stappare le vie respiratorie, danno veramente il voltastomaco e mi spiacerebbe un giorno non riuscire più a trattenere i miei conati e doverti vomitare addosso. Perché non vai in bagno, a sciogliere le tue formazioni catarrose, così già che ci sei magari ti dai anche una rinfrescata alle ascelle?

5) conosco mio malgrado ogni dettaglio della tua recente vita privata, i tuoi crucci da giovane madre 32enne sono incredibilmente simili a quelli che io avevo a 12 anni, quindi ti capisco e so cosa dire ogni volta che vieni ad estorcermi un consiglio, ma porca miseria, non ti accorgi che io non ti chiedo mai niente e mai niente ti racconto di me? E non ti viene dunque il sospetto che a me non freghi niente di niente di niente della tua vita fuori da queste mura? Eppure guarda, nonostante tu sia per me solo un'antipatica collega, non ti ho mai detto le cosine che ti fai dire dalle tue amiche, cerco di metterti in guardia dall'inculata grande che prima o poi prenderai da quel poveraccio con cui vorresti tradire tuo marito e ti dico le stesse cose che direi a qualcuno cui voglio bene. Alla fine puoi addirittura fidarti di me.

Ma noto con piacere che la funzione esorcizzante della scrittura mi sta già offrendo l'agognato sollievo, pertanto risparmio a chi sta leggendo la seconda e lunga parte di questo spiacevole elenco. Chiudo il post facendomi una dolce promessa: appena possibile cambio postazione.

 
 
 

Ora ho fretta ... e anche poi!

Post n°130 pubblicato il 21 Giugno 2011 da xenuca

Un detto Africano sostiene che l'uomo bianco ha l'orologio ma non ha mai tempo. Questo perché la nostra testa non è sincronizzata con il cuore, sta sempre qualche centimetro più avanti di adesso. Passiamo le giornate rubando tempo al tempo, controllando con polso ogni nostro impulso. Organizziamo la nostra agenda per fare in modo di sbrigare commissioni durante il tragitto verso il lavoro (-10 minuti). Corriamo su uno spietato tapis roulant, che inghiotte ogni impronta dei nostri passi senza lasciare testimoni del nostro sforzo, per evitare di dover arrivare fino ad un parco (e qui vinciamo 20 minuti). Per chiamare le nostre madri approfittiamo dell'attesa alla fermata dell'autobus (-7 minuti), autobus dal quale scriveremo qualche riga di lista della spesa (-5 minuti), che incolleremo su un carrello virtuale di una pagina web per non dover andare al supermercato (-30 minuti).
Tanti aggeggini, la posta elettronica, la lavatrice o i taxi sono stati inventati per alleggerirci i minuti. Ma il mondo è avido di secondi, divoratore di ore, e per quante cose si possano inventare, troviamo sempre un modo per farci mancare il tempo. Dall'ascensore dell'ufficio farai gli auguri di buon onomastico al nonno (-5 minuti), da facebook inviterai gli amici al tuo compleanno per evitare di dover chiamare tutti uno per uno (-30 minuti). Approfitterai di un buco in pausa pranzo per mangiare insieme all'amico la cui agenda è condannata ad essere incompatibile con la tua (90 minuti risparmiati di un sabato o una domenica). A volte l'affetto è questo, una questione di buchi compatibili.
Con tutto questo sforzo hai appena risparmiato 197 minuti che finiranno in un buco nero infinito, dove nuotano insieme la fretta, quella telefonata a cui non hai mai risposto, la tua infanzia, l'amore della tua vita, la graffetta che tenevi sul tavolo (ma se era qui!), il gancino per chiudere il pan carré.

 

[Liberamente scopiazzato da qui]

 
 
 

%&°*!!

Post n°129 pubblicato il 21 Giugno 2011 da xenuca

Io rendo belle le cose. Anzi no, il mio sguardo rende belle le cose.
Anzi no, le cose sono come sono ma il mio sguardo me le fa sembrare belle.
Anzi no, certe cose anche bruttine e comunque mediocri, mi sembrano belle perché so coglierne gli aspetti luminosi. Anzi no, io sopravvaluto persone e relazioni perché non mi piace osservarne i limiti e i difetti. Anzi no, io mi faccio fregare da tutti e da tutto, perché ho la testa di un mulo e gli occhi di una talpa.

Daje e daje però alla fine me ne accorgo, e allora non c'è più niente da fare. Non transigo con me stessa, figuriamoci con gli stronzi.

 
 
 

Tanti proletari piccoli piccoli

Post n°128 pubblicato il 11 Maggio 2011 da xenuca

 

Mi guardo intorno. Sono in ufficio, davanti al computer, mi basterebbe aprire il browser per sapere qual è l'ultima (nel senso di più recente, purtroppo) delirante affermazione del premier, l'ultimo (ancora nel senso di più recente, purtroppo) bilancio dei bombardamenti in Libia, cosa sta succedendo in Colombia (di questo le grandi testate non parlano, ma nella rete qualcosa si riesce a pescare), dove sono state mandate le  prostitute milanesi (la Moratti le vuole in periferia, Berlusconi in parlamento, finalmente anche all'interno del pdl si scorgono elementi per un dibattito).
Invece niente web, mi guardo intorno alla maniera degli antichi, osservo i miei colleghi, sento i loro discorsi accavallarsi tra un'isola e l'altra del nostro open space.
Closed minds.
Sono circondata da brave persone pericolose.
Brave persone simpatiche, affabili, cortesi. Lavoratori arrabbiati, con tanta fiducia nei sindacati da aderire incondizionatamente ad ogni sciopero (senza neppure leggere i comunicati e sapere per cosa sono indetti. Loro scioperano, così possono allungare il week end, o dedicare un'intera giornata allo shopping, o dormire fino a tardi. Alle manifestazioni ci vadano quelli che non hanno niente da fare, i precari, i disoccupati, le RSU.)
Qui siamo in una sede periferica dove il lavoro è poco, facile e noioso (considerato che nella sede dove lavoravo fino a ottobre il lavoro era sempre troppo, urgente, delicato e stressante, ben venga la noia) e il capo è un bonaccione innocuo, ma loro lo odiano. È il capo e in quanto tale un nemico. Non importa che guadagni poco più di noi per il quintuplo delle responsabilità, non abbia nemmeno un piccolo cantuccio in organigramma e sia solo un semplice impiegato padre di famiglia dipendente come noi, lui è il nostro capo, se fa un incidente venendo al lavoro con l'auto nuova (comprata usata un mese fa) si esulta, si fanno pernacchie e risate e si spera che si sia fatto un po' male così magari sta a casa qualche giorno e ci lascia in pace.
Quando è stata tamponata Caterina, la collega che il 6 maggio ha scioperato per andare a farsi le cavitazioni, nessuno si è particolarmente preoccupato, però i meglio informati si sono adoperati per consigliarle come fregare l'assicurazione per guadagnare il più possibile.
Chiara è la più giovane, ha una passione per lo scrap, un marito di cui si lamenta sempre, una bimba con un problema di salute. Ha anche una cotta per il medico della figlia, un belloccio che a suo dire le manda inequivocabili segnali di avances (ma da quello che racconta, a me sembra cortesia sopravvalutata, con piccoli e dosati incoraggiamenti alla cliente invaghita, concessi più al proprio narcisismo che al beneficio della destinataria). Ieri è entrata esultante in ufficio, ha scoperto nome e cognome della moglie del medico e così ha visto la foto su facebook. Saltellava felice definendola un rutto. Che definizione sgradevole. Non solo per il termine, ma soprattutto perché rivolta ad una donna che non le ha fatto niente di male (anzi, è lei che sogna di rubarle il marito!) e fatta da una persona che si vanta di essere sensibile buona e resa saggia dalle lezioni della vita (oltretutto la signora non è affatto brutta, direi carina, ma in confronto a Chiara comunque è una miss).
La signora Rosa, che fa le pulizie in ufficio, è un'altra brava persona. Ogni tanto ci porta una teglia di pasta fatta da lei, o le olive sott'olio, o una cassetta di frutta delle sue piante in Calabria. È molto materna soprattutto con me, perché vivo qui da poco e ho la famiglia lontana. Mi ha confidato di aver investito due ragazzi cinesi qui sotto, tempo fa. Era buio e non si era accorta che stavano attraversando la strada, è scesa dall'auto e quando ha visto che si trattava di due cinesi ubriaconi (certo, barcollavano perché erano ubriachi, non perché erano appena stati investiti) ha rimesso in moto ed è scappata. Molto maternamente mi ha raccomandato di fare lo stesso se dovesse capitarmi, e ha insistito per lasciarmi il suo numero di telefono, visto che sono sola, così se ho bisogno posso chiamarla.
Brave persone. Maccheroni e imbrogli, saggezza e furbizia, tarallucci vino invidia e ignoranza.
Li osservo e mi rendo conto di quanto bene ci rappresentano i nostri politici.
Se il potere rende ladri, la mancanza di potere rende meschini. Certo sto generalizzando, ogni individuo è diverso; mi riferisco alla maggioranza di quelli che osservo, però in democrazia, si sa, è la maggioranza che pesa.


Poi tutti a gridare vogliamo la pace pace pace pace...
Cosa si sogna? Un mondo un po' meglio più non si sogna
magari fra tutti un po' di pudore e vergogna.
Bobo Rondelli

 
 
 

primo di marzo

Post n°127 pubblicato il 01 Marzo 2011 da xenuca

Ho un'allucinazione, sento un profumo intenso di primavera.  Fuori piove e c'è un vento forte che più che soffiare sembra gridare. Ma è il primo di marzo e questo profumo ha deciso di insinuarsi con prepotenza, tra una faccenda e l'altra, fra l'anagrafe e la spesa, e mi obbliga a fermarmi qui al computer e scriverlo così come viene.
Non è un profumo di primavera, ma diversi profumi di diverse primavere. Come se questo vento forte riuscisse a spingermi nel naso i ricordi affollati di momenti lontani, nello spazio e nel tempo, dei miei passati e trapassati remoti.
E non è un profumo di fiori. Sento la freschezza del bucato steso in balcone, in quel condominio bianco dove ho iniziato a camminare, a correre e a inciampare.
Sento il profumo delle All star nuove, gomma e tela colorata comprate ogni anno quasi a celebrazione della bella stagione (e quasi un funerale gettarle poi in autunno, sporche consumate e con un irrimediabile buco sulla punta dove tocca l'alluce).
Sento un profumo di tigli sotto la pioggia, lungo viali che in diverse città con diversi umori mi hanno riportata ogni sera a casa.
Sento un profumo di voci allegre e stonate, gravi  e flebili, che con toni assortiti hanno pronunciato il mio nome per chiamarmi, allontanarmi, rimproverarmi, salutarmi.
Sento il profumo della terra umida sotto l'acero in terrazza, quando cercavo un po' d'Africa in giardino e ci trovavo solo lombrichi e noia.
Annuso questo bouquet di profumi e mi riempio i polmoni, mi fa stare bene.
Mi fa stare bene scoprire che non sono le lettere maiuscole a segnare l'inizio dei paragrafi importanti. Se fosse un libro la vita non sarebbero i compleanni, i traslochi, la laurea, i successi o i fallimenti, i traumi o le partenze, da dover segnare con l'evidenziatore.
Mi commuove il ricordo di tutte le stoviglie di mia mamma, della moquette verde nell'androne, dei calzettoni non abbinati alla gonna non abbinata al golfino di quando vestirmi era solo un dovere da sbrigare prima di correre in cortile.
Mi commuove il ricordo intatto e nitido del solito pane e del solito prosciutto di quando mio papà faceva la spesa senza lista e senza fantasia nel negozio di Peppino.
Mi commuove che di tante nottate insonni fra lacrime e fazzoletti di carta io non ricordi nè per quale amore nè per quale esame nè per quale altra stupida angoscia: ricordo, bene, le canzoni che ascoltavo, le lenzuola dove mi rigiravo, l'abat-jour che non spegnevo mai.
La vita non è fatta di grandi eventi, non la mia. A tenermi viva sono tutte queste piccole sensazioni. Il respiro di Kiki addormentata sulle mie gambe, mettermi le ciabatte appena rientro a casa, guidare piano anzi pianissimo per dare il tempo alla canzone di finire, mentre le altre auto mi suonano o fremono dietro di me o accelerano per superarmi.
Forse se nasci a gennaio tra il gelo e la nebbia, se le carenze degli affetti sono finestre chiuse che non hanno mai lasciato entrare il sole, forse se l'uva è troppo alta e non sei sufficientemente volpe da giudicarla acerba, impari questo. Impari a fabbricarti la tua personale primavera prêt-à-porter, a coltivartela giorno per giorno dentro di te dedicandoti a tutti quei fiori piccoli e belli, troppo belli da far tremare il cuore ma troppo piccoli perché a qualcuno importi portarteli via.

[ascolto questa]

 
 
 

Mi sono vista di spalle che partivo

Post n°126 pubblicato il 24 Febbraio 2011 da xenuca

Arriva a casa molto tardi, stanca. La cena calda buona e sana progettata guidando dall'ufficio a casa, si risolve in qualche pezzo di pane carasau sbocconcellato in piedi, senza nemmeno apparecchiare, e due sorsate d'acqua direttamente dalla bottiglia. Gli amici sono ripartiti lasciando un mucchietto di lenzuola e asciugamani da lavare, carte e bicchieri sparsi e un silenzio rimbombante nella casa vuota. Federica torna in cucina, ha bisogno di rinforzare l'umore col cioccolato, si sorprende e indispettisce nell'accorgersi che lo mangia di nascosto (come se non fosse suo, come se non si trovasse a casa sua, come se qualcuno potesse vederla e rimproverarla), e pensa.
Pensa che di spalle sarebbe più affascinante.
Bel culo batte pancetta 4 - 0.
Di spalle.
Come un tempo già trascorso, come un oggetto smarrito, come un film già finito.
Tutto diventa più bello nella dimensione della nostalgia... Quanto splendore guadagna un sabato noioso ripensato il lunedì.
E una gita un po' spenta, con risate mosce e poco entusiasmo, la rivedi in foto e a raccontarla sembra già più frizzante.
E quei pantaloni vecchi, deformati dall'uso e buttati nel cassonetto giallo... a volte li cerchi affannosamente e
quando ricordi di averli gettati ti chiedi come hai potuto farlo (ora ti sembrano indispensabili).
Chissà se qualcuno da qualche parte si ricorda di lei e ne sente la mancanza. Chissà se anche lei, come i pantaloni vecchi, bisogna perderla per sentirla preziosa.
[Infatti lei si perde, fra le cianfrusaglie dei suoi voli pindarici, e quando si ri-trova le sembra di essere importante]

ti saluto dai paesi di domani
che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo

 
 
 

Impossibilia mirabilia (sed possibilia etiam )

Post n°125 pubblicato il 03 Gennaio 2011 da xenuca

Ecco io per l'anno nuovo non ho voglia di pormi obiettivi, nè regole, nè niente, chissenefrega.
Io vivo per il quotidiano, andare a dormire stanca e contenta e svegliarmi con un motivo per sorridere sono il bottino più grande che potessi accaparrarmi.

Se proprio si deve ragionare sul lungo termine, mi viene più facile buttar giù una lista di cose che sicuramente non realizzerò nel 2011 - nè mai, ne sono consapevole - per: impossibilità, pigrizia, decenza, buon senso, fato avverso:

1) fare l'amore con Paolo Conte e ispirargli una canzone romantica;
2) iscrivermi in palestra e mangiare sano;
3) andare a trovare i miei parenti sardi per stare a parlare del tempo che fa;
4) tagliare i capelli corti corti e tingerli di verde;
5) mandare una lettera anonima a F. N. per dirle che nessuno la sopporta e quando il suo protettore andrà in pensione le faremo pagare tutte le cattiverie che credeva gratuite;
6) un altro trasloco (basta!);
7) dev'esserci qualcos'altro, ma non voglio concedere troppo spazio al'impossibile...

Tutto il resto sarà una sorpresa, e io sono qui per lasciarmi sorprendere.
Buon 2011 a tutti (F. N. esclusa)!!!


Nell immagine: la mia nuova casa nella mia nuova regione per la mia nuova vita con il mio nuovo lavoro. Un anno fa avrei pensato fosse impossibile...

 
 
 

AREA PERSONALE

 

IL CUORE

Più nessuno incide
sui muri
nei tronchi
    luigi e maria
      rachele e carlo
         marta e alfonso
con due cuori
intrecciati.

adesso le coppie
leggono quelle arcaiche
fastidiose tenerezze
sui muri
nei tronchi
e commentano
    che stucchevole
prima di lasciarsi
per sempre.

Mario Benedetti

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